venerdì 22 ottobre 2010

Salutami a tua sorella

Ormai non si può più mentire. L'unica salvezza è am­mettere l'atroce verità e confessare: «Nonna cara, so che la mia cartolina non ti è ancora arrivata e ho fondatissimi dubbi che non ti arriverà mai. E sai perché? Perché non te l'ho mai spedita. Fattene una ragione. Sempre tua... ec­cetera eccetera». Che questa purga delle cartoline cessi (mai due parole hanno fatto più pendant). La questione è che ogni anno chi va in ferie si scolla di dosso amici e parenti pronunciando una frase rischiosa: «Stammi bene, ti mando una cartolina». Poi parte e la promessa gli evapora dalla mente. Perché la vacanza è un allenamento a scordare. Si fa il possibile per allungare le gomene e allontanarsi dal tedioso quotidiano. E tutto procede per il meglio fino a che non si raggiunge il capo­linea e si piomba inesorabilmente nell'inferno della car­tolina da mandare. Che poi anche lì. Se la cartolina la spedisci appena arrivato, ha un senso. E cioè: ti mando il mio saluto caro perché sono lontano e, nonostante tutto, ti penso. Ma se la spedisci alla stazione prima di salire sul treno sei un emerito pida. Fai prima a salutare di per­sona e risparmi pure i soldi. Poi la cartolina è un impegno mentale e si sa che in vacanza la testa serve solo per tenere separate le orecchie. In spiaggia i neuroni si riducono visibilmente, nuotano soli­tari nel cervello come particelle di sodio nell' acqua Lete e persino scrivere due righe con il soccorso dei compagni di merengue richiede uno sforzo ciclopico. È vero anche che le cartoline sono di una bruttezza urticante. Le più getto­nate sono quelle anatomiche dove ci trovi piogge di culi, ombelichi del mondo, pettorali bisunti, piedi piatti che tra i due occhi di pernice portano scritto «Saluti da Riccione». Altrimenti puoi optare per le cartoline tristi che di solito sono divise in quattro quadratini, ciascuno con uno scor­cio di paesaggio: la stazione, il municipio, la fontana degli alpini e il tramonto sul palazzo dell'Enel. Oppure per quelle artistiche. Con paesaggi e tramonti, grosse più o meno come la cartina dell'Africa, con un costo che potreb­be risolvere il debito pubblico dell'Africa medesima. E tutto questo spreco di soldi e di energia, per che cosa? De­vo dire che mia madre, che in fatto di riciclo la sa lunghis­sima, ha scovato per la cartolina un uso strepitoso: la adope­ra come paletta per raccogliere le briciole appena scopate. E tanti saluti da Riccione.

Luciana Littizzetto (da "La principessa sul pisello")


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