Bombardati come siamo da un flusso continuo di stimoli visivi e sonori, raramente ci concediamo il lusso di respirare a fondo e concentrarci sugli odori. Eppure l'olfatto, malgrado i nostri tentativi di ingannarlo, raramente può mentire. Anzi, spesso è lui a raccontarci qualcosa su chi abbiamo di fronte. A cominciare dall'età, un'informazione che a quanto pare siamo ancora capaci di cogliere a naso. Spinti dalla curiosità di sfidare l'affidabilità delle nostre narici, alcuni ricercatori del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia 1 hanno orchestrato un esperimento per mettere alla prova la capacità umana di indovinare l'età di una persona semplicemente dal suo odore. Lo studio, pubblicato sull'ultimo numero di PLoS ONE 2, non solo ha mostrato che condividiamo ancora questa abilità con altre specie animali, ma ha anche smentito uno dei luoghi comuni più diffusi - e antipatici - delle nostre culture: l'assunto per cui le persone anziane emanino segnali olfattivi poco gradevoli. Al contrario, sembra che con l'età uno degli odori clou del corpo umano - quello del sudore - migliori, perdendo gran parte della sua spiacevolezza e sviluppando una particolare capacità di "parlarci".
"Stiamo cercando di scoprire quali segnali si nascondono negli odori del nostro corpo", ha spiegato Johan Lundstrom, il neuroscienziato sensoriale che ha diretto la ricerca in collaborazione con gli svedesi del Karolinska Institute 3. "Sebbene in noi umani sia meno sviluppato rispetto agli altri sensi, in realtà l'olfatto guida molte delle nostre scelte". Come è emerso da studi condotti negli ultimi anni, infatti, è anche attraverso gli odori che riconosciamo le persone o perdiamo la testa per un possibile partner. Abilità che, vista la loro vasta diffusione in natura, si sono senz'altro sviluppate moltissimo tempo fa. Ma fino a che punto ce le portiamo dietro? In particolare, siamo ancora capaci, come gli animali dotati di super fiuto, di riconoscere l'età di un individuo annusandolo? E con che tipo di reazioni?
Per scoprirlo, il gruppo di ricerca ha collezionato l'odore di tre gruppi di persone, sia uomini che donne: giovani (20-30 anni), di mezza età (45-55 anni) e mature (75-95 anni). I ricercatori hanno utilizzato delle speciali magliette dotate di assorbenti sotto le ascelle, facendole indossare dai partecipanti per cinque notti consecutive. Unica accortezza: lavarsi con un sapone neutro prima di andare a letto. A questo punto un altro gruppo di oltre quaranta giovani volontari (età media 25 anni) si è immolato nel compito di valutare i diversi odori collezionati e catalogarli in base a età, intensità e spiacevolezza.
I risultati hanno lasciato pochi dubbi: gli annusatori sono stati quasi sempre in grado di discriminare correttamente gli odori, soprattutto quelli raccolti dalle persone più anziane. A differenza di quanto si potrebbe pensare, però, la giuria dei nasi ha decretato che i campioni delle persone over 75 erano meno intensi e sgradevoli di quelli dei più giovani. In particolare, a risultare più puzzolenti e disgustose erano le magliette degli uomini di mezza età, seguite poi da quelle dei ventenni.
"Questo studio conferma l'impressione che le persone anziane abbiano un odore peculiare", ha spiegato Lundstrom. "Tuttavia, l'assunto che questo odore sia di solito negativo rappresenta più uno stigma culturale che una realtà". Già in passato, altri ricercatori avevano provato a caratterizzare il kareish? (nella lingua giapponese, esiste anche una parola specifica per indicare l'odore degli anziani), ma senza risultati definitivi. Quel che è certo è che con il passare degli anni le molecole secrete dal nostro corpo cambiano. Come infatti aveva scoperto uno studio nipponico, le concentrazioni di una molecola "dall'odore grasso ed erbaceo" (il 2-nonenale, per esser precisi) aumenta in maniera costante dopo i quarant'anni.
"La capacità di riconoscere l'età di una persona attraverso gli odori potrebbe essere un modo inconscio e conservato durante l'evoluzione per distinguere individui con un deperimento cellulare", ha continuato Lundstrom. Su quali siano le ragioni di tale innata capacità, tuttavia, il ricercatore non si sbilancia: "Nessuno sa il motivo per cui animali e umani abbiano sviluppato questa abilità". Alcuni scienziati hanno ipotizzato che le informazioni olfattive relative all'età potrebbero essere d'aiuto nella scelta del compagno o della compagna ideale: i maschi più anziani, da questo punto di vista, potrebbero godere di un certo vantaggio poiché dotati di geni potenzialmente in grado di far sopravvivere la prole più a lungo. Nel prossimo futuro i ricercatori tenteranno di identificare i biomarcatori che guidano la "lettura a naso" dell'età, cercando anche di capire cosa succede nel cervello quando identifichiamo e valutiamo questo tipo di informazione. Forse la scienza ci dirà che è solo un modo per riconoscere chi ha tante lezioni da insegnare, una specie di faro per trovare la strada verso un saggio consiglio. Cosa c'è di meglio, in fondo, che annusare un nonno e portare con sé un po' del suo profumo?
Giulia Belardelli (La Repubblica - 31 maggio 2012)
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