Noir scolorito, quasi grigio, questo Montalbano 2017,
prevedibile l'epilogo e lento il dipanarsi della matassa; troppe concessioni,
inoltre , al dejà vu, così pure, questa volta, a un certo forzato voyerismo che
risulta provinciale e carnevalesco.
Decisamente sgradevoli, infatti, quelle sequenze che
strizzano l'occhio a Kubrick ed al suo "eyes wild shut", che però in
salsa sicula diventa caricatura e stempera nel ridicolo un messaggio che
vorrebbe essere tragico.
Orrendo il personaggio con maschera da messa nera,
protagonista del sex-coca-party che si rivela infine essere proprio il primo
cittadino della città. Ma va...?! Sbaglio o abbiamo già dato al riguardo?
Tiremm innanz per favore, ma proprio più innanzi che si può, perché di questo
passo si cade in depressione!
Non ci rallegra infatti, in tanta mestizia gratuita, neanche
la variante alle consuete locations, che questa volta ci porta nella valle dei
templi, i cui ruderi di dorica memoria, fanno da sfondo ad una scena,
importante sì, nell'economia del plot, ma dove le sacre pietre non tolgono né
aggiungono nulla al dialogo che si svolge dinanzi ad essi; la suspence che il
contesto vorrebbe creare, rimane nelle intenzioni e il colloquio che esigeva
riparo e discrezione, assume i contorni di un segreto di Pulcinella. Cui
prodest tanta bellezza sullo sfondo se essa non è in alcun modo complice del
messaggio di cui la scena è portatrice?
La regia che ha fatto conoscere al mondo intero, una Sicilia
falsa sì, ma proprio per questo più vera del vero, in questo caso ci ha delusi
e ci lascia non poco perplessi.
Eccellenti comunque sempre gli attori, generosi e complici
gli uni nei confronti degli altri e tutti rigorosamente al loro posto, cioè
leggermente in ombra, rispetto alla star indiscussa che rimane Luca Zingaretti.
Accanto a lui continuano a brillare, l'ispettore Augello,
l'irresistibile Catarella, il medico legale, e l'efficientissimo Fazio che, da
solo, meriterebbe una medaglia al valore per l'umiltà, la dedizione, la
discrezione e l'eleganza con cui gioca a fare l'insostituibile collaboratore
del commissario.
Sprecata, lasciatemelo dire, invece, la Bergamasco; a mio
avviso, nel ruolo di spalla dell'ingombrante Montalbano risulta scialba e poco
credibile sicché non ci rimane che augurarle e augurarci di poterla, ancora una
volta vedere e apprezzare senza riserve, in ben più complesse ed intriganti
performances ,quali quelle in cui ha saputo mostrare al meglio le sue
straordinarie capacità di attrice.
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