Renato Vallanzasca fu autore negli anni settanta e seguenti di numerose rapine, sequestri, omicidi ed evasioni. Condannato, complessivamente, a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione, dall'8 marzo 2010 può usufruire del beneficio del lavoro esterno.
Michele Placido, basandosi su di uno scritto autobiografico dello stesso Renée Vallanzasca e con una sceneggiatura scritta a quattro mani con Kim Rossi-Stuart e altri collaboratori, ha realizzato un film sulla storia violenta di Vallanzasca e della sua banda.
Intervistato sul film da Radio 24 per il programma "Storiacce" di Raffaella Calandra, Vallanzasca ha dato la sua opinione sul film di Michele Placido: «È un bel film, poteva essere un capolavoro. Non mi pare dia un senso esatto di quello che sono [...] Ho visto solo pezzi e letto la sceneggiatura, ma una volta ho detto a Michele: mi sembra di essere un matto scatenato che non va a letto se non ha fatto disastri e non si alza se non è stato almeno con tre donne. Questo non sono io».
Nella stessa intervista, ha parlato della volontà di sua madre di chiedere un'altra grazia al Presidente.
In effetti, il film di Michele Placido risente di una certa tendenza alla presentazione del personaggio come antieroe "romanzesco", che presenta alcuni tratti di comportamento in chiave iperbolica, compresa la passionalità e l'impulsività.
Vi è qualche affinità (sia per la violenza del modus operandi sia per il continuo tentativo di evasioni messo in atto nei successivi periodi di detenzione) con il film francese (diretto da Jean-François Richet e diffuso nel grande schermo con due pellicole, uscite a breve distanza di tempo una dall'altra) che racconta la vita di Jacques Mesrine il quale, nominato nei territori francesi nemico pubblico n°1, imperversò più o meno nello stesso periodo tra Francia e Québec (Canada). I due film di Richet sono molto più duri, grazie anche all'interpretazione - spigolosa e sgradevole sino alla repellenza - di Vincent Cassel.
Diciamo pure che nel film di Placido, Vallanzasca ci viene presentato come un nemico pubblico italiano n°1, ma per alcuni aspetti iperbolico ed estremizzato rispetto alla realtà e, nello stesso tempo, ingentilito grazie all'interpretazione di Kim Rossi-Stuart, con una forte enfasi posta nel tratteggio del carisma e del fascino del personaggio, divenuto in carcere una sorta di icona (anche nella realtà divenne oggetto di ammirazione e di appassionate lettere con foto autografate da parte di ferventi ammiratrici con una delle quali Vallanzasca si sposò).
Una leggera difformità storica rispetto al film è il modo in cui venne incastrato per la prima volta nel 1972 quando, una decina di giorni dopo una rapina ad un supermercato, in seguito ad una perquisizione domiciliare, fu arrestato dagli uomini della squadra mobile di Milano, all'epoca diretta da Achille Serra.
La storia dice così: durante la perquisizione in casa del bandito, Vallanzasca si sfila il Rolex d'oro che porta al polso e appoggiandolo sul tavolo della sala gli dice con tono di sfida: "Se riesci a incastrarmi questo è tuo!". Pochi momenti dopo il maresciallo Oscuri trova nel cestino della spazzatura la prova che lo incastrerà, ovvero i pezzettini di un foglietto che, una volta riordinati, mostreranno la lista degli stipendi dei dipendenti del supermercato rapinato. Nel film, invece, il bigliettino rinvenuto intero, riporta una divisione 77:4 che lascia intendere il modo della ripartizione del bottino ricavato dalla rapina.
La sceneggiatura, scritta da Placido insieme a Kim Rossi Stuart e altri collaboratori, come già detto, è ispirata al libro autobiografico "Il fiore del male. Bandito a Milano", scritto da Vallanzasca stesso con l'aiuto del giornalista Carlo Bonini (Tropea, 2009, p. 277, brossura).
Oltre al libro autobiografico che ha ispirato la sceneggiatura, sono disponibili altri libri che raccontano la sua storia.
"Volevo essere Vallanzasca" è il titolo del romanzo scritto da Federico Riccardo Chendi, edito da Cicorivolta. Il romanzo descrive il quartiere Crescenzago ai giorni nostri ma facendo parecchi riferimenti agli anni in cui "la zona era stata terra di conquista delle diverse bande della ligera, la mala milanese, che controllavano il quartiere più della polizia".
Nel 2010 è uscita un'altra autobiografia scritta sempre da Vallanzasca, questa volta insieme a Leonardo Coen, intitolata "L'ultima fuga. Quel che resta di una vita da bandito" ed edita da Baldini Castoldi Dalai.
Il film è da vedere anche perchè illustra un periodo di transizione tra la delinquenza tradizionale (di cui il biscazziere Francis Turatello fu un rappresentante meneghino) e la nuova deliquenza tutta centrata sul traffco di droga.
SCHEDA FILM
Un film di Michele Placido. Con Kim Rossi Stuart, Valeria Solarino, Filippo Timi, Moritz Bleibtreu, Francesco Scianna,Gaetano Bruno, Paz Vega, Nicola Acunzo, Stefano Chiodaroli, Lino Guanciale, Paolo Mazzarelli, Federica Vincenti, Monica Barladeanu, Lorenzo Gleijeses, Gerardo Amato, Adriana De Guilmi, Teresa Acerbis
Drammatico, durata 125 min. - Italia 2010. - 20th Century Fox uscita venerdì 21 gennaio 2011. - VM 14
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