martedì 14 dicembre 2010

Monicelli se ne va, Letta scava e Grasso infeltrisce

Poema della Vanga.


Misteri della vecchiezza,
dolore degli ospedali,
tristezza degli animali,
memoria della bellezza.
Immaginare l’altezza
e poi, come salutando
Partire per chi sa quando,
per le strade degli uccelli.
E saluto Monicelli,
che se ne è andato volando.

Intanto alla Casa Bianca
escono le nominations
per fare le eliminations.
Colpiscono a destra e a manca.
Letta maneggia la vanga
scavando fosse nell’ombra
e viscido come sembra
poi si protesta devoto.
Deciderà il televoto,
il quattordici dicembre.

Saviano chiude i cancelli,
seguitando ad aumentare
di pubblico, a sbaragliare
piccoli e grandi fratelli.
Il santo senza capelli
eccita mormorazioni,
analisi e riflessioni
tra quegli intellettuali
che per meriti speciali
studiano televisione.

Grasso, che è intelligentissimo,
rileva di Saviano
l’aspetto Pasoliniano,
peraltro dichiaratissimo.
Poi se la prende moltissimo
col buon Fazio, poveretto.
Ricorda la Littizzetto,
ma è molto più prepotente:
Insomma non scopre niente,
ma rosica in do di petto.

Modesto conservatore,
sovversivo rassegnato,
ormai troppo inamidato
per mettersi in gioco ancora,
nelle questioni di cuore
può soltanto diffidare:
e a forza di mugolare
sostanzialmente infeltrisce,
ed infeltrito aggredisce
chiunque veda volare.

Salvate il soldato Grasso!
Vive rinchiuso in galera
Nel Corriere della Sera,
imprigionato nel cesso.
Impugna un gessetto rosso,
con livido malumore
Disegna cazzi sul muro
con il suddetto gessetto;
sarà anche un bel gabinetto,
ma è brutta letteratura.

E Grasso porta la vanga,
e Fazio porta la vanga
E Letta porta la vanga,
Hillary porta la vanga,
e per quanto si rimanga
fedeli ai propri doveri
studenti e carabinieri
vangano congiuntamente,
alcuni severamente,
ed altri meno severi.

David Riondino (Il Fatto quotidiano - 4 dicembre 2010)

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