"Egregio Presidente Matteo Renzi,
non so se questa sia la giusta formula
per iniziare una missiva diretta al Premier di questo paese, ma è la
prima volta che scrivo ad un Presidente del Consiglio e, pur con tutto
il rispetto dovuto al suo ruolo, ma tenendo conto della sua indole
innovatrice e della volontà di conferire maggior dinamismo alla
politica, sono certa non si formalizzerà su un incipit.
Sarà felice di sapere che a scriverle è una giovane coppia di Firenze, la sua città, la città che ha amministrato fino a pochi mesi fa e alla quale dice di aver dedicato il cuore.
Come lei, amiamo questa città e
l’abbiamo scelta per viverci. Ci muoviamo per le vie con il rispetto che
tanta bellezza discreta merita, con gli occhi pieni della pietra e
delle colline che abbracciano ogni cosa. In questa città ci siamo
formati, ci siamo innamorati e abbiamo scelto, un passo dopo l’altro, di
costruire il nostro futuro.
Sarà felice di sapere che in un certo senso siamo l’incarnazione della generazione che lei ha in mente: giovani (under 40),
laureati nei tempi, abbiamo lasciato subito dopo la laurea il comodo
tetto familiare per farci le ossa nel mondo. Gavetta e precariato nei
primi anni di lavoro non ci hanno spaventati e abbiamo deciso di
rimanere in Italia perché abbiamo voluto scommettere sul nostro paese.
Mentalità Europeista, l’inglese per muoverci nel mondo. Abbiamo
condiviso con lei le stesse stragi di mafia in TV e osservato con la
stessa rabbia l’immobilismo e le cancrene degli ultimi 30 anni di
politica italiana.
Adesso, nonostante la crisi e la
sfiducia dilagante, abbiamo un lavoro che ci piace, non siamo dovuti
scendere a patti con le nostre inclinazioni e gli studi fatti, abbiamo
una casa, un mutuo, ma soprattutto abbiamo un figlio di poche settimane e il cuore che scoppia di emozioni e di fiducia.
Insomma, detta così sembriamo quasi un esempio dell’Italia
che lei immagina per tutti i giovani di questo stivale, quasi un
modello per un suo manifesto elettorale non trova? E invece, se
osserviamo bene, nonostante l’impegno, l’ottimismo, l’onorabilità delle
rate del mutuo mese dopo mese, il 730 in regola, la coscienza civile e
tutto il resto, noi non veniamo considerati cittadini al 100% del paese
che lei governa. Vuole sapere perché? Un’inezia, invece di essere una
coppia formata da un uomo e una donna, siamo una coppia formata da due
donne. L’amore, l’impegno, la determinazione, i sogni, le speranze sono le stesse, i diritti purtroppo NO.
Lei sa di aver preso un impegno con
coppie come la nostra in campagna elettorale, lei sa che in parlamento
c’è un disegno di legge su unioni civili e step child adoption che attende di diventare legge. Lei sa perfettamente che l’Europa della quale facciamo parte è l’Europa dei diritti civili e della lotta a ogni forma di discriminazione,
eppure nonostante le numerose parole spese prima delle primarie, con
tanto di twitter sulla coppia di mamme che fa parte del suo staff, ad
oggi non ha ancora fatto cenno al tema dei diritti civili.
Come lei costantemente ama ripetere,
questa è l’ultima chance che vi viene concessa di beneficiare della
nostra fiducia, la misura è colma. È il momento delle risposte e non delle promesse elettorali, è il momento dell’azione e non della propaganda fine a se stessa. È il momento che il suo governo si assuma la responsabilità, in termini di approvazione di una legge chiara e definitiva, in merito agli impegni presi su unioni civili e tutela dei minori nati all’interno delle coppie gay.
Le ricordo inoltre Presidente, che il Presidente Obama,
al quale lei guarda come un modello e dal quale ha preso in prestito il
celebre motto “Yes, we can”, viene da un paese nel quale 50 anni fa i
matrimoni tra bianchi e neri erano considerati INNATURALI e quindi
ILLEGALI. Oggi in quel paese quell’uomo di colore, figlio di un uomo di
colore e di una donna bianca ricopre il ruolo di Presidente al suo
secondo mandato e si è fatto promotore di una campagna per la lotta a
ogni forma di discriminazione nei confronti del mondo LGBT e del
matrimoio ugualitario per tutti.
Le ricordo ancora Presidente, che nel
giorno della sua vittoria alle primarie del PD, nel lungo e sentito
discorso che dava l’avvio alla sua leadership nel partito, lei
commemorava commosso la scomparsa di un grandissimo leader, a sua detta
altra grande fonte di ispirazione per i suoi ideali politici, Nelson Mandela.
Un uomo che è stato da sempre nel mondo uno dei simboli per eccellenza
della lotta contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza.
Ora le chiedo, dato tutto quello che ci siamo detti e ricordati, lei da quale parte vuole stare? Che posizione decide di prendere nei confronti delle promesse fatte e soprattutto della storia dei diritti civili di questo paese?
Per cosa la ricorderemo tra una ventina d’anni? Per un leader che
impresse una svolta in materia di progresso, uguaglianza e civiltà o per
l’ennesima promessa elettorale alla quale fu concessa una fiducia mal
riposta?
Nostro figlio è nato a Firenze poco più di tre settimane fa e adesso, insieme ad altre centinaia di bambini in Italia, attende una risposta proprio da lei Matteo!
Grazie."
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