La
realizzazione sempre più facile di immagini fotografiche e la possibilità di
procedere rapidamente alla loro diffusione o condivisione, specialmente negli
ultimi anni, ha portato molto spesso a sostituire le consuete “frasi di senso compiuto” con immagini
semplici ed efficaci.
Non
suscita alcuna meraviglia che l'informazione, lo sport, la scienza e lo
spettacolo ricorrano ad un adeguato supporto foto/video e, ragionevolmente, non
deve sorprendere neppure che la fotografia possa fornire un valido contributo
nel trattamento del disagio psichico, favorendo la riabilitazione dei pazienti.
Da
molti anni Nuccia Cammara si dedica con passione alla Fotografia, infatti ha al
suo attivo reportage, mostre ed altri progetti artistici. Tuttavia, quando, in
qualità di assistente sociale presso il Dipartimento Salute Mentale all'interno
dell'ASP, decise di introdurre nell'abituale percorso riabilitativo anche la
Fotografia, comprese che era necessario mettere da parte tutte le proprie
competenze tecniche per concentrarsi sul linguaggio e sul significato degli
scatti realizzati. Integrare le cure convenzionali con le immagini si è
rivelato uno strumento utile ai pazienti per descrivere e ripercorrere il
proprio tormentato vissuto.
Accolta
nei locali abitualmente destinati, dall'Associazione Imago, a biblioteca,
galleria e atelier, la Cammara, coadiuvata da due qualificate assistenti, ha
sottoposto alla sua osservazione, in forma didattico-sperimentale, un gruppo
composto da una quindicina di fotoamatori, con lo scopo di spiegare loro le
“risposte” che una fotografia è in grado di fornirci e, probabilmente, anche
per studiare le reazioni di “normali” soggetti volontari, ovvero appartenenti
alla stragrande maggioranza delle cosiddette persone sane. L'originale
iniziativa è stata patrocinata dalla F.I.AF.
L'approccio
amichevole e l'entusiasmo dei partecipanti hanno consentito un sereno
svolgimento delle attività proposte in rapida successione nel corso delle due
avvincenti giornate dedicate alla fotografia partecipativa.
Oltre
alla fase di ripresa, l'attività laboratoriale prevedeva altri passaggi
successivi, che andavano eseguiti intervenendo fisicamente sulla propria
fotografia, per personalizzarla, servendosi di colla, forbici e pennarelli. Al
termine, rispondendo ad alcune domande poste dalla competente professionista
che guidava tutto il gruppo, ciascuno si è sentito emotivamente coinvolto ed ha
appreso qualcosa di sé che fino a quel momento ignorava.
Fornire
i principali elementi della metodologia foto terapica a coloro che, per
mestiere o per hobby, coltivano con continuità il proprio interesse verso la
fotografia, può servire loro a realizzare immagini più ragionate e dai
contenuti più chiari. Richiedendo il medesimo impegno di prima, i prodotti dei fotoamatori veicoleranno una visione della realtà non
fine a se stessa, ma più profonda.
Anche
se, dopotutto, la realtà rimane inalterata, l'acquisizione consapevole della
sua rappresentazione consentirà dei benefici che nei pazienti si manifesteranno
attraverso un personale benessere o un progresso nel raggiungimento di una
condotta equilibrata, mentre i fotoamatori sentiranno crescere il proprio impegno e stimolare la propria
creatività.
L'innegabile
successo ottenuto della Phototherapy è documentata clinicamente dai progressi
dei pazienti trattati. I risultati concreti, pertanto, incoraggiano la pratica
di un metodo che si serve della
fotografia per un fine nobile: curare.
Andrea di Napoli (L'Inchiesta Sicilia - 15 marzo 2017)
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.