sabato 31 maggio 2014

Ecco perché il M5S è indispensabile (per lo meno in Sicilia, aggiungo io)

Un estratto dall’articolo di oggi su La Repubblica.

Sulla home page del sito del Movimento 5 stelle di Palermo campeggia una frase di Buckminster Fuller: “Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta”. Tutto si può contestare ai grillini, tranne di non aver fatta propria questa massima.
La sconfitta elettorale suggerisce, anzi impone, al Movimento di cambiare modello, perché la realtà si è appena rifatta il look restituendo con gli interessi quei “vaffa” che aveva assorbito in anni di appassionate contestazioni. Che sia la strada del dialogo all’Ars o quella di una degrillizzazione dell’enclave siciliana, con toni meno aspri e maggior esercizio di relativismo politico in ossequio al fatto che siamo sempre nella terra di Pirandello, poco importa in questo momento. Ciò che è giusto analizzare è il motivo per cui il Movimento – che piaccia o no – è ormai fondamentale per questa terra.
I ragazzi a 5 stelle hanno suonato la sveglia in una generazione catatonica da vent’anni, rimbambita da miracoli di cartapesta e assuefatta alla figura del giovane politico tutto kit e distintivo. Lì dove c’era il menefreghismo come arma di difesa o la militanza come mero strumento di guadagno facile, è tornata la passione, con tutti i suoi difetti. E per una magia, un po’ telematica un po’ analogicamente culturale, ci sono stati ventenni e trentenni che hanno cominciato a parlare di politica, a riunirsi la sera per sognare senza “additivi”, a inanellare progetti.
Il Movimento è figlio di una congiuntura economica e in essa ha proliferato: in Sicilia più che altrove.
(…)
Non è da poco il pressing sulla lotta agli sprechi del M5S siciliano e rimarrà sempre da esempio la correttezza con cui i deputati hanno restituito parte dei loro stipendi, destinandola al microcredito per le piccole imprese. L’archetipo dell’onorevole ricco e potente si è sfaldato assieme alla sua nemesi della politica che è tutta un magna magna, anche grazie a questi giovani che ci hanno mostrato che non è vero che l’occasione fa l’uomo ladro, ma può farlo anche mediamente coerente.
La politica dei professionisti è rimasta scossa dalle ingenuità dei cittadini a 5 stelle, che tra strafalcioni e innegabili passi falsi, hanno insinuato un paio di dubbi nel nostro sentire comune: perché a un politicante navigato, con un albo di cariche pubbliche da figurine Panini, con un passato costellato da cambi di casacca, magari con qualche precedente penale, si perdona un passo falso più che a un grillino che sbaglia un congiuntivo? Perché si tende a essere più realisti del re con i cortigiani e non con i reali?
Risposta intuitiva: perché il Movimento 5 stelle ha sempre ostentato (troppo spesso in modo verbalmente violento) la sua intransigenza e ha finito col pagare a caro prezzo il fallimento di una tattica d’attacco che non prevedeva paracadute in caso di insuccesso. Chi fa della propria virtù un’arma offensiva, deve essere pronto a inventarsi un buon argomento in caso di sconfitta.
E anche in questo caso i grillini hanno dimostrato di avere un ruolo importante, giacché in uno scenario politico in cui nessuno, storicamente, ha mai ammesso di aver perso, in cui persino i trombati simulano sollievo, in cui col 4 per cento ci si vende subito al 100 per cento, loro hanno addentato i loro trent’anni e masticato amaro, piangendo e disperandosi come solo chi ha passione sa fare.
E, a parte tutto, già questo li ha resi speciali.



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