martedì 27 settembre 2016

L'etica bancaria secondo i principi della geometria euclidea




Non vi spaventate per il titolo! Vedrete che, al termine della lettura, questo breve scritto non vi apparirà poi tanto astruso e forse aiuterà anche a capire il senso dialcune nostre recenti vicende bancarie.
A metà del '600, Baruch Spinoza, filosofo ebreo di Amsterdam, in un fontego dovemontava occhiali, compie un viaggio nella natura umana, scrivendo "De ethicamore geometrico demonstrata", dove spiega il comportamento dell'uomo attraversoil metodo deduttivo della geometria euclidea, secondo la quale tutti i teoremi sonoricavati da pochi postulati veri per definizione.
Il tutto in uno stile ostico, ai limiti del comprensibile, ma pieno di stelle (intuizioni) edi comete (riflessioni) che ancora oggi ci mandano luce. A che cosa può servire ainostri giorni questo eccentrico modo di pensare? A chiarire definitivamente il casodella Banca Popolare Vicentina (e non solo) e dell'assemblea che ne ha approvatola quotazione in borsa, l'aumento di capitale per oltre 1 miliardo e la trasformazionein Spa. Il "mercato" a giudizio degli opinionisti ha sancito la bontà di quelleoperazioni, determinando il balzo delle obbligazioni subordinate che sono staterinviate più volte per eccesso di rialzo, dopo che nei giorni antecedenti l'assemblea,convocata in articulo mortis, si erano fortemente ridotte di valore. Purtroppo pochigiorni dopo è successo il patatrac ed è dovuto intervenire il nostro più recentesalvatore della patria: il fondo Atlante.
Le forze di mercato sono davvero capaci di imprimere svolte inaspettate anche aglieventi più scontati o viceversa l'etica bancaria va valutata secondo i principi dellageometria euclidea, come Spinoza intendeva interpretare la morale umana?
Quale senso attribuire, esemplificativamente, ai risultati dell'assemblea che, agrande maggioranza, ha approvato tutto quello che i vertici BPVI hanno proposto?
Dove sono finiti i proclami bellicosi di tanti soci scuri in volto perché avevano persoquasi tutti i loro averi? Perché non hanno approfittato della assemblea per farsentire la loro voce e bocciare clamorosamente l'odg? In effetti i soci della popolaresono quasi 120 mila e pare strano che siano rimasti quasi tutti a casa avendovotato solo in 10 mila nel palatenda di Gambellara, che ha visto tra l'altro lamobilitazione di molti agenti delle forze dell'ordine. In verità, noi crediamo che sivada a votare solo se vi sono vere alternative, mentre nel caso della popolarevicentina le soluzioni proposte (Spa o commissariamento) costituivano quasi unadomanda retorica, che alimentava la convinzione che la sopravvivenza della bancafosse comunque piena di difficoltà. "Dobbiamo votare a favore e nel contemporassegnarci. Abbiamo già perso tutto" sembrano dire gli assenti e "nel gioco delleparti non abbiamo speranze partecipando alle dinamiche e alle contrapposizioniassembleari": una sorta di determinismo societario, in cui, date le premesse, non cisi può sottrarre alle conclusioni. In altre parole, una finta democrazia a' la carte.
Molto più appeal invece ha suscitato presso gli stessi soci la possibilità di attivareuna valanga di ricorsi e di denunce in diverse procure, contro tutto e contro tutti.
Qui non sono state risparmiate né foga né aggressività: tutti in galera! Ed eccospuntare un altro assioma euclideo, quello delle due rette parallele che non siincontrano mai: la vicenda societaria archiviata rapidamente con il passaggio allaSpa (e al fondo Atlante) e la vicenda penale che con i tempi lunghi che le sonopropri racconterà un'altra storia. Sembra dunque che la vicenda dia ragione alfilosofo olandese, quando sostiene che non c'e metodo per giungere alla veritàperché essa la si possiede già, fin dal momento che se ne fissano i presupposti. Equali sono nel caso delle crisi bancarie le assunzioni che portano alle inequivocabiliconclusioni? Sulle crisi bancarie in Veneto si suggerisce la lettura del rapporto dellaCommissione d'inchiesta sui gravi fatti riguardanti il sistema bancario in Veneto,appena resa pubblica dal Consiglio Regionale di quella Regione.
Si è anche in attesa di omologhe relazioni del Consiglio Regionale Toscano sulmaggiore dissesto bancario d'Italia, per una cartesiana dimostrazione dei rapportitra politica e banking.
Ecco alcuni postulati che rappresentano quasi delle idee innate, cioè delle veritàassiomatiche, che una volta praticate causano crisi bancarie e rendono vani gliinterventi correttivi e preventivi, attività troppe volte dimostratesi inefficaci. È difficilefermare un treno in corsa verso un muro. Altro punto è che si impara poco o nulladalle esperienze passate. Ogni volta che esplode una crisi ci si chiede perchénessuno si è ricordato di qualche deja' vu e si è opportunamente difeso; purtroppoè già tutto scritto e dobbiamo ex ante sapere che se non vengono rispettati alcuniparametri, molti soffriranno ancora in futuro.

Primo postulato: ogni crisi bancaria è preceduta da un cavaliere senzamacchia (almeno fino a quando non se ne scoprono le malefatte) e senzapaura (almeno fin quando il suo operato non solleva problemi financo diordine pubblico). Esso afferma che prima che la situazione degeneri e vada del tutto fuori controllo, ilcampione sbandiera, senza incontrare ostacoli, successi veri o presunti, di solito intermini di crescita delle attività, di estensione della organizzazione anche all'estero,del suo asserito vincente modo di fare banca. Il banchiere della provvidenza sipone come deus ex machina cui tutti, anche gli organismi di controllo, perdendoogni senso critico, riconoscono virtù taumaturgiche, fino a ricredersi al momento deltracollo finale.

Secondo postulato. Se del potere non si abusa, che potere è. L'irresistibile ascesa del banchiere del momento si accompagna a una crescenteserie di favori, elargiti a una cerchia di amici sempre più numerosi. E con qualchemai sopita propensione al familismo amorale. Il nostro solitamente si scorda da unlato che i soldi impiegati (male) a favore di costoro appartengono ai risparmiatori,mentre tiene bene a mente che i clienti sono un gregge da tosare. Unadissociazione mentale degna della migliore tradizione psicoanalitica. Le regolesono sistematicamente violate, in un crescente delirio di onnipotenza. Vienesoltanto il dubbio che il conflitto di interessi non sia un postulato, ma un corollario.
Chi ci può aiutare a dirimere questo dilemma squisitamente matematico?
Ps. Non vanno dimenticate le responsabilità sindacali, in specie se di natura consociativa.

Terzo postulato. Informazione fa rima con manipolazione. La verità viene progressivamente artefatta e nessuno, per un tempo che sembraillimitato, se ne accorge. Gli schemi Ponzi sono riadattati alle circostanze, mafunzionano sempre, grazie alla ingenuità di molti e alla astuzia di pochi.
Cominciano a circolare prodotti finanziari miracolosi, che ricordano i farmacimiracolosi degli imbonitori del Far West. Si fa leva sulle cosiddette asimmetrieinformative, creando improbabili aspettative. Si nascondono i veri rischi, sialimentano circuiti finanziari perversi, si propongono alla clientela operazionitruffaldine. Si impone all'intera organizzazione della banca di mettersi al serviziodella manipolazione del vero. Sull'economia del phishing si legga dei premi NobelAkerlof e Shiller il saggio "Ci prendono per fessi", edizioni Mondadori, € 19.

Quarto postulato. La prevenzione è una fallace illusione. Ai primi scricchiolii,cioè al manifestarsi dei primi seri problemi, il segreto del nostro banchiere è di nonrallentare la corsa, ma addirittura di accelerarla, secondo il principio che soloprendendo rischi maggiori si possano coprire gli effetti di quelli già assunti. I rischiproducono altri rischi e i controlli debbono essere messi a tacere. Per il nostrobanchiere questa è l'unica verità cui credere e la prudenza diventa un ossimoro.E intanto proliferano i cosiddetti 'debitori di riferimento', cioè i grandi prenditori dicredito, che viste le debolezze delle banche, non di fanno certo molti scrupoli a farcrescere le loro fragili esposizioni (si legga in questi giorni di Benetton e Feltrinelli).Dopo che la bolla è esplosa, la domanda se non si potesse fare qualcosa perevitarla risuona del tutto inutile. Anzi provoca sdegnate reazioni e il reato diostacolo all'azione di vigilanza diviene il cardine delle motivazioni autoassolutoriedelle Autorità.
La prevenzione è divinità sempre invocata ex post, mai adorata ex ante.

Quinto postulato. Quando vi è più bisogno di informazione, tanto meno se neTrova. Quando la banca va in crisi e subentrano i commissari straordinari l'informazione almercato, invece che aumentare, diminuisce. Il bilancio viene compilato solo altermine del periodo commissariale, che dura spesso non meno di diciotto mesi (e inqualche caso anche di più) e le comunicazioni sull'evoluzione e sulle prospettivedella banca si rarefanno. Nel caso delle quattro banche incappate nel bail in, i risparmiatori, del tutto all'oscuro del cambiamento in corso delle regole del gioco, non si sono potuti liberare degli strumenti nei quali erano imprigionati i loro risparmi.
Nessuno li ha informati dei pericoli che stavano correndo, nonostante le irreversibili situazioni di dissesto. Hanno dichiarato che si sentivano rassicurati vedendo la propria banca affidata alle cure di pubblici ufficiali e di procedure monitorate dai supremi organi di vigilanza.
P.S. Le good banks non sembrano tra l'altro tali e i loro prezzi di cessione sono comunque da fallimento (oltre 1 miliardo in meno da quello inizialmente ipotizzato). Quali teoremi si possono ricavare dai postulati enunciati?

Teorema della lezione (mai) appresa. Ogni crisi bancaria mette il risparmiatore nella condizione di saperne sempre di più per potersi difendere meglio dai rischi della finanza.
Alla luce delle seguenti esperienze che rappresentano la storia dell'ultimo trentennio, il teorema è falso e l'educazione finanziaria di cui tanto ora si parla rischia di diventare una chimera.
Crisi bancarie Banco Ambrosiano, Cassa di Risparmio di Prato, Bibop di Brescia, Banco di Napoli, Banco di Sicilia, Cassa di risparmio delle Province Siciliane, ISVEIMER, Caripuglia, Carical, Cassa di Risparmio Salernitana, Banca Popolare di Lodi, Banca Italease, Montedeipaschi, Carige, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Bancaetruria, Carichieti, Banca Tercas, Banca Popolare Spoleto, Banca popolare di Marostica, Banca Romagna Cooperativa, Banca Padovana, Credito Veneziano, Cassa di Risparmio di Cesena, salvo se altre Crisi finanziarie nell'industria: Montedison, Parmalat, Cirio, Alitalia, Ilva, salvo se altre
Prodotti tossici Titoli argentini, Myway e Fouryou, obbligazioni subordinate, salvo se altri.
Nessuno ha mai fatto il calcolo vero della distruzione di risparmio e soprattutto nessuno ha mai stimato gli impatti sullo sviluppo economico del paese delle decine di crisi bancarie e finanziarie intervenute. Di poca consolazione sono le affermazioni che il contribuente ha pagato meno che in altri paesi. Ha semplicemente pagato il Paese! E comunque ora è tornata, inesorabile, l'ora di Pantalone, per tenere a galla il maggiore dei nostri esausti campioni.

Teorema del limite (delle riforme bancarie). Ogni sistema bancario richiede di essere periodicamente rinnovato. La dimostrazione dovrebbe consistere nello spiegare che i cambiamenti di Governance delle banche, come nel caso delle riforme delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo, sono condizioni necessarie e sufficienti per mutare la natura dell'intermediazione creditizia in Italia.
Le riforme cambiano parte dei presupposti e per questo sono un contributo essenziale, ma è altrettanto certo che questi mutamenti non sono bastevoli. Le banche italiane non hanno ancora risposto in modo credibile a due domande fondamentali per il loro futuro: come fare reddito e quindi patrimonio con l'attuale struttura di tassi e costi e come sviluppare servizi di qualità a famiglie e imprese, valgano per tutti quelli di pagamento.
I ritardi accumulati in materia di razionalizzazione delle reti di vendita, di tecnologia finanziaria e informatica le pongono in una condizione di obiettiva difficoltà e di svantaggio competitivo con altri sistemi, situazione da cui si può uscire soltanto con coerenti e massivi piani di investimento e di riposizionamento del business.
Saranno sufficienti le forze di mercato a imprimere la non più rinviabile riconfigurazione dell'industria bancaria nazionale?

Teorema della aporia giudiziaria. Gli unici correttivi alle numerose cattive gestioni bancarie sono i provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria.
Questo teorema ci dice che non resta che affidarsi alla buona giustizia, perché le policy di stabilità d'ordine tecnico non poggiano su postulati altrettanto certi. Della qualcosa è convinto il PM di Milano Greco, che in un'intervista al Corriere della Sera di questi giorni, non ha parlato d'altro che della via giudiziaria al banking italiano, come strada per affermare che i colpevoli dei dissesti finanziari non abbiano almeno a farla franca.
Ma siamo nell'ex-post e non ci possiamo ritenere soddisfatti per questo tipo di non soluzione. È una via senza uscita e dunque un'aporia, filosoficamente parlando. In conclusione, le crisi bancarie non sono ineluttabili (o almeno non lo sono nella dimensione discussa prima), se vengono sistematicamente contrastati gli apriori che abbiamo elencato.
Come ci ricorda ancora Spinoza, bisogna sempre tenere presente ciò che capita ai due levrieri che, dopo anni di istruzioni e allenamenti, possono alla fine risultare perfettamente addestrati l'uno a cacciare lepri, l'altro a disinteressarsene.
Ed ecco perché, fuor di metafora, la questione bancaria è diventata essenziale per il rilancio del paese, dopo che la crisi economica ha avuto il ruolo di sollevare il velo sulle fin troppo fantasiose e rischiose idee di tanti italian bankers e sul bisogno di abbandonare definitivamente fuorvianti postulati. E' in gioco la fiducia dei risparmiatori verso il sistema. E sarebbe il teorema ultimo: quello della dimostrazione del fallimento!

Daniele Corsini (Consigliere di Amministrazione del F.G.D.C.C.)

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