domenica 26 febbraio 2012

''Un salvataggio ad personam''

Processo Mills, Berlusconi prescritto grazie alla ex Cirielli. Ma i giudici non lo assolvono

La sentenza del Tribunale di Milano dopo circa due ore di camera di consiglio. Il reato si sarebbe estinto appena una decina di giorni fa. Determinante la legge ad personam che nel 2005 ha abbassato da 15 a 10 anni i termini per il reato di corruzione in atti giudiziari, di cui l'ex premier era accusato. Il pm De Pasquale aveva chiesto per lui cinque anni di reclusione. La difesa annuncia l'impugnazione.

Prescrizione per Silvio Berlusconi al processo Mills. Scattata, a quanto si apprende, appena una decina di giorni fa. Il giudice Francesca Vitale, dopo circa due ore di camera di consiglio, ha dichiarato “il non doversi procedere”, perché “il reato è estinto per intervenuta prescrizione”. Il presidente ha citato l’articolo 531 del codice di procedura penale. Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari, non è stato ritenuto innocente dal collegio giudicante, che altrimenti avrebbe optato per l’assoluzione.

Tanto è vero che il difensore Piero Longo ha affermato a caldo: “Una sentenza così la impugno tutta la vita”. Insieme al collega Niccolò Ghedini, infatti, aveva chiesto come prima istanza l’assoluzione nel merito. Per motivi opposti, anche la Procura sembra intenzionata a ricorrere in appello. ”Noi abbiamo l’auspicio di avere un’assoluzione piena”, ha aggiunto Ghedini, “perché crediamo che il presidente Berlusconi se la meriti”. I legali attendono comunque le motivazioni della sentanza di primo grado, che saranno rese pubbliche entro novanta giorni.

Lo scoccare della prescrizione è determinato da una legge ad personam, la “ex Cirielli” approvata nel 2005 dalla maggioranza berlusconiana. Prima, infatti, il reato di corruzione in atti giudiziari si prescriveva in 15 anni, scesi a dieci dopo l’approvazione della norma.

La prescrizione sarebbe scattata appena una settimana-dieci giorni fa. A quanto si apprende, infatti, il Tribunale ha calcolato che i termini per perseguire il leader del Pdl sono scattati tra il 15 e il 18 febbraio. Il conteggio sarebbe stato fatto scattare l’11 novembre 1999, giorno del presunto versamento di 600 mila dollari da Berlusconi al legale inglese, il punto chiave dell’accusa di corruzione. Da lì la decorrenza dei dieci anni previsti per la prescrizione ha subito alcune interruzioni previste dalla procedura, e così, secondo i giudici di primo grado, si è arrivati all’estinzione del reato una manciata di giorni prima della lettura della sentenza.

Per l’ex premier, il pm Fabio De Pasquale aveva chiesto 5 anni di reclusione con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. L’avvocato Longo, difensore dell’ex premier con Niccolò Ghedini, al termine della sua arringa aveva avanzato ai giudici la richiesta di assolvere Berlusconi perché il fatto non sussiste. In subordine, l’assoluzione dell’ex premier per non aver commesso il fatto o il proscioglimento per prescrizione. Proprio sulla prescrizione si è giocata la partita nelle ultime fasi del processo, con calcoli discordanti tra accusa e difesa.

Nella sua arringa, Longo aveva sottolineato che “non esiste falsa testimonianza di Mills nei due processi” che si sono svolti alla fine degli anni Novanta – quello per le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian, al centro dell’accusa di corruzione in atti giudiziari. E l”‘eventuale reticenza” di Mills in aula andrebbe valutata in base al fatto che un testimone “reticente su cose che possano incriminarlo non commette falsa testimonianza”. Infine, per la difesa di Berlusconi, “manca la prova dell’accordo corruttivo”. Il legale aveva concluso con un’esortazione ai giudici: “Decidete senza timori e senza speranza”.

Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 febbraio 2012


Il vicedirettore di Repubblica commenta la sentenza del processo Mills: "Silvio Berlusconi si salva ancora una volta grazie alle leggi su misura. E' la conferma dell'anomalia italiana di questo ventennio: uno Stato di diritto piegato e ritagliato sulle esigenze di un singolo" LEGGI SU REPUBBLICA.IT



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