giovedì 16 gennaio 2014

Insulti e "social network" se lo sfogo del singolo in rete diventa devastante

Tutti i giornali italiani, compresi quelli di destra da Il Giornale a Libero, si sono giustamente indignati per la caterva di volgarità, insulti, auguri di morte piovuta dal web su Pierluigi Bersani colpito l'altro giorno da una grave emorragia cerebrale. Ognuno, come ho già scritto, ha diritto di odiare chi gli pare, ma farlo quando uno è quasi «drèe a muri», come si dice a Milano, non mi pare particolarmente elegante.
I 'social network', dove chiunque, spesso anonimo o sotto falso nome, puo' esprimersi senza freni inibitori si stanno rivelando, com'era prevedibile, un boomerang inquietante perchè portando a galla l'ombra che è in ciascuno di noi (tutti siamo dei potenziali assassini) creano, per sinergia e imitazione, una reazione a catena incontrollabile che forse per il singolo puo' essere liberatoria (ma allora è inutile e grottesco punire i tifosi juventini che, nel luogo destinato per definizione allo sfogo, lo stadio, gridano «Non siamo napoletani») ma socialmente è devastante. E' l'eterna storia della Tecnologia di cui, in teoria, il singolo individuo puo' fare un uso euristico e intelligente, ma che a livello di massa è sempre stata utilizzata nel peggiore dei modi. Nel caso specifico, quello dei blog, per far esplodere dall'inconscio al conscio le proprie profonde frustrazioni.
Ma che dire invece, e allora, di Vittorio Feltri, che non è un blogger qualsiasi, ma è stato, almeno a mio parere, il miglior direttore di quotidiani e di settimanali della sua generazione ed è tuttora un giornalista di primaria importanza, che in un articolo («Cara Merkel, datti alla briscola», Il Giornale, 7/1) prende pesantemente in giro (uso volutamente questo eufemismo perchè ho la fortuna di collaborare a uno dei pochi giornali che hanno conservato senso della misura e buon gusto) la cancelliera tedesca che si è fratturata il bacino facendo sci di fondo sulle nevi svizzere? «La signora di ferro è in realtà di gomma. Nel senso che, cascando, è atterrata non con la testa, ma con il sedere, cioè la parte più tenera e voluminosa del suo corpo, un vero e proprio ammortizzatore naturale, definito volgarmente ma efficacemente culone...D'altronde è noto che nella vita un gran posteriore aiuta almeno quanto l'intelligenza». Risparmio al lettore del Gazzettino altri scampoli di questa prosa aulica. Ironia? Certo ma bisogna anche saperla fare e non c'è nulla di più triste del comico che non fa ridere.
Poichè sta parlando di tedeschi (ha tirato in ballo anche Schumacher colpevole di essersi spaccato la testa) Feltri coglie l'occasione per ironizzare sul vicecancelliere, l'Spd Sigmar Gabriel, che ha chiesto, e ottenuto, di usufruire di un giorno di permesso alla settimana per stare con la figlioletta di due anni, diritto che in Germania spetta a ogni cittadino, e la sua decisione è stata approvata dal 91% dei suoi connazionali. «Un fenomeno» scrive Feltri «che contrasta con la mitologia germanica: i tedeschi che non mollano mai, sgobbano, amano la patria sopra ogni cosa e ogni sentimento. Noi saremo mammoni, loro sono mammole. Non ci sono più i tedeschi di una volta». Forse li preferiva quando erano nazisti. A Feltri probabilmente sfugge, a meno naturalmente che non si tratti di Berlusconi, che gli uomini politici hanno più doveri ma anche pari diritti degli altri cittadini, e soprattutto che se la stragrande maggioranza è d'accordo col ministro Gabriel è perchè i tedeschi si fidano dei propri dirigenti, Spd o Cdu che siano, sapendo che, in linea di massima, «sgobbano» sul serio per l'interesse e il bene del loro Paese. Cosa che, viste anche le baruffe chiozzotte di queste ultime settimane per conquistarsi una microfettina di potere, per non parlare del resto, non si puo' dire dei nostri.


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