Renzi è tv e parole. Nulla di male, se non fosse che
con le parole trasforma, stravolge la realtà, e stravolge le parole per
stravolgere la realtà. Bastano alcuni, significativi esempi. Una delle
sue passioni è indubbiamente quella delle citazioni colte; peccato che
chi gliele suggerisce (tipo Baricco e i suoi holdeniani? perché non è
credibile che siano farina del suo sacco) o lo informa male o le piega
ai suoi interessi. E’ il caso della frase di Conrad che segnò la sua corsa alla segreteria del Pd nel 2012, quel “Solo i giovani hanno di questi momenti” che fu lo slogan della Leopolda.
Oltre al fatto che Conrad ha avuto una gioventù tremenda, vissuta in
povertà, violenza e depressione, quello è l’incipit del capolavoro La linea d’ombra,
che lo scrittore anglo-polacco scrisse a 60 anni, e che prosegue così:
“Che momenti? Ebbene, momenti di tedio, di stanchezza, di scontento.
Momenti di irriflessione. Parlo dei momenti in cui chi è giovane è
incline a commettere atti inconsulti”. Se solo Renzi fosse andato oltre
pagina uno riga uno, non avrebbe scelto quella frase come suo manifesto,
a meno di non volersi dare la zappa sui piedi. “Ma in fondo
chissenefrega della verità?”, avrà pensato, “Oggigiorno chi va più a
controllare? Basta che funzioni qui e ora, e se la bevano”.
E così è stato. La conquista del Pd, poi il governo, sempre sulla scia della parola e dello slogan e dell’hashtag che buca, spacca, funziona e chissenefrega se è un camouflage
della realtà. Basta che gli italiani se la bevano. Ecco allora il
florilegio di #cambioverso (ma per andare dove? verso il meglio o il
peggio?), #lavoltabuona, “le riforme contro chi dice
sempre no”, senza porsi minimamente il problema che magari se dicono no
hanno ragione, che la “riforma” in sé non è necessariamente buona,
magari è cattiva e allora meglio non farla. O magari (anzi, sicuramente)
ponendoselo, il problema; tanto basta aggirarlo trasformando il
linguaggio della politica in pubblicità ingannevole.
Per la serie: se ti dico che sei brutta t’incazzi, allora meglio “sei
bella come il cielo”, senza specificare se c’è il sole o piove a
dirotto. E tu ci stai.
E ti bevi la “riforma” autoritaria (nel merito e nelle modalità d’approvazione) dell’Italicum (è una ri-forma, mica si può rimanere ancorati alla forma del passato); la “buonascuola”,
che favorisce i ricchi, le scuole private e lascia a casa insegnanti
già abilitati (lo dice la parola stessa: è buona, quindi è buona); le
“tutele crescenti” e il “rimansionamento” del Jobs Act (se ti dico che sono in realtà “calanti” e ti “demansiono” mica mi voti); l’Expo che “nutre il pianeta”, cominciando da Farinetti (da qualcuno si dovrà pure cominciare, no?); i black bloc che rovinano la festa
(e così non si parla di chi protesta – giustamente e pacificamente –
per i lavori non finiti, gli scandali degli appalti, i soldi pubblici
sprecati, le infiltrazioni mafiose, e se Fedez
interviene è un “mentecatto”); il “basta col capitalismo di relazione”
(tanto chi si ricorda Davide Serra o il decreto sulle banche popolari?);
e il giù le mani da De Gennaro, Descalzi, i sottosegretari indagati e i candidati alle regionali condannati (il “Daspo per i politici corrotti” vale solo come flatus vocis all’indomani dello scandalo, per tutti gli altri giorni c’è “L’avviso di garanzia non può costituire un vulnus all’esperienza professionale di una persona”).
E, a forza di bere l’assenzio-Renzi, sei ubriaco e felice, e l’Italia
diventa Disneyland. Finché dura l’effetto. Tanto, appena cala, è pronto
il nuovo bicchierino di parole. Stravolte anche per togliersi qualche
sassolino: l’ex direttore De Bortoli gli dà del “maleducato di talento”? E Renzi rifila un’altra citazione farlocca di Gilbert Keith Chesterton:
“La democrazia è il governo dei maleducati, e l’aristocrazia è degli
educati male”. Tiè. Ma Chesterton ha scritto tutt’altro: “Democrazia
significa governo degli incolti” (cioè dei non educati, non istruiti),
“aristocrazia dei maleducati” (cioè educati male). Mi sa che Renzi
rientra in entrambe le categorie. Ma tanto #chissenefrega? Chi va a
controllare? Basta che funzioni qui e ora, e se la bevano. Glu-glu.
Luisella Costamagna (Il Fatto Quotidiano - 5 maggio 2015)
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