venerdì 10 marzo 2017

Riflessioni sull'ultimo Montalbano



Noir scolorito, quasi grigio, questo Montalbano 2017, prevedibile l'epilogo e lento il dipanarsi della matassa; troppe concessioni, inoltre , al dejà vu, così pure, questa volta, a un certo forzato voyerismo che risulta provinciale e carnevalesco.
Decisamente sgradevoli, infatti, quelle sequenze che strizzano l'occhio a Kubrick ed al suo "eyes wild shut", che però in salsa sicula diventa caricatura e stempera nel ridicolo un messaggio che vorrebbe essere tragico.
Orrendo il personaggio con maschera da messa nera, protagonista del sex-coca-party che si rivela infine essere proprio il primo cittadino della città. Ma va...?! Sbaglio o abbiamo già dato al riguardo? Tiremm innanz per favore, ma proprio più innanzi che si può, perché di questo passo si cade in depressione!
Non ci rallegra infatti, in tanta mestizia gratuita, neanche la variante alle consuete locations, che questa volta ci porta nella valle dei templi, i cui ruderi di dorica memoria, fanno da sfondo ad una scena, importante sì, nell'economia del plot, ma dove le sacre pietre non tolgono né aggiungono nulla al dialogo che si svolge dinanzi ad essi; la suspence che il contesto vorrebbe creare, rimane nelle intenzioni e il colloquio che esigeva riparo e discrezione, assume i contorni di un segreto di Pulcinella. Cui prodest tanta bellezza sullo sfondo se essa non è in alcun modo complice del messaggio di cui la scena è portatrice?
La regia che ha fatto conoscere al mondo intero, una Sicilia falsa sì, ma proprio per questo più vera del vero, in questo caso ci ha delusi e ci lascia non poco perplessi.
Eccellenti comunque sempre gli attori, generosi e complici gli uni nei confronti degli altri e tutti rigorosamente al loro posto, cioè leggermente in ombra, rispetto alla star indiscussa che rimane Luca Zingaretti.
Accanto a lui continuano a brillare, l'ispettore Augello, l'irresistibile Catarella, il medico legale, e l'efficientissimo Fazio che, da solo, meriterebbe una medaglia al valore per l'umiltà, la dedizione, la discrezione e l'eleganza con cui gioca a fare l'insostituibile collaboratore del commissario.
Sprecata, lasciatemelo dire, invece, la Bergamasco; a mio avviso, nel ruolo di spalla dell'ingombrante Montalbano risulta scialba e poco credibile sicché non ci rimane che augurarle e augurarci di poterla, ancora una volta vedere e apprezzare senza riserve, in ben più complesse ed intriganti performances ,quali quelle in cui ha saputo mostrare al meglio le sue straordinarie capacità di attrice.

Jolanda Elettra Di Stefano (https://plus.google.com/u/0/114369456481841807365)


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