Nel Novecento e, specificatamente, negli
ultimi decenni di esso si è verificata una vera e propria rivoluzione nell’ambito
delle comunicazioni; l’uomo contemporaneo può raggiungere con facilità ogni
parte del globo terrestre impiegando tempi ridotti, inimmaginabili nei secoli
precedenti, riesce a comunicare velocemente con ogni altro essere del mondo non
soltanto mediante missive cartacee, ma anche a viva voce e/o mostrandosi visivamente,
può sapere e vedere in tempo reale tutti gli eventi che accadono in ogni parte
del mondo (anche agli antipodi) ed oltre (Luna, Marte, Giove, …).
È proprio
la stessa vita odierna ad imporre all’uomo (la cui sfera di azione da pochi
chilometri quadrati è diventata di centinaia o migliaia di chilometri quadrati)
un dinamismo esasperato che, a volte, si riduce ad un sfrenato tourbillon a
causa del quale lo stesso uomo perde di vista la finalità del proprio agire, perché
troppo intento a seguire tutte chimere prescritte dalla moda del momento.
Lampante
esempio è la ricerca affannosa di essere turisti in mondi sempre più lontani; Parigi,
Londra, New York, Tokio, Rio de Janeiro non sono più sufficienti, oggi si
cercano Pechino, Seul, Nuova Dheli, le Maldive, le Seicelles, Cuba, i Carabi e,
ultimi miraggi, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’isola di Pasqua o le Galapagos.
Ma vi è
da chiedersi: un cittadino cosa sa del suo paese? Un italiano conosce l’Italia?
La sua cultura? Le sue tradizioni?
Ed anche:
l’uomo è in relazione con il suo vicino? In che modo approfondisce i contatti
con le realtà a lui più vicine?
L’incomunicabilità,
argomento centrale di molti film del celebre Michelangelo Antonioni, sottolineava
nella seconda metà del Novecento la difficoltà dell’uomo contemporaneo di
comunicare e di rapportarsi con gli altri. Oggi è ancora peggio!
Purtroppo
anche i governanti di tutti i paesi di tutto il mondo, nell’inseguire mete
ambite da raggiungere a tutti i costi, hanno perso di vista le verità
esistenziali primarie, inoltre non riescono più a relazionarsi con i cittadini,
con gli altri potenti e, cosa ancora più grave, trascurano e non tengono
nel dovuto conto le conseguenze del loro comportamento sia relativamente agli
altri popoli oltre che ai loro cittadini, sia per quel che riguarda la madre
terra, la natura.
La Terra, infatti, in crisi per le continue
azioni sconsiderate dell’uomo, sta avviandosi verso il tracollo totale, verso
un punto di non ritorno, ma i governanti e, purtroppo, la maggioranza dei
cittadini, sembrano non accorgersene e si barricano in posizioni difficilmente
sostenibili. Infatti, lo spettro dell’irreversibilità (parola troppo spesso
sottovalutata o per niente considerata non solo dalle industrie e dalle città,
dai cavatoli e dai predatori di frodo, dagli incendiari e dai deforestatori, da
coloro i quali inquinano a vario titolo l’habitat, ma anche dai drogati, dai
fumatori, dagli alcolisti) ha un significato grave e sconvolgente: significa
che, per quanto si voglia proseguire in quel atteggiamento e si tenti di
correre ai ripari, ciò non è più possibile perché definitivamente si sono
instaurate condizioni, che progressivamente possono solo evolversi verso altre condizioni
di vita (per le quali si può persino prevedere la possibilità di esistenza
dell’animale-uomo), realtà ben diverse da quelle attuali alle quali
siamo abituati e che crediamo nella nostra tracotanza essere inalterabili.
Il rapporto tra scienza e Natura, umanità,
coscienza, etica e, perché no, religione, a volte armonioso, tante altre conflittuale,
fino al XX secolo era sempre supportato da un “senso morale” superiore,
da quell’Umanesimo quattrocentesco che ha istituito e valorizzato le componenti
più valide e costruttive dell’umanità; da qualche tempo tutto si è dissolto di
fronte ad un nuovo “uomo-creatore” non più faber fortunae suae1,
volto alla ricerca continua dei propri e meschini interessi del
momento (hic et nunc2 dei romani).
La vita dell’uomo ha raggiunto un grado di esasperazione
elevato; per lui è diventato essenziale e, potremmo dire, esistenziale la
realizzazione dei propri bisogni veri e/o illusori, l’elevazione del proprio
tenore di vita, l’ingannevole apparenza esteriore, le prospettive seducenti e false di un personale
futuro bellissimo. I ritmi frenetici imposti da questa mentalità egoista e
balorda, volti in un’ottica prepotente e meschina capace di violentare la
natura e dissolvere il sereno rapporto con il genere umano sulla base di una
non-etica gretta, hanno ormai sconvolto l’uomo che con notevole inquietudine ed
ansietà vive i suoi tempi nella incertezza e precarietà del domani.
Anche le arti, dirette e regolate da quello
che viene comunemente definito il sistema dell’arte, ha prodotto molta confusione
e caos al suo interno, tanto sconcerto e disorientamento relativamente ai tanti
del pubblico non forniti della competenza necessaria e della capacità di leggere
l’opera d’arte senza i condizionamenti derivanti dal critico in auge3,
dal gallerista malizioso e spesso in malafede (apparentemente preso
dalla sua posizione di profondo conoscitore dell’arte, mentre sta attuando i principi
di marketing per vendere il suo prodotto!), dall’artista mediocre che
cerca in ambiti incerti ed incomprensibili ed in forme espressive poco o per niente
limpide ma in ogni caso non incisive di trovare quella credibilità aspirata ma mai
conseguita.
Oggi è il momento di fermarsi e riflettere.
In seguito occorrerà agire … senza perdere più tempo.
Il Movimento artistico “Esasperatismo - Logos & Bidone”, partito
da Napoli ove è stato fondato da Adolfo Giuliani nel 2000 con la pubblicazione
di un Manifesto, con la sua denuncia dei mali del mondo contemporaneo volge
principalmente la sua attenzione all’umanità
tutta ed a quell’umanesimo che seppe conciliare società, arte e scienza
nel nome dell’homo artefix4.
Anche il simbolo scelto, il bidone, è
sintomatico perché non è inteso come recipiente di materiali o come
tradizionale metafora dell’imbroglio, ma come contenitore della vita stessa e
di tutti i valori eterni dell’umanità. È un bidone che tutti ricevono
alla nascita secondo forme e modalità diverse, siano esse scientifiche, sociali,
economiche, culturali o estetiche; esso è ammaccato, sofferto, consumato, pieno
di esperienze, di delusioni, di tradimenti, di dolori … e, dopo aver perso
definitivamente la sua base, lamiera inerte, inutile, abbandonata da tutti.
Ecco perché è importante e significativo vedere che, dopo aver
rotto gli indugi, un gruppo di artisti all’inizio sparuto ma ricco di fermenti,
folto e consapevole della missione dopo, si sta muovendo per sensibilizzare i
cittadini e chi ci governa affinché lo sviluppo della esistenza dell’uomo si
svolga positivamente, con impegno consapevole, estrema responsabilità, senso
della vita, rispetto verso la Natura; quel loro proporre l’inquietudine del “reale-divenire”,
le loro denunce dei mali del mondo
contemporaneo frutto di un intenso travaglio
spirituale, la presentazione di situazioni drammatiche riguardanti l’attuale
momento storico, il palesamento delle tante emergenze del pianeta Terra e,
quindi, della vita stessa dell’umanità stimola la speculazione di tutti su
questa situazione ormai diventata insostenibile e li incitano a ipotizzare la possibilità
di un superamento delle problematiche esistenti al fine di ristabilire un equilibrato
ed armonico rapporto dell’uomo con il mondo circostante, sia umano che
naturale.
Lentamente ma progressivamente il movimento
si sta accrescendo con gli impulsi propositivi di artisti provenienti da ogni
parte del mondo, tutti convinti della validità dell’azione dell’esasperatismo,
ed oggi è diventato una realtà imprescindibile non soltanto tanto del panorama
artistico e culturale europeo, ma soprattutto di quella umana.
A tutti non resta che appoggiare con
veemenza il movimento e le sue iniziative, entrare a farne parte a vario titolo
augurandosi di poter produrre effetti rilevanti e, soprattutto, sperando in un
cambio radicale della mentalità di approccio di ogni problema.
Carlo Roberto Sciascia
1 Artefice
della propria fortuna
2 Questo e subito
3 In voga
4 Uomo artefice
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