martedì 28 gennaio 2014

Come trasformare una minoranza elettorale in una maggioranza parlamentare

Il Porcellum non esiste più. La Corte costituzionale lo ha dichiarato incostituzionale. Se si dovesse votare domani si voterebbe con una legge proporzionale con sbarramento al 4%. Che – sbarramento a parte – per la democrazia e i cittadini è infinitamente meglio di qualunque marchingegno maggioritario. Ma è proprio questo il punto: ciò che va bene per la democrazia e i cittadini non può andar bene per Renzi e Berlusconi, i due che – scopertisi in profonda sintonia – si sono messi d’accordo per una nuova legge truffa maggioritaria. L’obiettivo è quello di andare verso un sistema bipolare: due schieramenti (Pd e FI con i relativi cespugli) o, ancora meglio, due partiti, tenendo fuori dalla rappresentanza parlamentare quei milioni di elettori che non si sentono rappresentati da Pd o Fi. Modello Usa. Saremo così finalmente un paese moderno, libero da ideologie socialisteggianti e da nostalgie novecentesche. E per meglio far capire l’aria che tira, il decisionista Renzi ha chiarito che l’intesa con Berlusconi è “non modificabile in aula”. Quattro parolette che significano: emendamenti potranno essere discussi, ma solo con l’accordo di tutti, cioè solo se Berlusconi è d’accordo. Così, tanto per rafforzare il ruolo del Parlamento, difendere la Costituzione e valorizzare la democrazia rappresentativa.
Ma una legge elettorale non dovrebbe essere compito del Parlamento che, prima ancora che votarla, dovrebbe discuterla nelle sue commissioni? Niente di tutto questo. La nuova legge elettorale nasce da un accordo extra parlamentare fra uno che non è parlamentare e un pregiudicato, parlamentare decaduto. Per fare una legge elettorale più democratica? Macché. Per fare una legge elettorale che metta d’accordo Pd, FI e Alfano in base alle reciproche convenienze elettorali. Con questo colpo di genio, Renzi riporta Berlusconi, anzi il “presidente Berlusconi” come lui lo chiama, al centro della politica (ma non doveva asfaltarlo?) dandogli un insperato aiuto per la sua già iniziata campagna elettorale. Spacca il Pd, ma forse è quello che vuole per liberarsi di una fastidiosa minoranza interna. Contribuisce al prossimo successo elettorale del M5S, che raccoglierà i voti di altri elettori delusi del centro sinistra. E ridimensiona la figura politica di Letta, il che non è male come effetto collaterale. Insomma, un successone.
Cosa prevede la nuova legge truffa? Vediamone i due aspetti principali. Primo, niente preferenze (come col Porcellum), e quindi di nuovo un Parlamento di nominati. Secondo, sbarramenti al 5% e all’8% (peggio che col Porcellum), e quindi un Parlamento in cui ci saranno solo Pd, Fi e M5S. Per Berlusconi meglio di così non poteva andare. Potrà riaggregare gli alfaniani, la Lega e fascisti vari in una coalizione che batterà a mai basse un Pd in stato confusionale, mentre Grillo starà a guardare.
Per convincere gli italiani a trangugiare l’ennesimo rospo, si dice che, eliminato il Porcellum, non c’è più una legge elettorale, che c’è un vuoto legislativo. Falso. La legge elettorale c’è, è quella andata in vigore automaticamente dopo la decadenza del Porcellum, è il sistema elettorale proporzionale. Ma questo viene nascosto dalla maggioranza dei media, da giornali e tv allineate e omologate al sistema. E quindi, siccome tutto questo non appare, è come se non esistesse e si può raccontare la storiella del vuoto legislativo.
Si dice anche che il proporzionale renderebbe ingovernabile il Parlamento. Ma questa ingovernabilità c’è stata anche con un sistema ultramaggioritario come il Porcellum. E allora cosa bisognerebbe inventarsi per rendere governabile il Parlamento, cioè per metterlo in condizioni di non nuocere, e cioè per escluderne tutti i partiti tranne i due che quasi per “diritto divino” sarebbero chiamati a governare con il sistema dell’alternanza? Uno sbarramento al 20%?
E mentre tutto questo accade, Letta porta l’assalto finale ai beni pubblici. Il governo ha deciso di privatizzare le Poste. Il 40% per cominciare, poi si vedrà. Così dice Saccomanni, il ministro dell’economia. Le Poste, raccogliendo il risparmio di milioni di italiani, portano ogni anno un fiume di denaro nelle casse dello stato, tramite la Cassa Depositi e Prestiti. Dopo la privatizzazione questo fiume di denaro andrà ogni anno nelle tasche di quelli che si sono comprati le Poste (probabilmente a prezzi di saldo, come l’esperienza di tutte le privatizzazioni insegna). Secondo il governo la cifra raccolta con la privatizzazione sarà utilizzata per diminuire il debito pubblico. Attenzione! Non per migliorare il servizio, ma per abbassare di qualche punto percentuale un debito pubblico che comunque continuerà a salire negli anni successivi, dato che nessuna delle cause che ne stanno alla base viene affrontata. Letta queste cose le sa benissimo, ma per tentare di stare in piedi deve far vedere ai liberisti di Bruxelles che è più liberista di loro.

 

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