martedì 1 febbraio 2011

E qualcosa rimane .........




Una sera, ascoltando alcune canzoni ad uno spettacolo di karaoke, mi chiedevo: chi non si è mai sentito vagabondo ("Io vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro") o non ha apprezzato "Le bionde trecce e gli occhi azzurri"? Basta pronunciare frasi di canzoni conosciute che si ha voglia di canticchiare il motivo musicale e sovvengono ricordi di momenti gioiosi e, perchè no, di persone amiche o amate ("Mi ritorni in mente bella come sei"). Ciò accade perchè la musica è componente fondamentale dell'esistenza (il suono è vita, il silenzio richiama invece la morte), colora le nostre giornate ("Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro") sollevando lo spirito ("Volare nel blu dipinto di blu") e consente di provare o rivivere sensazioni perlopiù piacevoli (ovviamente "Tu chiamale, se vuoi, emozioni") dilatandole oltre ogni limite (“Senza fine, tu sei un attimo senza fine”); non a caso una delle melodie più famose è l'"Inno alla gioia". La musica ha una forza evocativa superiore alle immagini o alle parole e lascia un segno nell'animo che resiste all'affievolimento della memoria dovuto al trascorrere degli anni; la sua capacità di comunicare è ineguagliabile, permette di dialogare senza vocaboli (si può godere di brani stranieri pur non conoscendone la lingua), annulla le barriere, non solo linguistiche o geografiche, ma anche quelle che il tempo inesorabilmente crea con il passato ("Che anno è? Che giorno è?") e con le persone o i luoghi che non si frequentano più. Infatti, è sufficiente l'ascolto di un vecchio motivo alla radio per farci credere che, in ogni caso, "qualcosa rimane tra le pagine chiare e ....."

Testo originale di Pasquale Tribuzio


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