Ieri a Palermo è stato il giorno delle primarie del PD che ha visto prevalere il candidato ex IDV Fabrizio Ferrandelli su Rita Borsellino, Davide Faraone e Antonella Monastra.
Al di là delle ormai abituali polemiche postume ed a prescindere dal risultato, continuo a trovare politicamente positivo il coinvolgimento della gente nella scelta del soggetto da candidare in ogni appuntamento elettorale, ma resto altresì convinto che occorre rivedere profondamente le regole delle “primarie”.
Ancora una volta i risultati hanno infatti evidenziato l’estrema vulnerabilità del processo selettivo in uso che, specie nelle complesse realtà meridionali, resta esposto a possibili facili infiltrazioni. Il tutto a discapito di coloro che partecipano in buona fede all’evento, anche se coinvolti esclusivamente come cittadini votanti. Il perdurare di tale debolezza consente pure il permanere di perplessità sulla genuinità delle preferenze espresse, non ultimo per i dubbi sul reale orientamento politico di taluni votanti, dubbi che rischiano di innescare risentimenti e voglie di insane rivalse.
Soffermandomi sulle positività, ieri, nell’attesa di poter esprimere il voto per uno dei candidati, ho avuto modo di risentire in diretta gli umori della gente, percepire lo status di “appartenenza” e riassaporare il sano gusto della “partecipazione”. Certo si ascoltavano commenti fra i più disparati e, come per la nazionale di calcio, tesi e tattiche originali, visioni e letture rituali, intuizioni atipiche. Dialoghi articolati “a capannelli” e coabitanti in una dialettica civile, comunque aggregativa, che rinverdivano nostalgie.
Importa poco se ho visto pure come un votante sia abilmente riuscito a saltare la questua obbligatoria (evitando di sottostare al previsto obolo di 1 euro per poter manifestare il suo voto).
Pure ieri, di pomeriggio, ho visitato il Castello di Maredolce, bellissima struttura araba in restauro, dove ho avuto modo di scattare la foto sottostante che rafforza le mie perplessità sulla maturità di un popolo chiamato a “democratiche” primarie ………. Nel documento di Italia Nostra che raccoglieva le firme per l’iniziativa “Salviamo Fondo Luparello: per un nuovo Parco tra Baida e Boccadifalco” risultavano tre sottoscrizioni e sotto, ben chiaro era scritto goliardicamente: “SUCA CHI LEGGE” ……..... intanto si stavano svolgendo le “primarie” in città ………………...
sc
Anche per me è stato molto bello partecipare alle primarie, per il fatto di ritrovare accanto a me tute quelle persone perbene e con la voglia di partecipare. In un certo senso ti riconcili con il tuo prossimo, lo vedi migliore di come te lo aspettavi.
RispondiElimina(Al di là delle polemicucce sui brogli, che mi paiono irrilevanti) non riesco però a fare a meno di esprimere qualche perplessità di natura generale.
In un sistema "normale" un partito dovrebbe essere in grado di scegliere da solo i propri candidati, dopo un processo democratico di discussione interna, con il coivolgimento di tutti gli iscritti, che dovrebbero anche contribuire all'elaborazione della strategia e della linea politica.
In un modello di questo genere, dove tutti partecipano e contribuiscono, le primarie semplicemente non avrebbero ragione di esistere.
Non a caso si è sentito il bisogno del ricorso alle primarie solo dal momento in cui ci si è resi conto di aver distrutto la rete periferica del partito: circoli, sezioni, assemblee degli iscritti, tutti chiusi per "esigenze economiche".
Oggi, in mancanza del coinvolgimento della "base" e della legittimazione sostanziale sul campo, i capoccia hanno sentito il bisogno della misurazione del proprio peso, ricorrendo allo strumento delle primarie. Senza, ovviamente, coinvolgere i cittadini anche nell'elaborazione delle scelte.
Insomma, siamo passati dalla partecipazione alla compilazione di un modulo a risposta guidata.
Che amarezza.
Condivido in pieno ....... parola per parola ...... sigh ........
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