Non vi spaventate
per il titolo! Vedrete che, al termine della lettura, questo breve scritto non
vi apparirà poi tanto astruso e forse aiuterà anche a capire il senso dialcune
nostre recenti vicende bancarie.
A metà del '600,
Baruch Spinoza, filosofo ebreo di Amsterdam, in un fontego dovemontava
occhiali, compie un viaggio nella natura umana, scrivendo "De ethicamore
geometrico demonstrata", dove spiega il comportamento dell'uomo attraversoil
metodo deduttivo della geometria euclidea, secondo la quale tutti i teoremi
sonoricavati da pochi postulati veri per definizione.
Il tutto in uno
stile ostico, ai limiti del comprensibile, ma pieno di stelle (intuizioni) edi
comete (riflessioni) che ancora oggi ci mandano luce. A che cosa può servire ainostri
giorni questo eccentrico modo di pensare? A chiarire definitivamente il casodella
Banca Popolare Vicentina (e non solo) e dell'assemblea che ne ha approvatola
quotazione in borsa, l'aumento di capitale per oltre 1 miliardo e la
trasformazionein Spa. Il "mercato" a giudizio degli opinionisti ha
sancito la bontà di quelleoperazioni, determinando il balzo delle obbligazioni
subordinate che sono staterinviate più volte per eccesso di rialzo, dopo che
nei giorni antecedenti l'assemblea,convocata in
articulo mortis,
si erano fortemente ridotte di valore. Purtroppo pochigiorni dopo è successo il
patatrac ed è dovuto intervenire il nostro più recentesalvatore della patria:
il fondo Atlante.
Le forze di
mercato sono davvero capaci di imprimere svolte inaspettate anche aglieventi
più scontati o viceversa l'etica bancaria va valutata secondo i principi dellageometria
euclidea, come Spinoza intendeva interpretare la morale umana?
Quale senso
attribuire, esemplificativamente, ai risultati dell'assemblea che, agrande
maggioranza, ha approvato tutto quello che i vertici BPVI hanno proposto?
Dove sono finiti
i proclami bellicosi di tanti soci scuri in volto perché avevano persoquasi
tutti i loro averi? Perché non hanno approfittato della assemblea per farsentire
la loro voce e bocciare clamorosamente l'odg? In effetti i soci della popolaresono
quasi 120 mila e pare strano che siano rimasti quasi tutti a casa avendovotato
solo in 10 mila nel palatenda di Gambellara, che ha visto tra l'altro lamobilitazione
di molti agenti delle forze dell'ordine. In verità, noi crediamo che sivada a
votare solo se vi sono vere alternative, mentre nel caso della popolarevicentina
le soluzioni proposte (Spa o commissariamento) costituivano quasi unadomanda
retorica, che alimentava la convinzione che la sopravvivenza della bancafosse
comunque piena di difficoltà. "Dobbiamo votare a favore e nel contemporassegnarci.
Abbiamo già perso tutto" sembrano dire gli assenti e "nel gioco delleparti
non abbiamo speranze partecipando alle dinamiche e alle contrapposizioniassembleari":
una sorta di determinismo societario, in cui, date le premesse, non cisi può
sottrarre alle conclusioni. In altre parole, una finta democrazia a' la carte.
Molto più appeal
invece ha suscitato presso gli stessi soci la possibilità di attivareuna
valanga di ricorsi e di denunce in diverse procure, contro tutto e contro
tutti.
Qui non sono
state risparmiate né foga né aggressività: tutti in galera! Ed eccospuntare un
altro assioma euclideo, quello delle due rette parallele che non siincontrano
mai: la vicenda societaria archiviata rapidamente con il passaggio allaSpa (e
al fondo Atlante) e la vicenda penale che con i tempi lunghi che le sonopropri
racconterà un'altra storia. Sembra dunque che la vicenda dia ragione alfilosofo
olandese, quando sostiene che non c'e metodo per giungere alla veritàperché
essa la si possiede già, fin dal momento che se ne fissano i presupposti. Equali
sono nel caso delle crisi bancarie le assunzioni che portano alle
inequivocabiliconclusioni? Sulle crisi bancarie in Veneto si suggerisce la
lettura del rapporto dellaCommissione d'inchiesta sui gravi fatti riguardanti il
sistema bancario in Veneto,appena resa pubblica dal Consiglio Regionale di
quella Regione.
Si è anche in
attesa di omologhe relazioni del Consiglio Regionale Toscano sulmaggiore
dissesto bancario d'Italia, per una cartesiana dimostrazione dei rapportitra
politica e banking.
Ecco alcuni
postulati che rappresentano quasi delle idee innate, cioè delle veritàassiomatiche,
che una volta praticate causano crisi bancarie e rendono vani gliinterventi
correttivi e preventivi, attività troppe volte dimostratesi inefficaci. È
difficilefermare un treno in corsa verso un muro. Altro punto è che si impara
poco o nulladalle esperienze passate. Ogni volta che esplode una crisi ci si
chiede perchénessuno si è ricordato di qualche deja' vu e si è
opportunamente difeso; purtroppoè già tutto scritto e dobbiamo ex ante sapere
che se non vengono rispettati alcuniparametri, molti soffriranno ancora in
futuro.
Primo postulato: ogni
crisi bancaria è preceduta da un cavaliere senzamacchia (almeno fino a quando
non se ne scoprono le malefatte) e senzapaura (almeno fin quando il suo operato
non solleva problemi financo diordine pubblico). Esso afferma che
prima che la situazione degeneri e vada del tutto fuori controllo, ilcampione
sbandiera, senza incontrare ostacoli, successi veri o presunti, di solito intermini
di crescita delle attività, di estensione della organizzazione anche
all'estero,del suo asserito vincente modo di fare banca. Il banchiere della
provvidenza sipone come deus ex machina cui tutti, anche gli organismi di
controllo, perdendoogni senso critico, riconoscono virtù taumaturgiche, fino a
ricredersi al momento deltracollo finale.
Secondo postulato. Se del potere non si abusa, che potere è. L'irresistibile
ascesa del banchiere del momento si accompagna a una crescenteserie di favori,
elargiti a una cerchia di amici sempre più numerosi. E con qualchemai sopita
propensione al familismo amorale. Il nostro solitamente si scorda da unlato che
i soldi impiegati (male) a favore di costoro appartengono ai risparmiatori,mentre
tiene bene a mente che i clienti sono un gregge da tosare. Unadissociazione
mentale degna della migliore tradizione psicoanalitica. Le regolesono
sistematicamente violate, in un crescente delirio di onnipotenza. Vienesoltanto
il dubbio che il conflitto di interessi non sia un postulato, ma un corollario.
Chi ci può
aiutare a dirimere questo dilemma squisitamente matematico?
Ps. Non vanno
dimenticate le responsabilità sindacali, in specie se di natura consociativa.
Terzo postulato. Informazione fa rima con manipolazione. La verità viene
progressivamente artefatta e nessuno, per un tempo che sembraillimitato, se ne
accorge. Gli schemi Ponzi sono riadattati alle circostanze, mafunzionano
sempre, grazie alla ingenuità di molti e alla astuzia di pochi.
Cominciano a
circolare prodotti finanziari miracolosi, che ricordano i farmacimiracolosi
degli imbonitori del Far West. Si fa leva sulle cosiddette asimmetrieinformative,
creando improbabili aspettative. Si nascondono i veri rischi, sialimentano
circuiti finanziari perversi, si propongono alla clientela operazionitruffaldine.
Si impone all'intera organizzazione della banca di mettersi al serviziodella
manipolazione del vero. Sull'economia del phishing si legga dei premi NobelAkerlof
e Shiller il saggio "Ci prendono per fessi", edizioni Mondadori, €
19.
Quarto postulato. La prevenzione è una fallace illusione. Ai primi
scricchiolii,cioè al manifestarsi dei primi seri problemi, il segreto del
nostro banchiere è di nonrallentare la corsa, ma addirittura di accelerarla,
secondo il principio che soloprendendo rischi maggiori si possano coprire gli
effetti di quelli già assunti. I rischiproducono altri rischi e i controlli
debbono essere messi a tacere. Per il nostrobanchiere questa è l'unica verità
cui credere e la prudenza diventa un ossimoro.E intanto proliferano i
cosiddetti 'debitori di riferimento', cioè i grandi prenditori dicredito, che
viste le debolezze delle banche, non di fanno certo molti scrupoli a farcrescere
le loro fragili esposizioni (si legga in questi giorni di Benetton e
Feltrinelli).Dopo che la bolla è esplosa, la domanda se non si potesse fare
qualcosa perevitarla risuona del tutto inutile. Anzi provoca sdegnate reazioni
e il reato diostacolo all'azione di vigilanza diviene il cardine delle
motivazioni autoassolutoriedelle Autorità.
La prevenzione è
divinità sempre invocata ex post, mai adorata ex ante.
Quinto postulato. Quando vi è più bisogno di informazione,
tanto meno se neTrova. Quando la banca va in crisi e subentrano i commissari
straordinari l'informazione almercato, invece che aumentare, diminuisce. Il
bilancio viene compilato solo altermine del periodo commissariale, che dura
spesso non meno di diciotto mesi (e inqualche caso anche di più) e le
comunicazioni sull'evoluzione e sulle prospettivedella banca si rarefanno. Nel
caso delle quattro banche incappate nel bail in, i risparmiatori, del tutto
all'oscuro del cambiamento in corso delle regole del gioco, non si sono potuti
liberare degli strumenti nei quali erano imprigionati i loro risparmi.
Nessuno li ha
informati dei pericoli che stavano correndo, nonostante le irreversibili situazioni
di dissesto. Hanno dichiarato che si sentivano rassicurati vedendo la propria
banca affidata alle cure di pubblici ufficiali e di procedure monitorate dai supremi
organi di vigilanza.
P.S. Le good
banks non sembrano tra l'altro tali e i loro prezzi di cessione sono comunque
da fallimento (oltre 1 miliardo in meno da quello inizialmente ipotizzato). Quali
teoremi si possono ricavare dai postulati enunciati?
Teorema della lezione (mai) appresa. Ogni crisi
bancaria mette il risparmiatore nella condizione di saperne sempre di più per
potersi difendere meglio dai rischi della finanza.
Alla luce delle
seguenti esperienze che rappresentano la storia dell'ultimo trentennio, il
teorema è falso e l'educazione finanziaria di cui tanto ora si parla rischia di
diventare una chimera.
Crisi bancarie Banco Ambrosiano,
Cassa di Risparmio di Prato, Bibop di Brescia, Banco di Napoli, Banco di
Sicilia, Cassa di risparmio delle Province Siciliane, ISVEIMER, Caripuglia,
Carical, Cassa di Risparmio Salernitana, Banca Popolare di Lodi, Banca Italease,
Montedeipaschi, Carige, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara,
Bancaetruria, Carichieti, Banca Tercas, Banca Popolare Spoleto, Banca popolare
di Marostica, Banca Romagna Cooperativa, Banca Padovana, Credito Veneziano,
Cassa di Risparmio di Cesena, salvo se altre Crisi
finanziarie nell'industria:
Montedison, Parmalat, Cirio, Alitalia, Ilva, salvo se altre
Prodotti tossici Titoli argentini,
Myway e Fouryou, obbligazioni subordinate, salvo se altri.
Nessuno ha mai
fatto il calcolo vero della distruzione di risparmio e soprattutto nessuno ha
mai stimato gli impatti sullo sviluppo economico del paese delle decine di
crisi bancarie e finanziarie intervenute. Di poca consolazione sono le affermazioni
che il contribuente ha pagato meno che in altri paesi. Ha semplicemente pagato
il Paese! E comunque ora è tornata, inesorabile, l'ora di Pantalone, per tenere
a galla il maggiore dei nostri esausti campioni.
Teorema del limite (delle riforme bancarie). Ogni sistema
bancario richiede di essere periodicamente rinnovato. La dimostrazione dovrebbe
consistere nello spiegare che i cambiamenti di Governance delle banche, come
nel caso delle riforme delle banche popolari e delle banche di credito
cooperativo, sono condizioni necessarie e sufficienti per mutare la natura
dell'intermediazione creditizia in Italia.
Le riforme
cambiano parte dei presupposti e per questo sono un contributo essenziale, ma è
altrettanto certo che questi mutamenti non sono bastevoli. Le banche italiane
non hanno ancora risposto in modo credibile a due domande fondamentali per il
loro futuro: come fare reddito e quindi patrimonio con l'attuale struttura di
tassi e costi e come sviluppare servizi di qualità a famiglie e imprese, valgano
per tutti quelli di pagamento.
I ritardi
accumulati in materia di razionalizzazione delle reti di vendita, di tecnologia
finanziaria e informatica le pongono in una condizione di obiettiva difficoltà
e di svantaggio competitivo con altri sistemi, situazione da cui si può uscire
soltanto con coerenti e massivi piani di investimento e di riposizionamento del
business.
Saranno
sufficienti le forze di mercato a imprimere la non più rinviabile riconfigurazione
dell'industria bancaria nazionale?
Teorema della aporia giudiziaria. Gli unici
correttivi alle numerose cattive gestioni bancarie sono i provvedimenti dell'Autorità
Giudiziaria.
Questo teorema ci
dice che non resta che affidarsi alla buona giustizia, perché le policy di
stabilità d'ordine tecnico non poggiano su postulati altrettanto certi. Della qualcosa
è convinto il PM di Milano Greco, che in un'intervista al Corriere della Sera
di questi giorni, non ha parlato d'altro che della via giudiziaria al banking italiano,
come strada per affermare che i colpevoli dei dissesti finanziari non abbiano
almeno a farla franca.
Ma siamo
nell'ex-post e non ci possiamo ritenere soddisfatti per questo tipo di non soluzione.
È una via senza uscita e dunque un'aporia, filosoficamente parlando. In
conclusione, le crisi bancarie non sono ineluttabili (o almeno non lo sono
nella dimensione discussa prima), se vengono sistematicamente contrastati gli
apriori che abbiamo elencato.
Come ci ricorda
ancora Spinoza, bisogna sempre tenere presente ciò che capita ai due levrieri
che, dopo anni di istruzioni e allenamenti, possono alla fine risultare perfettamente
addestrati l'uno a cacciare lepri, l'altro a disinteressarsene.
Ed ecco perché,
fuor di metafora, la questione bancaria è diventata essenziale per il rilancio
del paese, dopo che la crisi economica ha avuto il ruolo di sollevare il velo sulle
fin troppo fantasiose e rischiose idee di tanti italian bankers e sul bisogno
di abbandonare definitivamente fuorvianti postulati. E' in gioco la fiducia dei
risparmiatori verso il sistema. E sarebbe il teorema ultimo: quello della dimostrazione
del fallimento!
Daniele Corsini (Consigliere di Amministrazione del F.G.D.C.C.)
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