Il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi ha
ricevuto al Quirinale per le consultazioni Silvio Berlusconi. Un
pregiudicato, uno che è stato definito con sentenza definitiva “un
delinquente naturale” (che è cosa diversa e più grave del ‘delinquente
abituale’ perché è uno che delinque anche quando non ne ha alcun
bisogno), che non ha nessun ruolo istituzionale. E infatti Beppe Grillo,
sulla base di quest’ultima considerazione, non si è presentato al
Quirinale, ma ci sono andati parlamentari dei Cinque Stelle. Se le cose
stanno così Mattarella avrebbe potuto ricevere anche Renato Vallanzasca
che almeno una sua etica, per quanto malavitosa, ce l’ha. Mi chiedo in
quale Paese normale, mi spiace usare una definizione cara a Massimo
D’Alema, una cosa del genere sarebbe possibile.
Lo
scorso venerdì sono stato invitato al programma pomeridiano di Sky Tg24
condotto attualmente da Federica de Sanctis (prima c’era Paola Saluzzi,
che mi sembrava più centrata, ma adesso è stata esiliata o promossa,
non so, al mattino). Il programma iniziava alle quattro e finiva alle
cinque. Per il mio solito doverismo imbecille sono partito dalla mia
abitazione alle 15 e 20 e sono arrivato agli studi di Sky con largo
anticipo. Ho potuto quindi vedere Vittorio Sgarbi che furoreggiava con
la solita sequela di insulti nei confronti di chi non era d’accordo con
la sua tesi, peraltro un tantino azzardata: il Referendum l’ha vinto
Renzi. In particolare l’eterno critico d’arte se la prendeva, con
contumelie e le solite parolacce, con Licia Ronzulli deputato europeo di
Forza Italia, l’anello più debole di coloro che erano presenti alla
trasmissione (con Gianni Barbacetto è stato più cauto salvo definirlo la
sera, in sua assenza, alla Zanzara, “un frocetto”. Un
comportamento non esattamente coraggioso). La poveretta non poteva aprir
bocca che veniva subito zittita dall’energumeno. Ha potuto solo
balbettare: “Questa trasmissione è vergognosa”. La conduttrice, che
sembrava aver perso il controllo della situazione, ha detto: “Non le
permetto di dire che la mia trasmissione è vergognosa”. Invece era
vergognosa.
Intanto si erano fatte le 16 e trenta, sforando di mezz’ora
la prima tranche del programma. Ho chiesto lumi a un assistente di Sky.
“Fa share”. Quando è venuto il mio turno ho potuto solo dire che mi
sembrava curioso che in un’ora di trasmissione, che seguiva di pochi
giorni i risultati del Referendum, non fosse stata spesa una sola parola
per i Cinque Stelle che di quel Referendum sono gli indiscutibili
vincitori. La conduttrice ha replicato che avevano invitato più volte i
rappresentanti dei Cinque Stelle ma quelli si erano negati. “La
questione non è questa - ho risposto- voi avete il diritto di invitare
chi volete e chi è invitato di rifiutarsi. La questione non è la
mancanza di rappresentanti dei Cinque Stelle ma il fatto che nella
trasmissione non sono mai stati citati”. Ho poi aggiunto quello che
dicono tutti e cioè che bisogna andare a elezioni subito per verificare
qual è la reale consistenza delle forze in campo. Perché ci sono partiti
che non esistono più o quasi, come Forza Italia. Qui ho capito che la
mia partecipazione, durata circa un minuto e mezzo, era finita. Intanto
si erano fatte le cinque. Un assistente mi ha chiesto se volevo restare:
la seconda tranche era stata prolungata alle cinque e mezza. Ho
risposto che rimanevo se avessi avuto un tempo ragionevole per
argomentare. Intanto però era uscito dalle consultazioni un
rappresentante, mi pare, di Ala. Il quale, senza sprezzo del ridicolo,
ha parlato per una quindicina di minuti sottolineando l’importanza e la
responsabilità del suo gruppo. Ci sono stati anche un paio di
giornalisti che gli hanno fatto delle domande. Siamo arrivati così alle
17 e 15. Mancavano quindici minuti alla fine. Pensavo che sarebbero
stati interpellati quelli che erano nello studio di Milano (oltre a me
c’era un onorevole del Pd). Ma a questo punto è spuntato, indovinate
chi: Massimo Cacciari. Nello spettacolo teatrale Perché No
Travaglio fa un esilarante sketch su Cacciari. Lo descrive che dorme
sotto vuoto spinto in qualche studio televisivo, a Venezia. Poi al
mattino, quando iniziano i talk, gli danno una spolverata e da lì
trasmigra, sempre da Venezia, da una trasmissione all’altra fino a sera,
Sgarbi
+ Cacciari. Per me era troppo e me ne sono andato. Fra anda e rianda ho
perso tre ore della mia vita. Ma la colpa è solo mia. Diceva
Montanelli: “Certe onorificenze non solo non devono essere accettate, ma
non si deve nemmeno meritarsele”. Parafrasandolo, si potrebbe dire che
certi inviti non solo non bisogna accettarli ma non bisogna nemmeno
meritarseli.
Questi
conduttori televisivi, che fanno il bello e il cattivo tempo e si
sentono i padroni del mondo, non hanno capito che il vento è cambiato.
Che il No al referendum così come la ben più importante vittoria di
Donald Trump alle presidenziali americane sono un no all’establishment,
del quale fanno parte a pieno titolo i network televisivi. Del resto
questo movimento contro l’establishment mediatico, in Italia è già in
atto da tempo. Mi ha detto Aldo Grasso, autorevole critico televisivo
del Corriere della Sera, che i talk sono arrivati a 30 ma
l’audience complessiva si è dimezzata. I cittadini non credono più a
quei programmi e ai politici che li infestano. Prima o poi gli uni e gli
altri saranno spazzati via.
Ma
per tornare alle aggressioni verbali di Sgarbi e anche al trattamento
al limite dell’offesa che mi è stato riservato, io credo che la prima,
urgente, urgentissima riforma, lasciando perdere per il momento
cambiamenti poderosi e utopici, è il ritorno alla buona educazione.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2016)
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