lunedì 21 gennaio 2013

Oblio digitale, il trattamento dei dati personali dopo la morte di una persona

Password, post su blog e social network, immagini e frammenti di vita privata: cosa ne è di tutti i dati personali sparsi nella Rete dopo la morte di una persona?

  La morte può assumere tante facce. E soprattutto, la fine della nostra vita può essere improvvisa. È una delle poche cose che ancora non possiamo controllare. Per questo, quando un nostro caro muore improvvisamente, potremmo trovarci a fare i conti con delle impellenze che non avevamo messo in conto. Una di queste, tra le più arzigogolate e in un certo fastidiose, è quella relativa al trattamento dei dati personali. La legislazione di questi casi è affidata al Decreto Legge 196 del 2003, ovvero il “Codice in materia di protezione dei dati personali”. L’articolo 9, comma terzo, regola l’accesso ai dati personali da parte di “chi ha un interesse proprio, o agisce a tutela dell'interessato o per ragioni familiari meritevoli di protezione”. In ambito europeo, un ruolo molto importante è stato svolto dall’ENISA (Agenzia Europea per la Sicurezza delle Reti e dell’Informazione), che nel corso della sua attività ultradecennale ha sempre promosso la difesa e la sicurezza dei dati sensibili.
Ed è sempre il decreto legge 193/03 (e sempre l’articolo 9) a regolare l’accesso anche a quelli che potremmo definire i nostri dati personali virtuali. Con la crescente diffusione di social network e servizi di posta elettronica, il Web viene riempito dai dati sensibili di miliardi di persone (basti pensare, ad esempio, che il solo Facebook ha oltre un miliardo di utenti). Tra questi, troviamo sicuramente quelli degli oltre 40 milioni di italiani che, mensilmente, accendono alla Rete. Cosa succede a questi dati, se l’utente dovesse morire? Come si comportano i vari Facebook, Twitter, Google, Yahoo e Myspace (solo per citarne alcuni) dopo che un loro utente è morto? I comportamenti sono bene o male molto simili, dato che la legislazione, sia nazionale che internazionale, ha favorito una sorta di standardizzazione del diritto. Vediamoli più o meno nello specifico.
Google, ad esempio, garantisce in casi eccezionali l’accesso ai servizi legati all’account della persona deceduta. Ciò che i suoi cari dovranno fare è inviare una richiesta formale agli uffici californiani di BigG nella quale si esplicita il nome e cognome del richiedente, l’indirizzo postale e l’email, l’account a cui si è interessati e il certificato di morte del defunto tradotto in inglese. Per informazioni più dettagliate, basta visitare questa pagina. I portavoce della società di Mountain View, comunque, hanno specificato che tutti i contenuti legati all’utente deceduto rimarranno online. Dovranno essere i cari, una volta entrati in possesso dell’account, a cancellarlo se lo riterranno opportuno.
Una procedura simile è utilizzata da Microsoft con account di Hotmail, Outlook e Live. Nel caso che un familiare o una persona a noi cara muoia, bisognerà avviare una procedura tramite l’indirizzo di posta elettronica msrecord@microsoft.com. Una volta avvenuto il contatto vi verrà richiesto di inviare una documentazione simile a quella richiesta da Google e, a quel punto, potrete entrare in possesso dei contenuti digitali dell’account – mail, allegati e file – ma non del nome utente e della password. Maggiori informazioni potrete reperirle a questo indirizzo.
Rimanendo in ambito di servizi di posta elettronica, con Yahoo le cose cambiano leggermente. Yahoo lega a doppio filo l’esistenza del tuo profilo personale alla tua stessa vita. Nel caso in cui qualcuno faccia richiesta dei dati d’accesso all’account di un utente deceduto, Yahoo negherà l’accesso all’account appellandosi alla clausola No Right of Survivorship and Non-Transferability delle Condizioni Generali per l’Utilizzo del Servizio nella versione in inglese. I dati saranno quindi inaccessibili, ma resteranno comunque online fino a quando un familiare non invierà una copia del certificato di morte richiedendo, di fatto, la cancellazione dell’account e di tutti i dati a esso collegati.
Passando ai social network, il comportamento di Facebook  e Twitter è leggermente differente.
Per Facebook sarà necessario compilare un apposito form per richiedere la cancellazione o la trasformazione dell’account del defunto in un account commemorativo. Nel primo caso, naturalmente, tutti i dati verranno cancellati e la richiesta dovrà essere fatta da un familiare; nel secondo, invece, il profilo resterà per sempre uguale al momento dell’ultimo aggiornamento effettuato e gli amici potranno continuare ad accedervi e scrivervi (tutte gli altri iscritti al social network di Menlo Park, invece, non potranno avere accesso alla Time Line), in questo caso la richiesta può essere fatta anche da un amico.
L’account di Twitter, invece, potrà essere solamente cancellato dietro richiesta di un congiunto del morto. In questo caso non sarà sufficiente compilare un form online, ma si dovrà seguire una procedura simile a quella richiesta da Google e Microsoft per i loro servizi web. Una volta che la pratica è stata accettata, i tweet e le interazioni del defunto potranno essere scaricati su un computer locale.
Wikipedia regola il trattamento dei dati sensibili di un proprio utente secondo queste linee guida. Per l’utente deceduto verrà creata una pagina commemorativa, mentre l’account verrà bloccato così da non subire insulti post-mortem.
Se si vuole “tramandare” ai nostri eredi anche la nostra vita digitale allora sarà necessario esplicitarlo nel testamento, se fatto. Se inseriremo il nostro “patrimonio digitale” tra quelli a disposizione dell’esecutore testamentario o dei nostri familiari, anche tutti i nostri dati personali presenti sulla Rete dovrebbero essere loro accessibili. È questa la direzione che la legislazione internazionale sta prendendo: il Governo degli Stati Uniti d’America consiglia a tutti i possessori di web account o di account sui social network di lasciare per iscritto le proprie Social Media Will, specificando come devono essere trattati i vari account, se garantire l’accesso e a chi garantirlo e così via. Eh sì, anche la morte deve essere al passo con i tempi…

22 gennaio 2013 Copyright © CULTUR-E


 

2 commenti:

  1. Insomma siamo messi male...molto male.
    a domani Fratello.
    Maurizio

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  2. Tranquillo ..... occorre essere documentati su tutto ..... :-D

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