Tutto è cominciato il 6 agosto del 2013, quasi per caso, e non si sono più fermate. Passione, misteri non svelati, volontà di dare voce a vittime innocenti e desiderio di far riflettere su uno dei periodi più bui della nostra storia, hanno spinto l’Associazione Amici dei Musei Siciliani a teatralizzare le storie di uomini e donne accusati di stregoneria all’interno del Carcere dei Penitenziati di Palermo, edificio progettato nel 1603 dall’ingegnere regio Diego Sanchez ed unico in Europa a conservare attraverso i suoi graffiti le incredibili testimonianze delle sofferenze dei carcerati.
Nella totale
oscurità le streghe, Barbara Mazzola, Carmela Catalano, Francesca Sommatino ed
Ornella Ferro, munite di torce, illuminano i disegni, i graffiti, le poesie e
il dolore lasciato dai prigionieri, raccontando le loro storie, tutte realmente
accadute all’interno di quelle pareti.
Queste rivivono
grazie alla drammatizzazione del loro vissuto conosciuto grazie al lavoro
puntuale di ricerca della prof.ssa Messana svolto presso l’archivio nazionale
di Madrid, che raccoglie la documentazione superstite della storia
inquisitoriale siciliana.
Le streghe hanno il compito di accompagnare il pubblico all’interno delle celle facendo rivivere proprio quei luoghi. La luce delle torce illumina il prospetto del Palazzo la cui facciata è protagonista di tante tristi storie soprattutto quella di Francesca Spitaleri, accusata di stregoneria.
Le streghe hanno il compito di accompagnare il pubblico all’interno delle celle facendo rivivere proprio quei luoghi. La luce delle torce illumina il prospetto del Palazzo la cui facciata è protagonista di tante tristi storie soprattutto quella di Francesca Spitaleri, accusata di stregoneria.
Si va alla
ricerca del nome Michieli Murrichinu, nome nascosto da un acrostico ma di cui
ad oggi non si conosce la vicenda o dell’imbarcazione degli appestati
raffigurata nella seconda cella. Si ricorda la battaglia di Lepanto raccontando
la storia di Mannarino, si leggono poesie piene di dolore come quelle de
“L’infilici”, si illuminano i nomi dei paesini sui rilievi cartografici
realizzati dai carcerati. Si raccontano i momenti dolorosi e colmi di terrore
delle torture attraverso le parole degli stessi protagonisti.
Si scopre il
coraggio di chi non si piega all’ingiustizia facendo rivivere la storia di Fra
Diego La Matina, unico fra i detenuti a ribellarsi all’inquisitore uccidendolo.
Si analizza la guarigione magica e religiosa raccontando filtri e pozioni.
Alcuni disegni
strappano un sorriso come le rappresentazioni sarcastiche ideate dagli stessi
condannati, i rumori di fondo precipitano i visitatori nell’angoscia e nelle
sofferenze del vissuto. Le streghe, dunque, inducono alla riflessione di un
presente non molto distante da quel passato che tante sofferenze ha causato e
che ancora oggi, nel nome della religione causa.
La
teatralizzazione è giunta e festeggia la sua centesima replica con circa 3.500
visitatori paganti. “Sono particolarmente entusiasta del successo
dell’iniziativa, sia per la sua unicità che per il fatto che sia nata dalla
passione delle nostre ragazze, che hanno voluto creare una maniera diversa di
racconto per un luogo così straordinario, colmo di storie e di sofferenze, premiata
da un’enorme riscontro di pubblico” dice Bernardo Tortorici di Raffadali,
Presidente degli Amici dei Musei Siciliani.
L’iniziativa si
ripete ogni martedì e va prenotata.
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