Il Porcellum non esiste più. La Corte costituzionale lo ha dichiarato
incostituzionale. Se si dovesse votare domani si voterebbe con una
legge proporzionale con sbarramento al 4%. Che – sbarramento a parte –
per la democrazia e i cittadini è infinitamente meglio di qualunque
marchingegno maggioritario. Ma è proprio questo il punto: ciò che va
bene per la democrazia e i cittadini non può andar bene per Renzi e
Berlusconi, i due che – scopertisi in profonda sintonia – si sono messi
d’accordo per una nuova legge truffa maggioritaria. L’obiettivo è quello
di andare verso un sistema bipolare: due schieramenti (Pd e FI con i
relativi cespugli) o, ancora meglio, due partiti, tenendo fuori dalla
rappresentanza parlamentare quei milioni di elettori che non si sentono
rappresentati da Pd o Fi. Modello Usa. Saremo così finalmente un paese
moderno, libero da ideologie socialisteggianti e da nostalgie
novecentesche. E per meglio far capire l’aria che tira, il decisionista
Renzi ha chiarito che l’intesa con Berlusconi è “non modificabile in
aula”. Quattro parolette che significano: emendamenti potranno essere
discussi, ma solo con l’accordo di tutti, cioè solo se Berlusconi è
d’accordo. Così, tanto per rafforzare il ruolo del Parlamento, difendere
la Costituzione e valorizzare la democrazia rappresentativa.
Ma una legge elettorale non dovrebbe essere compito del Parlamento
che, prima ancora che votarla, dovrebbe discuterla nelle sue
commissioni? Niente di tutto questo. La nuova legge elettorale nasce da
un accordo extra parlamentare fra uno che non è parlamentare e un
pregiudicato, parlamentare decaduto. Per fare una legge elettorale più
democratica? Macché. Per fare una legge elettorale che metta d’accordo
Pd, FI e Alfano in base alle reciproche convenienze elettorali. Con
questo colpo di genio, Renzi riporta Berlusconi, anzi il “presidente
Berlusconi” come lui lo chiama, al centro della politica (ma non doveva
asfaltarlo?) dandogli un insperato aiuto per la sua già iniziata
campagna elettorale. Spacca il Pd, ma forse è quello che vuole per
liberarsi di una fastidiosa minoranza interna. Contribuisce al prossimo
successo elettorale del M5S, che raccoglierà i voti di altri elettori
delusi del centro sinistra. E ridimensiona la figura politica di Letta,
il che non è male come effetto collaterale. Insomma, un successone.
Cosa prevede la nuova legge truffa? Vediamone i due aspetti
principali. Primo, niente preferenze (come col Porcellum), e quindi di
nuovo un Parlamento di nominati. Secondo, sbarramenti al 5% e all’8%
(peggio che col Porcellum), e quindi un Parlamento in cui ci saranno
solo Pd, Fi e M5S. Per Berlusconi meglio di così non poteva andare.
Potrà riaggregare gli alfaniani, la Lega e fascisti vari in una
coalizione che batterà a mai basse un Pd in stato confusionale, mentre
Grillo starà a guardare.
Per convincere gli italiani a trangugiare l’ennesimo rospo, si dice che, eliminato il Porcellum, non c’è più una legge elettorale, che c’è un vuoto legislativo. Falso. La legge elettorale c’è, è quella andata in vigore automaticamente dopo la decadenza del Porcellum, è il sistema elettorale proporzionale. Ma questo viene nascosto dalla maggioranza dei media, da giornali e tv allineate e omologate al sistema. E quindi, siccome tutto questo non appare, è come se non esistesse e si può raccontare la storiella del vuoto legislativo.
Per convincere gli italiani a trangugiare l’ennesimo rospo, si dice che, eliminato il Porcellum, non c’è più una legge elettorale, che c’è un vuoto legislativo. Falso. La legge elettorale c’è, è quella andata in vigore automaticamente dopo la decadenza del Porcellum, è il sistema elettorale proporzionale. Ma questo viene nascosto dalla maggioranza dei media, da giornali e tv allineate e omologate al sistema. E quindi, siccome tutto questo non appare, è come se non esistesse e si può raccontare la storiella del vuoto legislativo.
Si dice anche che il proporzionale renderebbe ingovernabile il
Parlamento. Ma questa ingovernabilità c’è stata anche con un sistema
ultramaggioritario come il Porcellum. E allora cosa bisognerebbe
inventarsi per rendere governabile il Parlamento, cioè per metterlo in
condizioni di non nuocere, e cioè per escluderne tutti i partiti tranne i
due che quasi per “diritto divino” sarebbero chiamati a governare con
il sistema dell’alternanza? Uno sbarramento al 20%?
E mentre tutto questo accade, Letta porta l’assalto finale ai beni
pubblici. Il governo ha deciso di privatizzare le Poste. Il 40% per
cominciare, poi si vedrà. Così dice Saccomanni, il ministro
dell’economia. Le Poste, raccogliendo il risparmio di milioni di
italiani, portano ogni anno un fiume di denaro nelle casse dello stato,
tramite la Cassa Depositi e Prestiti. Dopo la privatizzazione questo
fiume di denaro andrà ogni anno nelle tasche di quelli che si sono
comprati le Poste (probabilmente a prezzi di saldo, come l’esperienza di
tutte le privatizzazioni insegna). Secondo il governo la cifra raccolta
con la privatizzazione sarà utilizzata per diminuire il debito
pubblico. Attenzione! Non per migliorare il servizio, ma per abbassare
di qualche punto percentuale un debito pubblico che comunque continuerà a
salire negli anni successivi, dato che nessuna delle cause che ne
stanno alla base viene affrontata. Letta queste cose le sa benissimo, ma
per tentare di stare in piedi deve far vedere ai liberisti di Bruxelles
che è più liberista di loro.
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