lunedì 7 febbraio 2011

Un vecchio proverbio recita: "Amici e guardati!"

Intanto, al “Comando”, restarono ad operare i “personaggi fidati”. I canali che interessavano continuavano a rimanere, quindi, sotto controllo e non potevano sfuggire ad un’informativa capillare, poiché era stato predisposto tutto affinché passassero sotto vaglio i flussi di corrispondenza dell’intero comando, ma poiché il diavolo ci mette sempre la coda, accadde l’imprevisto.Per le questioni più delicate il reparto verifiche iniziò a “secretare” la corrispondenza riservata e, quindi, i pur volenterosi “terminali dedicati” si rivelarono ben presto inidonei a rispondere efficacemente alle funzioni pensate. Occorreva, quindi, risolvere il problema e rialzare immediatamente il livello cognitivo; magari si sarebbe potuto risolvere in occasione dell’ennesimo e periodico incontro con il neocomandante circoscrizionale.In precedenza, il vecchio, tentò una manovra con il suo ex sostituto, ma se la vide poi stoppare dall’imprevedibile opposizione del caporeparto. Anzi, entrambi i responsabili del reparto verifiche ebbero pure a rispondergli “a tono” quando, tentati dei commenti su problematiche delicate per lui oggi estranee, risultarono impermeabili a tentativi d’ingerenza: per loro l’ex comandante non aveva più titolo per commentare, domandare, “sapere” (INGRATI!).Nel corso dell’occasionale incontro, di cui non fu mai noto il numero di presenti, rinnovandone le lodi il vecchio proferì – ancora una volta ed a piene mani - attestati d’affidabilità per i suoi “protetti”. Fra un discorso e l’altro, quindi, l’autorevole ex suggerì al neo reggente amico che, secondo lui, andavano ulteriormente valorizzate le indubbie capacità di taluni e di due soggetti in particolare. Avrebbe potuto pure consentire alla collega nuove opportunità per una maggiore qualificazione, un completamento della sua formazione, magari nell’ufficio di vertice della caserma. Osservò pure e con furbizia, che ciò gli sarebbe tornato utile anche per risolvere le problematiche gestionali recentemente insorte a livello locale (riguardanti coperture di ruoli richieste da un sindacato per la gestione di compiti attinenti ad uffici operativi). Inoltre, così si sarebbe pure garantita una costante copertura ad un comparto avvezzo a rimanere spesso scoperto di “ufficiali” (per i continui adempimenti ispettivi cui erano chiamati i funzionari addetti). In ultimo si sarebbe anche costituita una blindatura per eventuali possibili trasferimenti, se disposti dall’amministrazione centrale; problema che, purtroppo, si proponeva con ciclicità annuale e di piena attualità anche ora (quanto si rivelò profetica quest’ipotesi).L’amico si dimostrò convinto, ma esperto di diritto evidenziò la necessità di trovare un sistema, una formula che potesse eludere le vigenti incompatibilità regolamentari e che restava un problema ancora: per far quadrare il cerchio, occorreva rimuovere qualcuno dall’ufficio verifiche. Nessun problema disse il vecchio.Con il pretesto che a breve sarebbe andato in pensione un appuntato principale dell’ufficio cancelleria era facile immaginare un rimpiazzo con un pari grado, meglio con l’elemento di maggiore esperienza che esisteva già nel reparto verifiche. Fece pure il nome del “papabile”, sapendo che il malcapitato sarebbe stato gradito ai capi e all’intero reparto che l'avrebbero ospitato.In cuor suo il vecchio pure pregustava un personale regolamento di conti con “quel presuntuoso” che gli aveva sempre risposto a tono e che aveva anche osato “impettare”; sapeva pure che era meglio allontanare un tipo un po’ troppo attento per quel reparto e che avrebbe pure potuto creare ostacolo alle strategie architettate.Mettendo anche in conto una sua reazione, consigliò di addolcire intanto la pillola (suggerendo la sua collaudata tecnica delle “caramelle”), garantendo nell’immediato magari il mantenimento degli incarichi programmati e ormai prossimi e, se il caso, fare delle promesse anche per degli altri futuri (sapendo bene che: scripta manent, verba volant). Col tempo le cose cambiano, tutto si normalizza, anche perché spesso mutano e in men che non si pensi, attori e scenari.Terminato il convivio, gli astanti restarono tutti soddisfatti e brindarono alle decisioni assunte. Il nuovo comandante era così riuscito a coprire e per giunta con un elemento affidabile, il delicato comparto degli approvvigionamenti, affrancando così da quell’onere il funzionario addetto prossimo al convegno.Il vecchio capo con mossa abile era stato arguto nel riordinare i tasselli, blindando al contempo la sua protetta da naturali possibili – quindi temuti - utilizzi consoni al grado, che però rischiavano di portarla nell’immediato verso uffici meno nobili (era, infatti, ancora irrisolta la bega sindacale sollevata, riguardante la copertura dei comparti operativi) e non utili ai suoi piani; così sarebbe stato in grado di assicurarsi “controlli” e “informazioni” più qualitative e di prima mano. Occorreva ora attivarsi presso il Ministero centrale, magari “disturbare” altri amici per manovrare adeguatamente gli imminenti possibili movimenti.Non fu però chiaro se il nuovo comandante si stava semplicemente prestando al gioco, in quanto grato in qualche modo alle alte conoscenze dell’amico per l’inaspettata promozione a capo-circoscrizione, o era poco astuto per intuire le reali conseguenze della manovra ordita. Anzi, lusingato e grato per le attenzioni ricevute, per l’insperato aiuto ed i suggerimenti offerti dall’esperto “vecchio”, non capì per nulla la reale portata dei provvedimenti che si accingeva ad emettere; né gli fu certo ostacolo il vice comandante della Caserma, troppo inadatto a capire queste cose. Non costituì alcun problema il fermo diniego del capo settore verifiche, non tanto poco disponibile all'esodo del "papabile" individuato, ma fermamente contrario al problematico soggetto che andava a costituire il nuovo ingresso.Il nuovo comandante, dal canto suo aveva focalizzato con immediatezza il fatto che il tutto andava a risolvere la “tegolata” lanciata dalla segreteria nazionale del sindacato di maggioranza e a quel punto non ebbe più dubbi. Non conosceva però bene il vero volto dei suoi interlocutori e men che meno conosceva la “storia locale”, né il contesto che solo da poco tempo amministrava; non poteva quindi accostare il tutto alle discusse vicende che continuavano ad aleggiare all’interno di quella, per lui, nuova caserma.Il Neocomandante, con sicurezza si accinse, quindi, a redigere – e di proprio pugno, con la precisione stilistica di fine giurista che si credeva - la comunicazione di servizio: s’inventò anche la “formula” giusta, che andava ad offuscare quel provvedimento, ma che ad un occhio "ordinariamente" vigile avrebbe immediatamente palesato l’evidente ed eclatante violazione normativa. Di palesemente anomalo dispose, però e diversamente dalla procedura in uso, affinché il “file” informatico relativo al provvedimento rimanesse riservato, ma il documento cartaceo doveva comunque circolare e, purtroppo per lui, circolò regolarmente (doveva essere, infatti, necessariamente sottoposto al formale visto dei titolari delle diverse unità operative e chi provvide a ciò non poteva tenere conto delle inusuali necessità di segretezza pretese).L’eterno sospettoso ebbe a chiedersi poi se le successive promozioni ed i relativi trasferimenti alle stesse collegati, che in un caso interessarono un personaggio che avrebbe potuto creare ostacolo, ebbero pure a che fare con quell’illegale e forzata “manovra”.Stranamente a quell’attento sindacalista che aveva con “brillantezza” colto una ben più difficile “incongruenza gestionale” afferente all’area operativa, sfuggì quella più elementare macroscopica anomalia. Lo stesso, guarda caso, fu prontamente chiamato a svolgere impensabili compiti in un più alto ufficio.L’individuo saggio affermò che a “pensar male” non si fa peccato e che le “diavolerie” sono infinite, specie nelle feconde menti dei “perversi”.

sc

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