Da
una settimana caccia francesi, sostenuti sul piano logistico dalla Gran
Bretagna e, più discretamente, dagli Stati Uniti (informazioni via
satellite), stanno bombardando le truppe degli islamici integralisti e
dei Tuareg che, dopo aver preso il potere, con l'appoggio della
maggioranza della popolazione, (all'80 per cento musulmana) nel Mali del
Nord, facendone uno stato secessionista con Gao come capitale, puntano
ora verso sud per unificare l'intero Paese e imporre la sharia.
Il presidente francese, il socialista Hollande e il suo ministro degli Esteri Fabius giustificano
l'intervento come « lotta al terrorismo che non interessa solo la
Francia ma l'intera Europa ». E Bernard-Henry Levy, dopo aver parlato, a
proposito delle truppe islamiche, di 'esercito del terrore', scrive che
l'intervento militare francese « Conferma sul piano dei principi il
dovere di protezione già stabilito dall'intervento in Libia: una volta,
crea un precedente, due volte fa giurisprudenza... per chi pensa che la
democrazia non abbia più frontiere é un passo avanti.... Riafferma
l'antica teoria della guerra giusta di Grozio e San Tommaso.... Ripete
infine il ruolo eminente della Francia, in prima linea nella lotta per
la democrazia». Contro questo unanismo 'patriottico' delle élites
francesi (che Céline, nel suo 'Viaggio al termine della notte', riferito
alla prima guerra mondiale, sferzo' ferocemente bollandolo per quello
che era: un modo per mandare allegramente al macello i giovani francesi
in nome di un'astrazione che soddisfaceva i concretissimi interessi
della borghesia delle retrovie) si é levata solo la voce di Dominique de
Villepin, l'ex ministro degli Esteri transalpino, già noto per il
celebre discorso all'Onu contro Colin Powell e la guerra all'Iraq.
Villepin ha denunciato «una missione dagli obbiettivi poco chiari,
l'unanismo dei favorevoli alla guerra il 'déjà vu' degli argomenti
contro il terrorismo».
Villepin
ha ragione. Qui il terrorismo, almeno, per il momento, non c'entra
nulla. Come si possono considerare 'terroristi' milioni di islamici, sia
pur integralisti, e un'intera etnia come quella dei Tuareg? Sono dei
ribelli che considerano il governo centrale di Bamako troppo prono ai
voleri dell'Occidente e ai suoi stili di vita e che vogliono invece
conservare i propri. Si tratta di una
classica guerra civile fra fazioni di uno stesso Paese che hanno
concezioni diverse dell'esistenza. Che diritto ha l'Occidente (parlo di
diritti, di principi quelli richiamati da Bernard-Henry Levy non di
interessi) di ingerirsi, con la violenza, con i bombardamenti, con i
Mirage che partono da migliaia di chilometri di distanza, nelle vicende
interne di un Paese che gli é lontanissimo geograficamente e
culturalmente? Nessuno, con buona pace di Grozio, di San Tommaso, di
Hollande e di Bernard-Henry Levy. Il fatto é che l'Occidente totalizzante
vuole omologare a sè tutte le realtà che non le sono omologhe o i Paesi
che non si mettono al suo servizio (se lo fanno possono applicare la
sharia, come in Arabia Saudita, nel più feroce dei modi, non olet, altro
che i sacri principi).
Col
pretesto di combattere il terrorismo noi lo stiamo fomentando. Nella
guerra 'asimmetrica' dove l'Occidente usa mezzi tecnologici
sofisticatissimi, irraggiungibili, imbattibili e chi non ci sta ha a
disposizione solo pick-up, mitragliatrici, granate e i propri corpi, a
costoro resta solo il terrorismo . Ed é quanto, prima o poi, avverrà e
anzi, sia pur non in Mali, sta avvenendo (vedi l'attentato in Algeria).
Un preannuncio ci viene proprio dal Mali «Voi ci avete attaccato, senza
ragione, sul nostro territorio - hanno detto i ribelli del Mali - e
allora noi abbiamo il diritto di attaccarvi sul vostro, in Francia, in
Europa, ovunque ». Se dopo l'Afghanistan, l'Iraq, Somalia, la Libia, il
Mali la protervia occidentale continuerà su questo passo non potremo
meravigliarci se anche nella tranquilla e, tutto sommato, ancora ben
pasciuta Europa, comincieranno a saltare in aria i grandi magazzini.
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