martedì 7 maggio 2013

O IMBROGLIONI O TARTASSATI



Non è vero che gli svedesi sono contenti di pagare le tasse. Non è vero che gli evasori in America finiscono in galera come capitò ad Al Capone. Non è vero che il contribuente italiano in ordine si sente felice: si considera invece un minorato, perché a lui manca il privilegio che hanno masse enormi di suoi compatrioti, che riescono a imbrogliare il fisco.
La ricevuta di un riparatore d’auto o di uno che aggiusta il televisore è rara e preziosa come un francobollo dei Ducati.
Dopo anni di prediche e di minacce, siamo arrivati al punto che metà della popolazione vive con redditi poco al di sopra dell'Uganda: questo non è il Terzo Mondo, è il Quarto. Quello dei dritti.
Risulta che coloro che, in media, stanno meglio, sono gli operai: quasi nove milioni di reddito, questi ricchi sfondati, che pretendono anche la scala mobile, mentre un povero macellaio, che deve nutrirsi di cotiche, arriva appena a sei.
E pensate a quei disgraziati dei padroni dei bar, che tra poco i cappuccini non li serviranno più, ma se li berranno tutti loro, magari con una brioscina perché non arrivano a cinque, di milioni. Con quattrocentomila lire al mese come fanno a cavarsela?
Qualche fondo di caffè, un sorso d’acqua, non minerale, e via.
E gli artigiani, che quando li cercate perché ne avete bisogno, non li trovate mai: cosa credete, che siano impegnati in un altro lavoro? Nossignore.
Un piatto di ravioli, scondito, quando a malapena raggiungono i sei, bisogna pure metterlo insieme
E gli imprenditori, così soli quando si tratta  decidere, di rischiare, e di non versare le imposte quando mandano i figli al mare a Forte dei Marmi, a Santa Margherita,  evidente che non sono ospiti di quegli altri morti di fame che appaiono gli albergatori, ma delle colonie della «Charitas».
La vera specialità di tutti i governi che abbiamo avuto è stata quella di far pagare sempre di più coloro che già pagano molto, o abbastanza, e di  implorare, ogni anno, la «vergogna nazionale» costituita da folle che proprio di balzelli non ne vogliono sapere. Le automobili che dilagano non vanno a benzina: ma a biglietti da diecimila fregati allo Stato il quale deve poi assistere i falsi mutilati del Sud, mentre si è rassegnato a farsi infinocchiare dai falsi indigenti del Nord.
Non c’è scampo: qui c’è posto solo per due categorie: o imbroglioni o tartassati. A un amico svizzero che mi chiedeva che cosa mi piace in particolare del suo paese, ho risposto: «La cittadinanza». E capisce di più Prezzolini, che dopo infiniti pellegrinaggi andò a rifugiarsi a Lugano.
Lasciamo perdere la pulizia, che è una aspirazione, ma non sta in piedi neppure la decenza. Mi fa pena Raffaella Carrà, se penso che sarà spremuta più lei di mezza Confindustria.
E poi dovremo anche ascoltare le sdegnate precisazioni delle varie categorie, attraverso i loro fieri rappresentanti, che hanno dedicato un’esistenza per cercare di evitare i registratori, che poi se uno non spinge i tasti non succede nulla. Mi fanno venire in mente quel radiocronista, che una notte, nel deserto, voleva registrare il silenzio. E’ vera.
Purtroppo, sembra che gli unici capaci di capire dove sono i quattrini siano i sequestratori, che andrebbero messi, dopo l’arresto e l’eventuale pentimento, nelle esattorie. La competenza è fuori discussione.
Non c’è proprio da scherzare: la beffa è già un fatto. E se uno ne prende nota, lo accusano di fare del moralismo. Il ministro delle Finanze Bruno Visentini commenta indignato: «E’ un vero schifo». Sembra quasi che sia rimasto sorpreso dai conti paurosi che gli sono capitati tra le mani: scusi, professore, ma lei di dov’è? Ed è convinto che i suoi colleghi appoggeranno i programmi severi? I bilanci li fanno con i voti: e chi se la sente di andare contro il ceto medio, laico, lievemente progressista, di ideali cristiani, di aspirazioni pagane, e di scarsissime propensioni sociali? Ci hanno insegnato, fin da piccoli, a far l’elemosina, non a sovvenire la comunità in proporzione ai guadagni. Date a Cesare quello che è di Cesare, e sottintendevano: ma senza esagerare. Anche perché, se ne sei capace, puoi consentirti degli sconti.

Enzo Biagi (Il Fatto - 1995 - Rizzoli)

 

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