C’è
modo e modo di approcciare, condurre e definire un accertamento ispettivo ed
ogni scelta conduce a un risultato diverso.
Intanto,
occorre mantenere distinti ruoli e obiettivi.
Chi
è chiamato a svolgere un accertamento ispettivo deve agire sempre con assoluta onestà
intellettuale e assumere ogni volta un approccio neutrale con l’ambiente da
sottoporre a verifica.
Per
coprire il ruolo ispettivo è necessaria di certo un’ottima preparazione di base
ma ancor di più occorre avere umiltà di approccio, duttilità, molto intuito e tanta fantasia.
Al riguardo, fondamentale nella preparazione dei giovani è accompagnarli inizialmente
a dei veterani, riconosciuti bravi e severi, da poter emulare e da cui apprendere
silenziosamente e gradualmente il “mestiere” nei suoi complessi e molteplici
aspetti.
I
“pierini” e i “primi della classe”, mandati inopinatamente allo sbaraglio, sono
sempre deleteri e di certo disattendono al sano proposito. L'utilizzo di automi
della specie può pure capitare, ma si tratta spesso di casi isolati, magari in
risposta a mandati specifici, in genere aventi fini palesemente punitivi
prefissati da qualcuno “a monte” (presunte "lese maestà"). In questi casi si tratta di veri e propri “sbirri”,
“robot” o “serial killer”; una categoria a parte.
Gli
elementi già noti ai componenti di un gruppo ispettivo e le analisi “cartolari”
di cui essi già dispongono, costituiscono traccia, elementi di una diagnosi
ipotetica che rimane comunque da accertare ed eventualmente sempre da comprovare.
Al
riguardo mi piace immaginare una realtà aziendale da assoggettare ad
accertamenti ispettivi come un organismo vivente complesso: con una sua testa,
una bocca, un apparato digerente, le sue scorie, un sistema depurante e così
via. Come tale, quindi, avente un cervello pensante, uno scheletro, dei muscoli
ed il tutto sano ovvero suscettibile di patologie più o meno gravi, curabili ambutorialmente
e non.
Affascinante
risulta, quindi, associare ogni cosa alle diverse funzioni svolte dai tanti
soggetti chiamati a ricoprire i variegati ruoli gestionali: direttivi,
operativi e di controllo.
In un accertamento ispettivo però, diversamente dalle diagnosi di medicina generale, il malato non accusa ne tantomeno confessa le patologie di cui soffre o che teme di incubare.
L’attività di controllo la assocerei, quindi, intanto ad una preventiva terapia di psicanalisi, nella quale il medico non conosce le caratteristiche del soggetto sottoposto a visita e quest’ultimo diffida nella collaborazione.
Resta sempre fermo il fatto che il check up generale andrà sempre fatto e che, se non preventivato, in una seconda fase potrà comunque essere richiesto l’intervento di un ulteriore medico specializzato in psichiatria.
In un accertamento ispettivo però, diversamente dalle diagnosi di medicina generale, il malato non accusa ne tantomeno confessa le patologie di cui soffre o che teme di incubare.
L’attività di controllo la assocerei, quindi, intanto ad una preventiva terapia di psicanalisi, nella quale il medico non conosce le caratteristiche del soggetto sottoposto a visita e quest’ultimo diffida nella collaborazione.
Resta sempre fermo il fatto che il check up generale andrà sempre fatto e che, se non preventivato, in una seconda fase potrà comunque essere richiesto l’intervento di un ulteriore medico specializzato in psichiatria.
Comunque,
di regola, il controllato conosce sempre bene se stesso, il controllore,
invece, ha solo un’idea dello stato di salute di colui per cui è stato chiamato e che
dovrà accertare; solo la bravura dei medici potrà stabilire una diagnosi sicura
e la necessità di eventuali cure e/o d’interventi.
Stabilito
pure che i tempi per un accertamento standard sono sostanzialmente ben noti, a
entrambe le parti, risulterà sempre fondamentale l'attento studio cartolare che
condiziona ogni approccio.
Da
sempre s”instaurerà, poi, una dialettica assillante del richiedente e la tecnica
dilatoria del controllato.
Per
non parlare delle classiche “lepri” che direttori più sgamati lanciano
sempre agli ispettori sprovveduti (sono spesso quelle false piste che
creano preconcetti, che fanno intestardire e perdere tempo nel cercare quello
che non c'è, mentre intanto trascorre il prezioso tempo che andrebbe dedicato a
controlli più sicuri).
Comunque
l’esperienza insegna che in genere un efficace sano inizio, con l’avvio dei diversi
controlli “routinari” professionalmente sperimentati, consente di isolare
immediatamente gli eventuali virus patologici e le infezioni più gravi. In funzione
di ciò, istruzioni ispettive cartolari collaudate e i supporti ispettivi
centrali, se coinvolti, sapranno individuare ed indicare le aree da
attenzionare per dei controlli più approfonditi.
In
ogni caso, da parte dell’ispettore dovrà essere sempre mantenuta la deontologia
professionale di base, che non dia mai spazio ad equivoci nei rapporti
interpersonali, da mantenere sempre legati al rispetto dei diversi rispettivi ruoli, non
necessariamente contrapposti, e che non siano mai inficiati da fissazioni o
dubbi preconcetti.
Il
rispetto e riconoscimento reciproco delle attribuzioni ricoperte potrà solo
aiutare l’ispettore nelle analisi e nella susseguente stesura della diagnosi.
L’arroganza non richiesta, qualunque ne sia la fonte, non paga e può solo portare a risultati incerti.
L’arroganza non richiesta, qualunque ne sia la fonte, non paga e può solo portare a risultati incerti.
Un
bravo medico sa anche ben rassicurare i suoi assistiti. Un bravo oncologo, poi,
è spesso anche un valido supporto umano per il suo paziente e, dopo aver
diagnosticato un tumore, può ricevere dal malato una sincera stretta di
mano; la parte sana di ogni soggetto cosciente sa che un'attempata cura o l’estirpazione
del male lo potrebbe portare a riacquistare piena salute.
Quindi,
ancora oggi continuo a non avere dubbi sul modo di condurre un efficace
accertamento ispettivo: meglio essere “Ispettori” che “sbirri”.
Essec
Una volta c'era il controllo del controllore adesso non più. Viva l'Italia.
RispondiElimina