mercoledì 15 marzo 2017

Photo-therapy. Conoscere, fotografare, curare.



 

La realizzazione sempre più facile di immagini fotografiche e la possibilità di procedere rapidamente alla loro diffusione o condivisione, specialmente negli ultimi anni, ha portato molto spesso a sostituire le consuete  “frasi di senso compiuto” con immagini semplici ed efficaci. 

Non suscita alcuna meraviglia che l'informazione, lo sport, la scienza e lo spettacolo ricorrano ad un adeguato supporto foto/video e, ragionevolmente, non deve sorprendere neppure che la fotografia possa fornire un valido contributo nel trattamento del disagio psichico, favorendo la riabilitazione dei pazienti. 

Da molti anni Nuccia Cammara si dedica con passione alla Fotografia, infatti ha al suo attivo reportage, mostre ed altri progetti artistici. Tuttavia, quando, in qualità di assistente sociale presso il Dipartimento Salute Mentale all'interno dell'ASP, decise di introdurre nell'abituale percorso riabilitativo anche la Fotografia, comprese che era necessario mettere da parte tutte le proprie competenze tecniche per concentrarsi sul linguaggio e sul significato degli scatti realizzati. Integrare le cure convenzionali con le immagini si è rivelato uno strumento utile ai pazienti per descrivere e ripercorrere il proprio tormentato vissuto. 

Accolta nei locali abitualmente destinati, dall'Associazione Imago, a biblioteca, galleria e atelier, la Cammara, coadiuvata da due qualificate assistenti, ha sottoposto alla sua osservazione, in forma didattico-sperimentale, un gruppo composto da una quindicina di fotoamatori, con lo scopo di spiegare loro le “risposte” che una fotografia è in grado di fornirci e, probabilmente, anche per studiare le reazioni di “normali” soggetti volontari, ovvero appartenenti alla stragrande maggioranza delle cosiddette persone sane. L'originale iniziativa è stata patrocinata dalla F.I.AF. 

L'approccio amichevole e l'entusiasmo dei partecipanti hanno consentito un sereno svolgimento delle attività proposte in rapida successione nel corso delle due avvincenti giornate dedicate alla fotografia partecipativa. 

Oltre alla fase di ripresa, l'attività laboratoriale prevedeva altri passaggi successivi, che andavano eseguiti intervenendo fisicamente sulla propria fotografia, per personalizzarla, servendosi di colla, forbici e pennarelli. Al termine, rispondendo ad alcune domande poste dalla competente professionista che guidava tutto il gruppo, ciascuno si è sentito emotivamente coinvolto ed ha appreso qualcosa di sé che fino a quel momento ignorava.

Fornire i principali elementi della metodologia foto terapica a coloro che, per mestiere o per hobby, coltivano con continuità il proprio interesse verso la fotografia, può servire loro a realizzare immagini più ragionate e dai contenuti più chiari. Richiedendo il medesimo impegno di prima, i  prodotti dei fotoamatori  veicoleranno una visione della realtà non fine a se stessa, ma più profonda. 

Anche se, dopotutto, la realtà rimane inalterata, l'acquisizione consapevole della sua rappresentazione consentirà dei benefici che nei pazienti si manifesteranno attraverso un personale benessere o un progresso nel raggiungimento di una condotta equilibrata, mentre i fotoamatori sentiranno crescere  il proprio impegno e stimolare la propria creatività.

 L'innegabile successo ottenuto della Phototherapy è documentata clinicamente dai progressi dei pazienti trattati. I risultati concreti, pertanto, incoraggiano la pratica di un  metodo che si serve della fotografia per un fine nobile: curare.



Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.