venerdì 10 settembre 2010

Le “dieci domande” al ministro Gelmini

Arrivano da Milano le dieci domande che il mondo della scuola rivolge al ministero della Pubblica Istruzione. Dieci domande per stanare il ministro Mariastella Gelmini che fino ad oggi ha evitato il confronto diretto con i docenti. “Tutelo l’istituzione da una protesta strumentalizzata politicamente”, ha dichiarato il ministro in una recente conferenza stampa. Parole che hanno incendiato gli animi delle migliaia di insegnanti che in questi giorni sapranno se nel loro futuro c’è un contratto o la disoccupazione. Ora qualcuno tenta un ulteriore sforzo, raccogliendo l’invito del ministro a rivolgerle specifici quesiti “ai quali – ha detto – certamente risponderò”.

Le domande che partono dal capoluogo lombardo, firmate dai precari della scuola, ma anche da genitori e coordinamenti studenteschi, sono introdotte da un brano tratto da ‘Memorie di Adriano’ di Marguerite Yourcenar: “Aveva ragione quella postulante, che m’ero rifiutato un giorno di ascoltare fino alla fine, quando esclamò che se mi mancava il tempo per darle retta, mi mancava il tempo per regnare”.

Chiede ascolto, il mondo della scuola. E risposte. Nei dieci punti sottoscritti dall’Assemblea delle scuole milanesi, si va dalla cancellazione del tempo pieno (progetti, uscite e laboratori ai quali molti studenti dovranno rinunciare) ai contributi extra richiesti alle famiglie. Dal sovraffollamento delle classi, all’insufficienza del personale di sostegno per studenti disabili, che, spiegano i docenti, non potranno essere seguiti per più di cinque, sei ore per settimana. E non mancano gli effetti dei tagli sui programmi. Dai licei agli istituti tecnici, si chiede conto di corsi stravolti e riduzione di ore. È questo il “potenziamento dell’offerta formativa”, domandano?

Nell’attesa che il ministro Gelmini trovi le parole, l’inizio dell’anno scolastico si annuncia turbolento. Il malumore è cresciuto in questi giorni per le operazioni di nomina dei docenti. Non solo in Lombardia si sono registrate accuse di scarsa trasparenza e di errori nella comunicazione delle cattedre disponibili. Tra gli studenti milanesi, sottovoce, qualcuno parla di occupazione.

Intanto a Milano si scende in piazza. Un corteo contro la riforma della scuola partirà sabato 11 alle ore 15 da piazza Missori. La manifestazione intende raccogliere docenti, precari e non, sindacati, genitori e studenti. Poi, dal 14 settembre, tutti a scuola. O quasi.

Ecco le 10 domande che l’Assemblea delle scuole milanesi rivolge al ministro dell’Istruzione:

1. Lei sa che i tagli alle elementari hanno cancellato qualsiasi possibilità di realizzare il vero tempo pieno, fatto di tempi distesi e di compresenze, di lavoro in piccoli gruppi, di progetti, di uscite e laboratori per favorire l’apprendimento di tutti?

2. Cosa risponde ai genitori costretti a pagare un contributo “volontario” di 130/200 € in scuole che vantano, nei confronti del suo Ministero, crediti di 130/200.000 €?

3. I paesi Ocse spendono in media il 5,7% del prodotto interno lordo per il sistema scolastico e l’Italia il 4,5%, come lo spiega?

4. Sa che le 10.000 assunzioni a tempo indeterminato di questo anno coprono una percentuale insignificante dei posti che ogni anno servono alla scuola?

5. Come mai non c’è un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità come prevede la legge, tanto che spesso questi alunni sono seguiti solo 4/6 ore a settimana?

6. Lei è al corrente del fatto che nelle scuola medie la sua manovra ha avuto l’effetto di cancellare laboratori di Arte, Musica, Tecnologia, Educazione fisica…?

7. Ritiene sia giusto rispettare la legislazione sulla sicurezza? Sa che le classi con un minimo di 27 alunni e un massimo di 35 per classe, imposte dalla sua manovra, sono proibite da norme vigenti che impongono un massimo di 25 alunni?

8. Aver cancellato le sperimentazioni nei Licei, ispirandosi alla riforma del 1923, risponde ad una esigenza di rinnovamento? Aver tolto ai Licei Artistici l’11% del tempo scuola e ai Linguistici il 17% equivale ad un “potenziamento dell’offerta formativa”?

9. Come giustifica l’aver ridotto drasticamente l’orario degli Istituti Professionali e Tecnici, tagliando su quelle materie che ha affermato di voler potenziare? Sa che le attività di laboratorio diminuiscono del 20/40%? Vuole che le forniamo le tabelle di confronto?

10. Quali motivazioni didattiche l’hanno spinta a eliminare ore di lezione, negli Istituti Tecnici e Professionali, anche nelle classi successive alle prime? Ritiene giusto che chi si è iscritto ad un percorso prima della “riforma”, scopra che è stato cambiato a metà strada?

Assemblea delle scuole del milanese

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