IL POTENTE FIORENTINO
DI FORZA ITALIA È STATO RINVIATO A GIUDIZIO. MA È SUO IL DOSSIER CHE IL PREMIER
STUDIA PER CAMBIARE PALAZZO MADAMA E LEGGE ELETTORALE.
Se questo è un padre della patria, novello costituente.
Associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita,
truffa ai danni dello Stato. Il gup del tribunale di Firenze, Fabio Frangini,
ieri ha rinviato a giudizio 47 persone per il crac del Credito cooperativo
fiorentino (Ccf). Tra queste l’imputato numero uno è Denis Verdini, che per
oltre vent’anni ha gestito la banca. Non è il primo guaio giudiziario per lo
sherpa berlusconiano delle riforme. Verdini è lambito da tante altre inchieste:
la cricca del G8 dell’Aquila, gli affari dell’eolico in Sardegna, le riunioni
della P3 per salvare B. dai processi (e altre intercettazioni nel processo P4),
truffa per fondi pubblici dell’editoria. Il buco della banca di Verdini sarebbe
di oltre 100 milioni di euro. Prestiti facili e distrazioni a gogò. Coinvolto
anche un altro parlamentare azzurro, Massimo Parisi, mentre la posizione di
Marcello Dell’Utri (un prestito da 3,2 milioni di euro senza garanzie) è stata
stralciata.
L’eroe dei due Palazzi e le simulazioni elettorali - Verdini è stato rinviato a
giudizio subito dopo aver consegnato a Matteo Renzi un prezioso dossier sulle
simulazioni elettorali che vedono il premier arrivare primo con ogni sistema
elettorale. Questo dettaglio del dossier è stato rivelato domenica scorsa dal
Corriere della Sera e ha fatto impazzire moltissimi deputati democrat e
forzisti. “Com’è possibile che il principale consigliere di B. fornisca i
sondaggi al capo del partito avversario?”. Il punto è che ormai non c’è più
distinzione tra “Matteo” e “Denis”. Verdini partecipa ai consigli di guerra del
Condannato a Palazzo Grazioli (insieme con Ghedini, Gianni Letta, Confalonieri)
e allo stesso tempo ha un accesso pressoché libero a Palazzo Chigi. Circostanza
questa confermata al Fatto da fonti bipartisan, sia renziane sia berlusconiane.
È l’eroe dei due Palazzi. E se non s’incontrano di persona durante la settimana
il loro contatto preferito è Luca Lotti, il giovane sottosegretario della
presidenza del Consiglio che si occupa dei fondi per l’editoria. Verdini scrive
a Lotti e Lotti rigira a Renzi. Telefonate a parte, sempre quotidiane tra i
due, “Matteo” e “Denis”, un’altra occasione d’incontro sono poi i fine
settimana a Firenze, la città di entrambi. Il loro rapporto, infatti, è
profondamente “fiorentino”. In questi mesi la letteratura sui due è stata
ampia, fino ad includere un legame massonico mai provato. In ogni caso è
antico. Risale al papà di Renzi e risale al primo assalto di “Matteo” al
Comune, assecondato con benevolenza consociativa da Verdini, diciamo pure così.
Ecco come viene aggiornato il rapporto oggi da un parlamentare renziano: “I due
si fidano ciecamente l’uno
dell’altro”.
dell’altro”.
Quella minaccia: “Se il patto salta io lascio Fi” - In fondo è così che è
cominciata la storia del patto del Nazareno, quando lo Spregiudicato vide il
Pregiudicato e si appartò pure da solo con lui, per sette lunghi minuti. La
storia, appunto, iniziò con una telefonata di “Denis” a “Matteo”: “Noi due ci
si deve vedere”. È in quel momento che Verdini ha realizzato che poteva
costruirsi una doppia polizza sulla vita (politica) e non solo. Da un lato
Berlusconi, dall’altro Renzi. Non a caso, quando settimane fa Berlusconi
sembrava sensibile ai richiami dei falchi azzurri anti-Nazareno, Verdini ha
rotto la sua proverbiale riservatezza (ha rilasciato pochissime interviste in
questi anni) e ha fatto trapelare una clamorosa indiscrezione: “Se si rompe il
patto me ne vado da Forza Italia e mi ritiro”. Non è successo, ma ci è andato
vicinissimo. Anche perché, Verdini, prima ha litigato poi ha ricucito con il
fatidico cerchio magico del Condannato: la fidanzata Francesca Pascale, la
badante Mariarosaria Rossi, il barboncino Dudù, il consigliere Toti e, in
seconda battuta, Paolo Romani e Mariastella Gelmini.
La profezia di Mucchetti - Proprio l’altro giorno, dopo il dettaglio
rivelato dal Corsera e prima del rinvio a giudizio di ieri, il senatore del Pd
Massimo Mucchetti, da giornalista di razza, ha insinuato un dubbio profetico,
sotto forma di avvertimento- consiglio a Berlusconi: “Verdini deve rispondere
della bancarotta del Ccf e di altre imputazioni. Qui la politica non c’entra.
Si tratta di affarucoli da strapaese, ma con una conseguenza grave come la
liquidazione coatta amministrativa della banca decretata dalla Banca d’Italia.
Senonché per Verdini i processi non sono ancora entrati nel vivo. E qui diventa
interessante vedere se lo Stato e le istituzioni si costituiranno parte civile
laddove fosse possibile o se chiuderanno un occhio e, ove lo facessero, se
troveranno i migliori avvocati o se troveranno il Giovanni Galli della
situazione per giocare o perdere come accadde alle elezioni amministrative
fiorentine. Verdini ha maggiori possibilità di ottenere vantaggi dalla
benevolenza del Principe”. Verdini gioca in proprio la partita delle riforme?
Risponde una fonte del cerchio magico: “Mucchetti ha ragione”.
Fabrizio d'Esposito (Jack's Blog - 16 luglio 2014)
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