mercoledì 22 settembre 2010

L'affitto d'oro della Camera da 150mila euro al giorno

La scoperta sa di acqua calda. Ma la cifra al dettaglio è una novità e soprattutto ha del clamoroso. I 630 deputati non costano solo i 14 mila e passa euro al mese tra indennità (ridotta di mille euro, sì, ma solo dal prossimo gennaio), diaria e rimborsi spese. Ma 22 mila euro. Non il doppio ma giù di lì. E se la denuncia, confermata da tabelle e dati ufficiali, non ha suscitato clamore, è perché avvenuta in una sala di Montecitorio deserta, lunedì pomeriggio, quando solo una manciata di parlamentari si sono presentati in aula per discutere il bilancio interno 2010 della Camera. Come sempre un affare tra intimi, come sempre quando l'anno in esame sta quasi per terminare. Che il re è nudo lo ha proclamato la radicale Rita Bernardini. E anche i deputati questori, guidati dal pidiellino Francesco Colucci, non hanno potuto fare altro che ammettere la debacle. "Vi rendete conto o no, colleghi, che tra palazzi e uffici, Montecitorio spende ormai in affitti 54 milioni di euro l'anno, ovvero 147mila euro al giorno? E sapete questo cosa vuol dire? Che ciascun onorevole, ciascuno di noi, costa 8 mila euro al mese. È evidente che qualsiasi italiano, con quella cifra in mano, si affitterebbe una stanza perfino più grande e comoda rispetto a quelle che concedono. E soprattutto si pagherebbe anche la segreteria". Già, la segreteria. Perché invece ai deputati, come ai senatori, viene pagata a parte, con tanto di voce mensile da 4 mila euro. Soldi com'è noto affidati direttamente all'onorevole che poi li gestisce a proprio piacimento. Non l'ennesima trovata dei radicali, stavolta. Quando ieri pomeriggio il bilancio interno è stato approvato, è passato anche l'ordine del giorno del pidiellino napoletano Amedeo Labocetta che così lo ha commentato in aula: "Con l'approvazione dell'ordine del giorno si potrà finalmente porre fine allo scandalo che riguarda l'affitto degli immobili della Camera e che rende sempre più ricco l'imprenditore Sergio Scarpellini (titolare della società unica titolare della decina dei immobili affittati da Montecitorio, ndr). Che ha sin qui ricevuto negli anni, dalla presidenza Violante ad oggi, oltre trecento milioni di euro per immobili che valgono al massimo centocinquanta milioni senza che nessuno dei suoi successori, Casini, Bertinotti e Fini, intervenisse per porre fine a questo enorme sperpero di denaro pubblico". La sua tesi è che spendendo meno di un terzo di quanto oggi paga per l'affitto, la Camera potrebbe diventare proprietaria degli immobili. Ma che il vento fosse cambiato lo si è capito quando a prendere la parola è stato il questore (da più legislature) Colucci, anche lui espressione della maggioranza. "Può essere ancora valido il principio a suo tempo approvato secondo cui la Camera deve garantire un ufficio a ciascun deputato?" ha chiesto rivolto ai pochi colleghi in aula. Da qui, la rescissione dei contratti di affitto di palazzo Marini, tanto per cominciare. E a seguire gli altri. Ma per ottenere risparmi a sei zeri, bisognerà attendere anni. Mentre è stato bocciato ieri un altro ordine del giorno firmato Idv che prevedeva la cancellazione, tranchant, del vitalizio degli onorevoli. Per il momento, il bilancio comunque virtuoso 2010 certifica risparmi da 315 milioni di euro consolidati nel periodo 2006-2011, che aumenteranno fino al 2013, quando si sentiranno gli effetti della "sforbiciatà" di 1.000 euro dalla busta paga dei deputati, e del 5% sulle retribuzioni dei dipendenti che guadagnano tra 90mila e 150mila euro, fino al 10% degli stipendi sopra i 150mila euro, oltre a un taglio delle spese non vincolate, per un totale di 60 milioni di euro. Nel 2010 la Camera costerà quasi un miliardo di euro, con un tasso di crescita della spesa dell'1,3%: il più basso negli ultimi 10 anni. Disco verde ieri anche ai conti di quest'anno del Senato, che il presidente Schifani ha definito "virtuosi". Tutto all'insegna dell'austerity anche lì. Scure sul ventre molle delle pensioni dei dipendenti. La pianta organica di Palazzo Madama sarà ridotta del 20% rispetto al limite massimo previsto, sarà bloccato il turnover per due anni e innalzato il limite per la pensione. Che finora consentiva, come alla Camera, scivoli shock già a 57 anni.

(La Repubblica - 22 settembre 2010)


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