mercoledì 16 luglio 2014

VERDINI ENTRA ED ESCE QUANDO VUOLE DA PALAZZO CHIGI



IL POTENTE FIORENTINO DI FORZA ITALIA È STATO RINVIATO A GIUDIZIO. MA È SUO IL DOSSIER CHE IL PREMIER STUDIA PER CAMBIARE PALAZZO MADAMA E LEGGE ELETTORALE.
Se questo è un padre della patria, novello costituente. Associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato. Il gup del tribunale di Firenze, Fabio Frangini, ieri ha rinviato a giudizio 47 persone per il crac del Credito cooperativo fiorentino (Ccf). Tra queste l’imputato numero uno è Denis Verdini, che per oltre vent’anni ha gestito la banca. Non è il primo guaio giudiziario per lo sherpa berlusconiano delle riforme. Verdini è lambito da tante altre inchieste: la cricca del G8 dell’Aquila, gli affari dell’eolico in Sardegna, le riunioni della P3 per salvare B. dai processi (e altre intercettazioni nel processo P4), truffa per fondi pubblici dell’editoria. Il buco della banca di Verdini sarebbe di oltre 100 milioni di euro. Prestiti facili e distrazioni a gogò. Coinvolto anche un altro parlamentare azzurro, Massimo Parisi, mentre la posizione di Marcello Dell’Utri (un prestito da 3,2 milioni di euro senza garanzie) è stata stralciata.
L’eroe dei due Palazzi e le simulazioni elettorali - Verdini è stato rinviato a giudizio subito dopo aver consegnato a Matteo Renzi un prezioso dossier sulle simulazioni elettorali che vedono il premier arrivare primo con ogni sistema elettorale. Questo dettaglio del dossier è stato rivelato domenica scorsa dal Corriere della Sera e ha fatto impazzire moltissimi deputati democrat e forzisti. “Com’è possibile che il principale consigliere di B. fornisca i sondaggi al capo del partito avversario?”. Il punto è che ormai non c’è più distinzione tra “Matteo” e “Denis”. Verdini partecipa ai consigli di guerra del Condannato a Palazzo Grazioli (insieme con Ghedini, Gianni Letta, Confalonieri) e allo stesso tempo ha un accesso pressoché libero a Palazzo Chigi. Circostanza questa confermata al Fatto da fonti bipartisan, sia renziane sia berlusconiane. È l’eroe dei due Palazzi. E se non s’incontrano di persona durante la settimana il loro contatto preferito è Luca Lotti, il giovane sottosegretario della presidenza del Consiglio che si occupa dei fondi per l’editoria. Verdini scrive a Lotti e Lotti rigira a Renzi. Telefonate a parte, sempre quotidiane tra i due, “Matteo” e “Denis”, un’altra occasione d’incontro sono poi i fine settimana a Firenze, la città di entrambi. Il loro rapporto, infatti, è profondamente “fiorentino”. In questi mesi la letteratura sui due è stata ampia, fino ad includere un legame massonico mai provato. In ogni caso è antico. Risale al papà di Renzi e risale al primo assalto di “Matteo” al Comune, assecondato con benevolenza consociativa da Verdini, diciamo pure così. Ecco come viene aggiornato il rapporto oggi da un parlamentare renziano: “I due si fidano ciecamente l’uno
dell’altro”.
Quella minaccia: “Se il patto salta io lascio Fi” - In fondo è così che è cominciata la storia del patto del Nazareno, quando lo Spregiudicato vide il Pregiudicato e si appartò pure da solo con lui, per sette lunghi minuti. La storia, appunto, iniziò con una telefonata di “Denis” a “Matteo”: “Noi due ci si deve vedere”. È in quel momento che Verdini ha realizzato che poteva costruirsi una doppia polizza sulla vita (politica) e non solo. Da un lato Berlusconi, dall’altro Renzi. Non a caso, quando settimane fa Berlusconi sembrava sensibile ai richiami dei falchi azzurri anti-Nazareno, Verdini ha rotto la sua proverbiale riservatezza (ha rilasciato pochissime interviste in questi anni) e ha fatto trapelare una clamorosa indiscrezione: “Se si rompe il patto me ne vado da Forza Italia e mi ritiro”. Non è successo, ma ci è andato vicinissimo. Anche perché, Verdini, prima ha litigato poi ha ricucito con il fatidico cerchio magico del Condannato: la fidanzata Francesca Pascale, la badante Mariarosaria Rossi, il barboncino Dudù, il consigliere Toti e, in seconda battuta, Paolo Romani e Mariastella Gelmini.
La profezia di Mucchetti - Proprio l’altro giorno, dopo il dettaglio rivelato dal Corsera e prima del rinvio a giudizio di ieri, il senatore del Pd Massimo Mucchetti, da giornalista di razza, ha insinuato un dubbio profetico, sotto forma di avvertimento- consiglio a Berlusconi: “Verdini deve rispondere della bancarotta del Ccf e di altre imputazioni. Qui la politica non c’entra. Si tratta di affarucoli da strapaese, ma con una conseguenza grave come la liquidazione coatta amministrativa della banca decretata dalla Banca d’Italia. Senonché per Verdini i processi non sono ancora entrati nel vivo. E qui diventa interessante vedere se lo Stato e le istituzioni si costituiranno parte civile laddove fosse possibile o se chiuderanno un occhio e, ove lo facessero, se troveranno i migliori avvocati o se troveranno il Giovanni Galli della situazione per giocare o perdere come accadde alle elezioni amministrative fiorentine. Verdini ha maggiori possibilità di ottenere vantaggi dalla benevolenza del Principe”. Verdini gioca in proprio la partita delle riforme? Risponde una fonte del cerchio magico: “Mucchetti ha ragione”.

Fabrizio d'Esposito (Jack's Blog - 16 luglio 2014


Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.