Surapol Navamavadhana, consulente governativo che è tra i
responsabili del progetto chiamato ‘one laptop per child’, cioè un computer
portatile per ogni bambino, ha spiegato che a giorni, in aprile, nove
produttori di tablet di diversi paesi, compresi tra gli altri Cina, India,
Germania, si riuniranno su invito dell’esecutivo thai per unirsi in un
capitolato per la fornitura, secondo le caratteristiche che Bangkok chiederà
per i computer per tutta l’infanzia.
Chi ha saputo trasformare in corsa la propria economia
industriale, punta tutto sull’istruzione. Sempre di più. Tipico soprattutto di
alcuni paesi asiatici, sia potenze consolidate (Cina, Giappone, Corea) sia
potenze nuove. Una di queste, la Thailandia, ha appena annunciato un grosso
investimento per modernizzare la pubblica istruzione. Fornirà 1milione e
700mila tablet ad altrettanti studenti. E’probabilmente uno dei più grandi
progetti mai lanciati per l’educazione digitale nel mondo in cui viviamo.
E’stato il Ministero per la tecnologia
dell’informazione e della comunicazione, un nuovo dicastero del governo reale
(e già la dice lunga che un tale dicastero così mirato esista) ad annunciare
l’iniziativa. Che parte subito nel concreto, con una specie di gara d’appalto
postmoderna a livello mondiale. Surapol Navamavadhana, consulente governativo
che è tra i responsabili del progetto chiamato ‘one laptop per child’, cioè un
computer portatile per ogni bambino, ha spiegato che a giorni, in aprile, nove
produttori di tablet di diversi paesi, compresi tra gli altri Cina, India,
Germania, si riuniranno su invito dell’esecutivo thai per unirsi in un
capitolato per la fornitura, secondo le caratteristiche che Bangkok chiederà
per i computer per tutta l’infanzia.
I thailandesi scommettono sulle capacità digitali
imparate fin dall’infanzia per dare un futuro migliore alle nuove generazioni,
all’economia nazionale, alla società. Negli ultimi anni, l’industria è
talmente cresciuta nel regno del Sudest asiatico da fornire ormai circa il 32
per cento del prodotto interno lordo, percentuale paragonabile alla nostra o a
quella francese, ma in crescita, non in declino. Elettronica, componenti ad
alto contenuto tecnologico per i big giapponesi e coreani, componenti
aeronautiche sono i comparti di punta. La voglia di rimboccarsi le maniche,
lavorar sodo e modernizzarsi senza sosta, come in Cina, Giappone, Corea e
Indonesia ha da tempo contagiato anche il regno delle loro maestà Bhumibol e
Sirikit.
Considerata all’inizio del mandato una creatura del
potentissimo e ricchissimo fratello maggiore Thaksin, la giovane (e graziosa)
premier Yingluck Shinawatra si sta invece rivelando un personaggio forte, che
manda avanti idee giuste. Il paese cresce, fino all’attenzione ai dettagli e al
gusto. La capitale è un centro mondiale del design, e dispone di una rete di
metro e ‘skytrain’ (metro sopraelevata) fornita da Siemens, che in città come Roma
o Napoli sarebbe solo un sogno.
E sta anche attento ai soldi pubblici: per rinnovare la
linea di volo militare, scelta necessaria viste le mille tensioni regionali e
il riarmo dei vicini, l’efficiente Royal Thai Air Force ha ordinato non jet
costosissimi e pieni di difetti come gli F-35, bensì i semplici ma
efficacissimi Saab 39 Gripen, il supercaccia low cost svedese. Soldi
risparmiati (un F-35 costerebbe più di dieci Gripen), e spesi poi anche per il
programma ‘un tablet per ogni bambino’.
ANDREA TARQUINI (La
Repubblica - 23 marzo 2013)
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