Antefatto. Nelle oltre 500 mail per commentare la “confessione” del pm Profiti tantissimi hanno chiesto, com’è giusto che sia, una giustizia rapida ed efficiente. Per una pura coincidenza, proprio nelle stesse ore in cui il magistrato di Trento metteva a punto e dava gli ultimi ritocchi al suo testo che ha suscitato tanti consensi, ecco che un gravissimo temporale si stava abbattendo sui giudici e sulla loro capacità lavorativa. Visto che, anche se c’è chi nel governo li definisce “fannulloni”, loro lavorano anche di sabato e domenica. Uno di quegli accidenti che, tutto interno com’è all’organizzazione, non può essere conosciuto dai cittadini. I quali però ne subiscono le conseguenze negative.
È accaduto che dal pomeriggio di venerdì 28 gennaio al lunedì mattina la banca dati della Cassazione, quella che immagazzina tutte le sentenze e consente alle toghe di lavorare, di scrivere nuove sentenze, nuovi atti d’accusa, nuove archiviazioni, di intervenire per una richiesta d’arresto o una scarcerazione o comunque un atto urgente, sia andata misteriosamente in tilt. “Morta”, inaccessibile, come non esistesse. Il grande cervello che contiene tutti i dati della giurisprudenza italiana, prima gestito dalla Cassazione e adesso direttamente dal ministero della Giustizia, si chiama Italgiureweb, è uno strumento vitale, come il magazzino di una sala chirurgica. Che, se fosse chiuso, impedirebbe qualsiasi intervento per mancanza dei mezzi necessari.
Disperatamente, per tutto sabato e domenica, i magistrati si sono interrogati l’un l’altro per sapere cosa stesse mai accadendo. Memori di un altro blocco informatico che, sempre in un fine settimana della scorsa estate, aveva paralizzato Italgiureweb, per cause misteriose e senza un’adeguata assistenza.
Ma questa volta il paradosso, giusto nel fine settimana in cui si svolgono le cerimonie d’inaugurazione dell’anno giudiziario nelle singole città, è stato clamoroso. Da una parte il Guardasigilli Angelino Alfano e i suoi rappresentanti spediti in periferia vantavano i successi di via Arenula nello sviluppo del processo telematico. Ma dall’altro le toghe vivevano il dramma di aprire sul web la pagina di Italgiure, digitare il proprio nome e vedersi ripetutamente rifiutata la password. Una, due, venti volte, niente da fare. Da ogni computer, fosse esso personale o dell’ufficio. Un blocco totale. Reso più disperante dal fatto che nessuna informazione era stata data in precedenza, nessun avviso, né la singola toga poteva rivolgersi a una persona fisica del ministero della Giustizia o almeno a un call center per segnalare la gravissima anomalia, cercare dei rimedi, avere delle prospettive e dei tempi ipotizzati di ripresa del servizio. Per quasi 60 ore, due giorni e mezzo, i magistrati italiani di ogni ordine e grado non sono stati messi in condizione di lavorare, senza che fosse fornita loro, in tempo reale, una spiegazione di cosa stesse succedendo. La giustizia lenta e inefficiente è anche questo.
Liana Minnella (La Repubblica - 2 febbraio 2011)
È accaduto che dal pomeriggio di venerdì 28 gennaio al lunedì mattina la banca dati della Cassazione, quella che immagazzina tutte le sentenze e consente alle toghe di lavorare, di scrivere nuove sentenze, nuovi atti d’accusa, nuove archiviazioni, di intervenire per una richiesta d’arresto o una scarcerazione o comunque un atto urgente, sia andata misteriosamente in tilt. “Morta”, inaccessibile, come non esistesse. Il grande cervello che contiene tutti i dati della giurisprudenza italiana, prima gestito dalla Cassazione e adesso direttamente dal ministero della Giustizia, si chiama Italgiureweb, è uno strumento vitale, come il magazzino di una sala chirurgica. Che, se fosse chiuso, impedirebbe qualsiasi intervento per mancanza dei mezzi necessari.
Disperatamente, per tutto sabato e domenica, i magistrati si sono interrogati l’un l’altro per sapere cosa stesse mai accadendo. Memori di un altro blocco informatico che, sempre in un fine settimana della scorsa estate, aveva paralizzato Italgiureweb, per cause misteriose e senza un’adeguata assistenza.
Ma questa volta il paradosso, giusto nel fine settimana in cui si svolgono le cerimonie d’inaugurazione dell’anno giudiziario nelle singole città, è stato clamoroso. Da una parte il Guardasigilli Angelino Alfano e i suoi rappresentanti spediti in periferia vantavano i successi di via Arenula nello sviluppo del processo telematico. Ma dall’altro le toghe vivevano il dramma di aprire sul web la pagina di Italgiure, digitare il proprio nome e vedersi ripetutamente rifiutata la password. Una, due, venti volte, niente da fare. Da ogni computer, fosse esso personale o dell’ufficio. Un blocco totale. Reso più disperante dal fatto che nessuna informazione era stata data in precedenza, nessun avviso, né la singola toga poteva rivolgersi a una persona fisica del ministero della Giustizia o almeno a un call center per segnalare la gravissima anomalia, cercare dei rimedi, avere delle prospettive e dei tempi ipotizzati di ripresa del servizio. Per quasi 60 ore, due giorni e mezzo, i magistrati italiani di ogni ordine e grado non sono stati messi in condizione di lavorare, senza che fosse fornita loro, in tempo reale, una spiegazione di cosa stesse succedendo. La giustizia lenta e inefficiente è anche questo.
Liana Minnella (La Repubblica - 2 febbraio 2011)
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