(ATTENZIONE: questo articolo, oltre ad essere lungo in un
modo inaccettabile, fa un reiterato uso della parola stronzate, per tenere
alta l’attenzione e diffondere un concetto importante)
L'informazione online, oggi, si basa sull’ingenuità degli
utenti, e sulla loro vulnerabilità alle stronzate.
Per la cultura, si parla di analfabetismo di ritorno: hai
studiato da ragazzo, ma poi hai dimenticato tutto. Per il web, invece, si può
parlare di analfabetismo di andata: troppi utenti non evolvono, non sgamano i
meccanismi subdoli dell’informazione online, sono ancora ingenui come nell’internet
degli anni ’90.
Il problema è che, ancora nel 2014, gli utenti non si
pongono domande sulla PIS, Probabilità di Incappare in Stronzate.
Quando qualcuno ti linka un articolone sensazionale con un
titolo spaccone, tu devi fermarti, allontanarti un po’ dallo schermo, e sforzarti
di valutare la PIS di quel particolare momento: quanto è probabile che tu abbia
a che fare con una stronzata? O con un blog che dice stronzate? O con un
argomento che in questi giorni tira tantissimo, e che quindi è facile scriverci
stronzate? Questa persona che ha scritto queste cose, vuole dirti davvero
qualcosa, o vuole solo il tuo clic e la tua visualizzazione di pubblicità?
Pochi si fanno domande, la rete non è concepita per
spingerti a rallentare e a farti venire sani dubbi: prima che le sinapsi si attivino,
il tuo dito indice ha già mipiaciato e condiviso, e quindi agevolato la
diffusione di stronzate.
Il blogger non deve essere solo una macchna da SEO e
ottimizzare i meccanismi per ricevere visite: il blogger deve anche dire
qualcosa, dirlo davvero, nel senso di postare contenuti che informino sul serio,
o postare stronzate ‘pure’, cioè cose palesemente inutili che però emozionano, fanno
piangere, fanno ridere, e insomma intrattengono l'utente senza fare danni,
senza disinformarlo.
Intrattenere ed emozionare disinformando non è la stessa
cosa: se hai il piccolo grande potere dell’informazione, e una piccola grande
visibilità, devi fare le cose come Dio comanda.
Una fetta preoccupante della blogosfera di oggi serve solo a
entrarti nel cervello con una foto e un titolo fatti ad arte, dandoti in cambio
assolutamente niente nel migliore dei casi, e disinformazione nel peggiore, e
muovendo il tuo dito indice sul Mi Piace e poi sul Condividi.
Ti usano e ci guadagnano. Parecchio.
Potremmo considerarlo hackeraggio, gestione di cervelli da
remoto.
La disinformazione guadagna sulla buona fede e sulle buone intenzioni
degli utenti ingenui: l'utente medio legge due stronzate ben costruite da
sapienti costruttori di stronzate, si lascia persuadere, e a quel punto non
solo pensa di essere informato, ma si emoziona, gli vengono le palpitazioni, e si
sente investito della responsabilità di informare gli altri, disinformandoli. È
così che funziona l’emozionante passaparola delle stronzate.
Il fatto è che l'utente medio di oggi è ancora vulnerabilissimo
al fascino della notiziona ricevuta via Facebook, e non si pone nessuna
questione sulla fondatezza, sull'affidabilità della fonte, non ha la forza né la
lucidità necessarie per resistere al meccanismo social, e farsi delle domande.
Internet doveva servire a fare soldi con l'informazione, ma
la verità è che con la disinformazione si guadagna di più, e per questo i blog
seri sono costretti a riempirsi di pubblicità e a sembrare degli spammoni
professionisti.
Se scrivi stronzate emozionanti e disinformanti, fai un
sacco di visite e puoi permetterti di mettere poca pubblicità e guadagnarci
come un maiale.
Se invece dici cose vere, se non distorci le notizie, sei
costretto a mettere più pubblicità, e gattini, e fotogallery e stronzate di questo
tipo, per attirare le visite che la verità non riesce ad attirare.
La verità non è un contenuto performante,
mentre la
stronzata disinformante si: è così da quando esistono la civiltà e la
scrittura, e le cose resteranno in questo modo finché le persone
resteranno ingenue.
Per questo, nel web occorrono non solo esperti di SEO e di
social marketing, ma anche esperti di PIS, onesti e pazienti insegnanti che sviluppino
negli – ahimé – ingenui utenti la rara capacità di valutare di volta in volta la Probabilità di
Incappare in Stronzate.
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