martedì 14 gennaio 2014

Alla giustizia italiana serve soprattutto la certezza della pena

Prendiamo spunto dalla vicenda penale di Berlusconi, ma attribuiamola ad un altro soggetto. Poniamo a un rapinatore che è stato condannato il primo agosto 2013 dal Tribunale di Milano a quattro anni di reclusione per aver svaligiato una banca a mano armata. Tre anni gli vengono condonati per l'indulto. Deve scontarne solo uno. Poichè agosto è mese di ferie per i Tribunali le cose vanno per le lunghe, comunque entro il 15 settembre il rapinatore, che ha più di 70 anni e non puo' essere messo in carcere, deve scegliere fra i 'servizi sociali' e i 'domiciliari'. Ma un po' per la neghittosità del Giudice di Sorveglianza che dovrebbe valutare se il condannato è disposto a farsi 'rieducare' ed è quindi meritevole dei 'servizi sociali' e un po' per la riottosità di costui che rifiuta quell' umiliazione (in fondo è solo un onesto rapinatore, non ha ucciso nè ferito nessuno) a gennaio la procedura non è ancora cominciata. Poniamo inizi ora. La magistratura di Sorveglianza ci mette circa sei mesi per concludere la valutazione. Nella migliore delle ipotesi il nostro rapinatore comincerà a scontare la pena esattamente un anno dopo la condanna. In tutto questo tempo, essendo a piede libero, puo' compiere una decina di rapine.
Ho sempre scritto che il vero problema della giustizia italiana è la lunghezza delle procedure. Il vizio ha origini storiche. Mentre gli anglosassoni hanno preso dal diritto romano, un diritto contadino, pragmatico e veloce, scontando la possibilità di qualche errore, noi abbiamo preso dal diritto bizantino, dalle Pandette di Gaio e Giustiniano, una splendida cattedrale gotica che, attraverso una serie di pesi e contrappesi, di controlli sui controlli, esclude l'errore. Ma poi, in concreto, non è cosi'. Perchè in un processo che si trascina per anni gli avvenimenti diventano sfocati, le carte ingiallite, i testimoni non ricordano più bene e qualche imputato se è messo al sicuro (come Amanda Knox, riparata negli States). Inoltre dopo Mani Pulite il Codice è stato inzeppato, per salvare lorsignori, di leggi cosiddette 'garantiste' che allungano ultriormente la già abnorme durata dei processi. Queste leggi sono fintamente 'garantiste' perchè danneggiano l'innocente, che ha interesse a essere giudicato al più presto, e avantaggiano il colpevole che ha l'interesse opposto: essere giudicato il più tardi possibile o, attraverso la prescrizione, mai.
Nel frattempo in Italia sono state varate pene sempre più severe, feroci, anche per reati risibili (come contro i writers) ma non siamo in grado di applicarle. Una pena non deve essere particolarmente severa nè, tantomeno, 'esemplare'. Ma deve essere certa. Ed è proprio questo che manca in Italia e favorisce ogni tipo di delinquenza (quante volte abbiamo sentito parlare di delitti commessi da pluripregiudicati?).
Torniamo a Berlusconi. In qualsiasi Paese del mondo uno nelle sue condizioni sarebbe sparito dalla scena politica, mentre da noi continua a determinarla. Ma lasciamo perdere, siamo in Italia. Pero' al cittadino comune fa un po' specie vedere che un tale condannato per una colossale frode fiscale puo' evoluire come vuole a sei mesi dalla condanna, mentre lui, il cittadino comune, viene tartassato da ogni parte e strangolato, senza pietà, da Equitalia.


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