«VERGOGNA!». L’urlo dei senatori di Forza Italia contro Renzo Piano,
Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo riassume da solo il senso di vent’anni
all’insegna del rovesciamento d’ogni valore. È la frase storica di una giornata
che non ne ha prodotta nessuna. Proviamo a guardarla, la scena, con occhi
stranieri.
Come
la vedono nel resto del mondo civile, non assuefatti come i nostri da decenni
di talk show dove tutto è uguale a tutto. Da una parte stanno un genio
dell’architettura, il “Brunelleschi del ventesimo secolo” (New York Times), un
premio Nobel per la fisica degno erede della tradizione di Enrico Fermi e una
ricercatrice stimata nei circoli scientifici internazionali. Dall’altra un
pugno di cortigiani miracolati senza un mestiere, ben rappresentati da Bondi e
Gasparri, felici di riverire un padrone già piduista, datore di lavoro di boss
mafiosi, ora condannato in via definitiva per frode fiscale, in primo grado per
prostituzione minorile, sotto processo per corruzione di giudici e politici,
considerato un «clown» da mezza stampa mondiale. E questi dicono a quelli
«vergognatevi!». «Sublime» l’ha definito Piano, a ragione.
Nella
logica sotto-culturale del berlusconismo il tutto, s’intende, non fa una piega.
Se Berlusconi vincerà ancora, probabilmente avremo una via di Palermo
intitolata a Vittorio Mangano, eroe. E se il capo mandamento di Porta Nuova e
killer della mafia è un eroe, ne consegue che un premio Nobel debba
vergognarsi, e noi con lui. L’odio viscerale dei berluscones per chiunque si
ostini a onorare il nome dell’Italia nel mondo è del resto antico quanto il
berlusconismo. Prima di Rubbia e Piano, il bersaglio preferito degli strali dei
cortigiani di re Silvio era Rita Levi Montalcini, anche lei macchiata da un
premio Nobel. «Una vecchia rimbambita », «le porteremo le stampelle a casa»
(Storace), «è molto meglio Scilipoti di quella là» (Bossi). La gloria
scientifica, in effetti, rischia di rovinare all’estero la solida fama degli
italiani come puttanieri, mafiosi, frodatori del fisco e corrotti, che per
fortuna altri personaggi pubblici continuano a tenere ben alta e con malcelata
fierezza.
È
questo disprezzo per l’eccellenza ad animare il livore sempiterno dei
berluscones. Naturalmente poi bisogna cercare un pretesto. In questo caso si
sono scagliati contro le troppe assenze dei senatori a vita, che pure in media
sono stati presenti alle votazioni del Senato molto più del loro beneamato
leader Berlusconi. Il quale, peraltro, non ha neppure l’alibi di essere
impegnato in studi cruciali per il futuro dell’umanità come Rubbia, o di avere
una dozzina di cantieri aperti in tre o quattro continenti, come Piano. Per
quanto, certo, il bunga bunga prenda un sacco di tempo e di energie.
Il
rovesciamento della realtà e dei valori è del resto tanto più efficace quanto
più è radicale e insistito. Con l’aiuto dei talk show siamo, infatti, l’unica
nazione nella storia della democrazia che sta discutendo da mesi se è proprio
il caso di interdire dalle cariche pubbliche un delinquente. Si tratta del
capolavoro finale dell’egemonia culturale berlusconiana di un intero ventennio.
La totale perdita di senso delle parole.
“VERGOGNA”, secondo il dizionario italiano, “è il turbamento o
il timore che si provano per azioni sconvenienti, indecenti, indecorose che
sono o possono essere causa di disonore e rimprovero”. Ma è evidente che ormai
lo Zingarelli, così come la Costituzione, è vecchio e va riscritto.
Curzio Maltese (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano, 28 novembre 2013)