lunedì 26 maggio 2014

Pil, Mib, Pin, Borsa. La vita è "una prigione" di numeri e denaro

«Il Pil nell'eurozona nel 2014 salirà del 1,2% e nel 2015 sarà del 1,7%, mentre in Italia è +0,6% nel 2014 e dovrebbe essere del +1,2% nel 2015. Questo secondo la Commissione europea. Per l'Istat invece la crescita italiana nel 2015 sarà dell'1% e quella degli investimenti sarà dell'1,9% nel 2014 e dovrebbe salire del 3,5% nel 2015. La spesa delle famiglie nel 2014 è di +0,2% mentre la disoccupazione è al 12,7%, ma per la Commissione europea salirà al 12,8%...». Così ci informava lunedì il TG1, per poi dare variazioni microdecimali nei giorni successivi. Poi c'è la Borsa («il fulcro della razionalità pura» secondo Hegel), il Ftsi Mib, il Nasdaq, altri numeri in perenne oscillazione. Le nostre vite dipendono da entità astratte, Fmi, Bce, Wto, sigle come nel mondo di Orwell, che si esprimono anch'esse in cifre di cui non capiamo nulla. Se nevica poco questo fatto naturale è immediatamente tradotto in cifre, quelle della perdita economica degli imprenditori del settore e degli albergatori. Se piove poco si calcolano i danni per gli agricoltori, se piove troppo si fa il conto dei danni economici prima ancora che delle vittime. Poi ci sono l'Iban, il Pin, la carta di credito, il bancomat, il codice fiscale, ancora numeri, sempre legati al denaro. Il denaro sarà anche «la logica della materia» come dice ancora Hegel o 'razionalità pura' come scrive Max Weber, ma bisogna cominciare a prendere atto che si tratta di una razionalità e di una logica che ci sono diventate nemiche.
Viviamo in un mondo matematico, numerico, quantitativo da cui l'uomo sembra scomparso. E' esso stesso cifra, numero, statistica. Nella migliore delle ipotesi siamo stati degradati a 'consumatori' o piuttosto a tubi digerenti, a lavandini, a water che devono ingurgitare nel più breve tempo possibile ciò che altrettanto rapidamente produciamo. Altrimenti crolla il sistema economico. Ma dobbiamo essere, al tempo stesso, risparmiatori, altrimenti crolla il sistema economico. E' una delle conseguenze dell'astrattezza illuminista. E il denaro è l'astrazione delle astrazioni. E' un niente, un puro nulla, è una logica proiettata verso un futuro che, quando l'astrazione supera certi limiti, diventa inesistente. In circolazione, come fa notare Giulio Tremonti, uno dei pochissimi che sembra aver capito dove stiamo andando a parare, ci sono cento trilioni di dollari, una bolla che prima o poi ci cadrà sulla testa con conseguenze apocalittiche. Altro che puntare sulla crescita come affermano tutte le leadership mondiali che non si comprende se 'ci sono o ci fanno', cioè se hanno capito benissimo e se ne fregano continuando a drogare il cavallo già dopato nella speranza che faccia ancora qualche passo oppure se non hanno capito niente. Probabilmente sono tutte e due le cose: degli imbecilli in malafede.
In ogni caso, anche grazie al denaro («la tecnica che unisce tutte le tecniche» secondo Simmel), abbiamo creato un mondo troppo complesso e interconnesso che, con tutta evidenza, non siamo più in grado di governare. Come ha scritto uno scienziato americano basterebbe un black out della Rete di una settimana per creare un altro tipo di apocalisse (se permettete è il tema di un mio romanzo, 'Il Dio Thoth').
Ho nostalgia di un mondo più semplice. Qualche estate fa mi ero spinto fino a uno dei paesi più sperduti del centro della Corsica, Muna. C'era un uomo, Paulo, che teneva un baracchino. Mi offerse un bicchiere di vino e abbiamo fatto amicizia (lì funziona così, o gli vai a sangue o è meglio che giri al largo). Alla fine gli ho chiesto: «Di nome come fai?». «Che vuol dire? Sono Paulo de Muna». Anch'io vorrei essere «Massimo de Muna».



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