Comunque la si pensi, Grillo ha rivoluzionato
pacificamente il modo di fare politica in Italia incentrando la
comunicazione e l’organizzazione in rete del suo movimento e
raccogliendo, low cost, un notevole consenso.
Nel prossimo test siciliano, il M5S “rischia” seriamente di diventare il primo partito
e, forse, di esprimere pure il presidente, smentendo così
clamorosamente la tesi craxiana dell’ “incomprimibile costo della
politica” che di fatto legittimava il finanziamento illecito dei
partiti. Il costo della politica è quindi comprimibile e, come direbbe
Grillo, poiché la politica si è ridotta ai soldi, bisogna togliere i
soldi dalla politica per ridar spazio alle passioni civili.
Detto
e fatto! Tra le foto che non vedremo mai della campagna elettorale
siciliana, ci sono quelle che ritraggono attivisti del M5S a pulire le piazze
dopo i comizi, per lasciarle meglio di come non fossero state trovate,
coerentemente con quanto fatto dagli stessi in questi anni in cui si
erano adoperati per pulire spiagge, arenili, vie cittadine, ecc. per
pura passione e amore verso la cosa pubblica.
Non so a quanto, solo sei mesi fa, i bookmaker
avrebbero prezzato questa scommessa e, a dire il vero, neanche se
l’avrebbero mai presa in seria considerazione, eppure ci deve essere una
valenza strategica se sia gli Alleati che Grillo hanno scelto di sbarcare in Sicilia
per cominciare proprio da qui la liberazione dell’Italia dal
nazi-fascismo gli uni e dalla partitocrazia l’altro. Perché è evidente
che il risultato siciliano avrà ripercussioni sulle successive tornate amministrative e politiche come un fiume in piena anche perché il M5S sta dimostrando capacità logistiche e organizzative davvero notevoli, su basi esclusivamente volontarie.
Grillo
il 26 (dopodomani) lascerà comunque la Sicilia mentre rimarranno un bel
po’ di candidati eletti all’Ars già il 29. Ho seguito sin dai primi
passi (2005) il movimento in Sicilia e mi rendo conto che molti critici
parlino non per esperienza diretta. La democrazia è un fenomeno popolare anche se promossa all’origine da elite.
In una democrazia non ci si può porre perciò “elitariamente” al di
sopra di essa per bacchettarla nel caso si discosti dai propri gusti: la
democrazia non è una forma di governo perfetta, ma è solo la migliore
che conosciamo. Se i partiti tradizionali si fossero comportati
diversamente, il M5S non sarebbe neanche nato, ma così non è stato e la
democrazia ha reagito in questo modo, partorendo questo fenomeno che è
comunque democratico, anche se non manca certo di un
po’ di populismo, di indulgenza con il sicilianismo becero, di credulità
verso teorie dei complotti, di ingenuità programmatiche e pure delle
dinamiche interne interpersonali comuni ad ogni organizzazione umana. Ma
al di là di tutto questo che va comunque paragonato al marcio dei partiti,
Grillo e il M5S parlano al cuore della gente in modo credibile e
incitandola ad un salutare attivismo civico: “non ci sono salvatori da
attendere”.
Il consenso comporta responsabilità:
se gli eletti del M5S avranno l’intelligenza politica di farsene carico
sopravviveranno altrimenti saranno dimenticati come molti candidati oggi
in corsa, dagli impresentabili cuffariani divisi equamente tra Crocetta e Musumeci, all’onnipresente Lombardo
attraverso i suoi uomini, alle persone perbene, pure presenti in altre
liste minoritarie, che forse non supereranno neanche lo sbarramento.
In
una regione in cui la principale industria è stata sinora rappresentata
dalla politica e la cultura dominante è stata quella parassitaria, i
pentastellati dovranno dimostrare la capacità di fungere invece da
efficace antiparassitario all’interno dell’Ars
con misure che ripristino il valore del merito, della corretta
competizione tra gli operatori, che rimuovano i disincentivi a
investire, che taglino senza pietà le spese improduttive e l’invadenza
di una burocrazia fine a se stessa perché non c’è nulla di più opposto
alla mentalità parassitaria e mafiosa dell’affermazione di questi valori
liberali. Se l’impresa riuscirà in Sicilia, non potrà non avere
successo anche in Italia e potremo finalmente vedere una luce in fondo
al tunnel.
Donato Didonna (Il Fatto Quotidiano - 24 ottobre 2012)
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