venerdì 30 giugno 2017
“Festino 2012” in mostra al Megastore Mondadori dal 7 al 16 luglio 2017
Certo è che ogni evento, per
essere vissuto pienamente deve, in qualche modo, essere stato partecipato.
Il festino 2012 per me ed un
gruppo di amici amanti della fotografia è stata una esperienza unica e per
tanti motivi.
L’annuale appuntamento popolare del
2012 succedeva alla rielezione a Sindaco del Comune di Palermo di Leoluca
Orlando e quel festino ha rappresentato per molti il desiderio rinascita e di
partecipazione. L’edizione del 388^ Festino ha coinvolto, infatti e in
particolare, varie realtà artistiche e, più in generale, culturali cittadine che
necessitavano di manifestare il loro desiderio di riscatto.
Come sempre, la partecipazione
dei palermitani tutti avrebbe fatto da collante nella sintesi conclusiva della
sera del 14 luglio.
In quanto parte di una articolata
squadra coordinata da Rosellina Garbo, noi, con le nostre reflex, abbiamo
cercato di documentare il Festino dal suo interno. Il tutto in un palcoscenico
di prove principalmente incentrato in diversi spazi e capannoni dei Cantieri
Culturali della Zisa, fiore all’occhiello simbolo della storica “Primavera
Palermitana”.
Fin dall’inizio ci si è impegnati
a documentare tutti gli aspetti collegati all’evento, dai vari Comitati,
singoli artisti, agli aspetti cantieristici legati all’approntamento
dell’originalissimo carro, affastellato di ricchi addobbi floreali e dipinto con
i colori dell’arcobaleno, alla creazione della statua della santa ideata e
realizzata dal maestro Rizzuti.
Sono state sei giornate intense,
con noi fotografi appassionati a correre da un luogo all’altro di Palermo con
compiti diversi, per cercare di raccogliere testimonianze significative.
Da Santa Chiara al Conservatorio
Vincenzo Bellini, dalle prove del “Fest Mob” ai Cantieri a quelle del corpo di
ballo a Villa Pantelleria, il tutto senza perdere mai di vista lo stato di
avanzamento dei complessi lavori al Cantiere Municipale per il Carro e all’approntamento
della avvenente sagoma scultorea di Santa Rosalia.
La sostanziale passione che
accomuna sempre nel volontariato ci ha facilitato nei vari compiti, così che
ogni scatto fotografico potesse essere realizzato senza barriere e con assoluta
naturalezza.
La serata del 14 l’ho vissuta,
penso come altri, in forme scadenzate di apnea; con immersioni nei contesti
delle scene da riprendere/fissare ed un riemergere per riordinare le idee,
sempre in cerca di soluzioni migliori: così, una boccata d’aria e via.
Alla fine, come sempre, è rimasta
tanta stanchezza ma piena di bei ricordi e di una ricca raccolta d’immagini.
Dopo cinque anni accade poi che
si ripresentano momenti che ripescano nella memoria; nello specifico è un caso che
Leoluca Orlando si ripresenti per l’elezione a Sindaco di Palermo e guarda caso,
pure, con avversario principale lo stesso Ferrandelli di allora ed ancora, come
candidato dei Cinque Stelle quell’avvocato Forello che nel 2012 trainava il
Carro trionfale della Santuzza lungo da discesa del Cassaro.
La mostra “Festino 2012” che
raccoglie mie fotografie e dell’amico Salvo Cristaudo, con le immagini
proposte, vuole raccontare visivamente frammenti di un’esperienza intensamente
vissuta, con l’ambizione di far rivivere le nostre stesse emozioni anche in coloro
che si vedranno ritratti nelle nostre foto.
© Essec (http://www.giornalecittadinopress.it/festino-2012-clemente-e-cristaudo-in-mostra-al-megastore-mondadori/)
N.B. - Diversamente da quanto programmato, la mostra terminerà il 16 luglio in concomitanza della chiusura del Megastore Mondadori di Palermo di Via Ruggero Settimo.
Certo è che ogni
evento, per essere vissuto pienamente deve, in qualche modo, essere
stato partecipato.
Il festino 2012 per me e un gruppo di amici amanti della fotografia è
stata una esperienza unica e per tanti motivi.
L’annuale appuntamento popolare del 2012 succedeva alla rielezione a
Sindaco del Comune di Palermo di Leoluca Orlando e quel festino ha
rappresentato per molti il desiderio rinascita e di partecipazione.
L’edizione 388 del Festino ha coinvolto, in particolare, varie realtà
artistiche e, più in generale, culturali cittadine che necessitavano di
manifestare il loro desiderio di riscatto.
Come sempre, la partecipazione dei palermitani tutti avrebbe fatto da
collante nella sintesi conclusiva della sera del 14 luglio.
In quanto parte di una articolata squadra, coordinata da Rosellina
Garbo, io (Toti Clemente, ndr) e Salvo Cristaudo, con le nostre reflex,
abbiamo cercato di documentare il Festino dal suo interno. Il tutto in
un palcoscenico di prove principalmente incentrato in diversi spazi e
capannoni dei Cantieri Culturali della Zisa, fiore all’occhiello simbolo
della storica “Primavera Palermitana”.
Fin dall’inizio ci siamo impegnati a documentare tutti gli aspetti
collegati all’evento, dai vari Comitati, ai singoli artisti, agli
aspetti cantieristici legati all’approntamento dell’originalissimo
carro, affastellato di ricchi addobbi floreali e dipinto con i colori
dell’arcobaleno, alla creazione della statua della santa ideata e
realizzata dal maestro Rizzuti.
Sono state sei giornate intense, con noi fotografi appassionati a
correre da un luogo all’altro di Palermo con compiti diversi, per
cercare di raccogliere testimonianze significative.
Da Santa Chiara al Conservatorio Vincenzo Bellini, dalle prove del “Fest
Mob” ai Cantieri a quelle del corpo di ballo a Villa Pantelleria, il
tutto senza perdere mai di vista lo stato di avanzamento dei complessi
lavori al Cantiere Municipale per il Carro e all’approntamento della
avvenente sagoma scultorea di Santa Rosalia.
La sostanziale passione che accomuna sempre nel volontariato ci ha
facilitato nei vari compiti, così che ogni scatto fotografico potesse
essere realizzato senza barriere e con assoluta naturalezza.
La serata del 14 l’ho vissuta, penso come altri, in forme scadenzate di
apnea; con immersioni nei contesti delle scene da riprendere/fissare e
un riemergere per riordinare le idee, sempre in cerca di soluzioni
migliori: così, una boccata d’aria e via.
Alla fine, come sempre, è rimasta tanta stanchezza ma un’esperienza
piena di bei ricordi e di una ricca raccolta d’immagini.
Dopo cinque anni accade poi che si ripresentano momenti che ripescano
nella memoria; nello specifico è un caso che Leoluca Orlando si
ripresenti per l’elezione a Sindaco di Palermo e guarda caso, pure, con
avversario principale lo stesso Ferrandelli di allora ed ancora, come
candidato dei Cinque Stelle quell’avvocato Forello che nel 2012 trainava
il Carro trionfale della Santuzza lungo da discesa del Cassaro.
La mostra “Festino 2012” che raccoglie mie fotografie e dell’amico Salvo
Cristaudo, con le immagini proposte, vuole raccontare visivamente
frammenti di un’esperienza intensamente vissuta, con l’ambizione di far
rivivere le nostre stesse emozioni anche in coloro che si vedranno
ritratti nelle nostre foto.
La mostra fotografica “Festino 2012”, di Toti Clemente e Salvo
Cristaudo, sarà esposta al Megastore Mondadori, di via Ruggero Settimo
16 a Palermo, dal 7 al 28 luglio 2017. Vernissage venerdì 7 luglio alle
17,30 durante il quale saranno presenti Clemente e Cristaudo. A seguire
una tavola rotonda coordinata da Andrea Di Napoli che vedrà come
relatori Nino Giaramidaro e Raffaele Savarese. La mostra sarà visitabile
gratuitamente durante gli orari di apertura del Megastore Mondadori.
Leggi su: http://www.giornalecittadinopress.it/festino-2012-clemente-e-cristaudo-in-mostra-al-megastore-mondadori/
Leggi su: http://www.giornalecittadinopress.it/festino-2012-clemente-e-cristaudo-in-mostra-al-megastore-mondadori/
Certo è che ogni
evento, per essere vissuto pienamente deve, in qualche modo, essere
stato partecipato.
Il festino 2012 per me e un gruppo di amici amanti della fotografia è
stata una esperienza unica e per tanti motivi.
L’annuale appuntamento popolare del 2012 succedeva alla rielezione a
Sindaco del Comune di Palermo di Leoluca Orlando e quel festino ha
rappresentato per molti il desiderio rinascita e di partecipazione.
L’edizione 388 del Festino ha coinvolto, in particolare, varie realtà
artistiche e, più in generale, culturali cittadine che necessitavano di
manifestare il loro desiderio di riscatto.
Come sempre, la partecipazione dei palermitani tutti avrebbe fatto da
collante nella sintesi conclusiva della sera del 14 luglio.
In quanto parte di una articolata squadra, coordinata da Rosellina
Garbo, io (Toti Clemente, ndr) e Salvo Cristaudo, con le nostre reflex,
abbiamo cercato di documentare il Festino dal suo interno. Il tutto in
un palcoscenico di prove principalmente incentrato in diversi spazi e
capannoni dei Cantieri Culturali della Zisa, fiore all’occhiello simbolo
della storica “Primavera Palermitana”.
Fin dall’inizio ci siamo impegnati a documentare tutti gli aspetti
collegati all’evento, dai vari Comitati, ai singoli artisti, agli
aspetti cantieristici legati all’approntamento dell’originalissimo
carro, affastellato di ricchi addobbi floreali e dipinto con i colori
dell’arcobaleno, alla creazione della statua della santa ideata e
realizzata dal maestro Rizzuti.
Sono state sei giornate intense, con noi fotografi appassionati a
correre da un luogo all’altro di Palermo con compiti diversi, per
cercare di raccogliere testimonianze significative.
Da Santa Chiara al Conservatorio Vincenzo Bellini, dalle prove del “Fest
Mob” ai Cantieri a quelle del corpo di ballo a Villa Pantelleria, il
tutto senza perdere mai di vista lo stato di avanzamento dei complessi
lavori al Cantiere Municipale per il Carro e all’approntamento della
avvenente sagoma scultorea di Santa Rosalia.
La sostanziale passione che accomuna sempre nel volontariato ci ha
facilitato nei vari compiti, così che ogni scatto fotografico potesse
essere realizzato senza barriere e con assoluta naturalezza.
La serata del 14 l’ho vissuta, penso come altri, in forme scadenzate di
apnea; con immersioni nei contesti delle scene da riprendere/fissare e
un riemergere per riordinare le idee, sempre in cerca di soluzioni
migliori: così, una boccata d’aria e via.
Alla fine, come sempre, è rimasta tanta stanchezza ma un’esperienza
piena di bei ricordi e di una ricca raccolta d’immagini.
Dopo cinque anni accade poi che si ripresentano momenti che ripescano
nella memoria; nello specifico è un caso che Leoluca Orlando si
ripresenti per l’elezione a Sindaco di Palermo e guarda caso, pure, con
avversario principale lo stesso Ferrandelli di allora ed ancora, come
candidato dei Cinque Stelle quell’avvocato Forello che nel 2012 trainava
il Carro trionfale della Santuzza lungo da discesa del Cassaro.
La mostra “Festino 2012” che raccoglie mie fotografie e dell’amico Salvo
Cristaudo, con le immagini proposte, vuole raccontare visivamente
frammenti di un’esperienza intensamente vissuta, con l’ambizione di far
rivivere le nostre stesse emozioni anche in coloro che si vedranno
ritratti nelle nostre foto.
La mostra fotografica “Festino 2012”, di Toti Clemente e Salvo
Cristaudo, sarà esposta al Megastore Mondadori, di via Ruggero Settimo
16 a Palermo, dal 7 al 28 luglio 2017. Vernissage venerdì 7 luglio alle
17,30 durante il quale saranno presenti Clemente e Cristaudo. A seguire
una tavola rotonda coordinata da Andrea Di Napoli che vedrà come
relatori Nino Giaramidaro e Raffaele Savarese. La mostra sarà visitabile
gratuitamente durante gli orari di apertura del Megastore Mondadori.
Leggi su: http://www.giornalecittadinopress.it/festino-2012-clemente-e-cristaudo-in-mostra-al-megastore-mondadori/
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Certo è che ogni
evento, per essere vissuto pienamente deve, in qualche modo, essere
stato partecipato.
Il festino 2012 per me e un gruppo di amici amanti della fotografia è
stata una esperienza unica e per tanti motivi.
L’annuale appuntamento popolare del 2012 succedeva alla rielezione a
Sindaco del Comune di Palermo di Leoluca Orlando e quel festino ha
rappresentato per molti il desiderio rinascita e di partecipazione.
L’edizione 388 del Festino ha coinvolto, in particolare, varie realtà
artistiche e, più in generale, culturali cittadine che necessitavano di
manifestare il loro desiderio di riscatto.
Come sempre, la partecipazione dei palermitani tutti avrebbe fatto da
collante nella sintesi conclusiva della sera del 14 luglio.
In quanto parte di una articolata squadra, coordinata da Rosellina
Garbo, io (Toti Clemente, ndr) e Salvo Cristaudo, con le nostre reflex,
abbiamo cercato di documentare il Festino dal suo interno. Il tutto in
un palcoscenico di prove principalmente incentrato in diversi spazi e
capannoni dei Cantieri Culturali della Zisa, fiore all’occhiello simbolo
della storica “Primavera Palermitana”.
Fin dall’inizio ci siamo impegnati a documentare tutti gli aspetti
collegati all’evento, dai vari Comitati, ai singoli artisti, agli
aspetti cantieristici legati all’approntamento dell’originalissimo
carro, affastellato di ricchi addobbi floreali e dipinto con i colori
dell’arcobaleno, alla creazione della statua della santa ideata e
realizzata dal maestro Rizzuti.
Sono state sei giornate intense, con noi fotografi appassionati a
correre da un luogo all’altro di Palermo con compiti diversi, per
cercare di raccogliere testimonianze significative.
Da Santa Chiara al Conservatorio Vincenzo Bellini, dalle prove del “Fest
Mob” ai Cantieri a quelle del corpo di ballo a Villa Pantelleria, il
tutto senza perdere mai di vista lo stato di avanzamento dei complessi
lavori al Cantiere Municipale per il Carro e all’approntamento della
avvenente sagoma scultorea di Santa Rosalia.
La sostanziale passione che accomuna sempre nel volontariato ci ha
facilitato nei vari compiti, così che ogni scatto fotografico potesse
essere realizzato senza barriere e con assoluta naturalezza.
La serata del 14 l’ho vissuta, penso come altri, in forme scadenzate di
apnea; con immersioni nei contesti delle scene da riprendere/fissare e
un riemergere per riordinare le idee, sempre in cerca di soluzioni
migliori: così, una boccata d’aria e via.
Alla fine, come sempre, è rimasta tanta stanchezza ma un’esperienza
piena di bei ricordi e di una ricca raccolta d’immagini.
Dopo cinque anni accade poi che si ripresentano momenti che ripescano
nella memoria; nello specifico è un caso che Leoluca Orlando si
ripresenti per l’elezione a Sindaco di Palermo e guarda caso, pure, con
avversario principale lo stesso Ferrandelli di allora ed ancora, come
candidato dei Cinque Stelle quell’avvocato Forello che nel 2012 trainava
il Carro trionfale della Santuzza lungo da discesa del Cassaro.
La mostra “Festino 2012” che raccoglie mie fotografie e dell’amico Salvo
Cristaudo, con le immagini proposte, vuole raccontare visivamente
frammenti di un’esperienza intensamente vissuta, con l’ambizione di far
rivivere le nostre stesse emozioni anche in coloro che si vedranno
ritratti nelle nostre foto.
La mostra fotografica “Festino 2012”, di Toti Clemente e Salvo
Cristaudo, sarà esposta al Megastore Mondadori, di via Ruggero Settimo
16 a Palermo, dal 7 al 28 luglio 2017. Vernissage venerdì 7 luglio alle
17,30 durante il quale saranno presenti Clemente e Cristaudo. A seguire
una tavola rotonda coordinata da Andrea Di Napoli che vedrà come
relatori Nino Giaramidaro e Raffaele Savarese. La mostra sarà visitabile
gratuitamente durante gli orari di apertura del Megastore Mondadori.
Leggi su: http://www.giornalecittadinopress.it/festino-2012-clemente-e-cristaudo-in-mostra-al-megastore-mondadori/
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giovedì 29 giugno 2017
Il Pm Woodcock, nemico pubblico dell'Italia ladra
Ora
possiamo tirare un respiro di sollievo, rilassarci, abbiamo trovato
finalmente il responsabile di tutte le malefatte italiane: è il Pubblico
ministero John Henry Woodcock. Questo magistrato, attualmente di stanza
a Napoli, da cui è partita l’inchiesta sulla Consip, è sotto inchiesta
della Prima commissione del Csm, presieduta dal ‘laico’ Giuseppe Fanfani
Pd, e per “incompatibilità ambientale” potrebbe essere trasferito ad
altra sede, preferibilmente il più lontano possibile dalle Procure che
contano ma anche da quelle che non contano perché la sua storia dice che
è capace di far danni ovunque.
Prima
di occuparci del ‘caso Woodcock’ due parole sul Csm. I nostri Padri
costituenti, che uscivano dal periodo fascista, vollero una Magistratura
autonoma e totalmente indipendente dal potere politico, ma perché non
fosse completamente avulsa dalla società stabilirono che l’organo di
controllo sull’operato dei singoli magistrati, il Csm appunto, fosse
composto per due terzi da giudici togati, cioè magistrati di carriera, e
per un terzo da dei ‘laici’ scelti dal Parlamento fra “professori
ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici
anni di esercizio”. I nostri ingenui Costituenti non potevano immaginare
che la democrazia sarebbe stata sostituita, nel giro di pochi anni,
dalla partitocrazia. E così i partiti hanno immesso nel Csm i loro
uomini, travestiti da “professori di università e da avvocati”, in modo
da poter controllare ed eventualmente innocuizzare magistrati troppo
ficcanaso e poco graditi. Mi ricordo il precedente del pretore di
Piacenza, Angelo Milana, che verso la fine degli Ottanta, qualche anno
prima che iniziasse Mani Pulite, osò fare un’inchiesta analoga a quelle
che sarebbero state poi condotte da Di Pietro e dagli altri magistrati
della Procura di Milano: arrestò per corruzione due sindaci che erano
stati alla guida della città, uno socialista, l’altro comunista, e un
importante imprenditore, Romagnoli. Apriti cielo. Si scatenò il
finimondo, contro Milana si sollevò tutto ‘l’arco costituzionale’ e non,
anche il vescovo di Piacenza scagliò i suoi evangelici fulmini contro
l’incauto pretore che fu deferito al Csm che, compiacente o
indirettamente colluso, ne propose il trasferimento nella non
esattamente vicina Trieste. Angelo Milana era un vecchio magistrato e
disse: “Se le cose stanno così, se volete che la corruzione continui a
dilagare indisturbata e impunita, sapete qual è la novità? Io me ne vado
in pensione”.
John
Henry Woodcock è stato, fin dall’inizio, da quando era Pm a Potenza, la
‘bestia nera’ di tutti i poteri forti e meno forti. Ha inquisito
politici di ogni colore, imprenditori, banchieri, prosseneti,
‘piquattristi’. Non a caso di origine inglese (lo è il padre), non ha
mai rilasciato, che io ricordi, interviste o dichiarazioni pubbliche.
Inattaccabile da questo punto di vista, i ‘berluscones’, che lo hanno
sempre detestato, non sapendo che pesci pigliare non riuscirono a
trovare di meglio che far pubblicare dal giornale di famiglia, Il Giornale, una fotografia del magistrato in sella a una moto, segno evidente e inequivocabile che era un personaggio borderline
e inaffidabile. Cosa che ricorda la vicenda di un altro giudice,
Raimondo Mesiano, che aveva condannato la gang berlusconiana a risarcire
De Benedetti per lo scippo della Mondadori, e che un programma Mediaset
pedinò fino a immortalarlo su una panchina mentre fumava una sigaretta e
al fondo dei pantaloni gli si vedevano dei calzini di color celeste,
segno anche qui inequivocabile di un qualche disturbo mentale.
Naturalmente
a Woodcock è stata mossa l’accusa che molte delle sue inchieste sono
finite 'nel nulla'. In via preliminare bisogna ricordare a quella massa
di ignoranti e deficienti che sono diventati, in ogni settore, gli
italiani, che la magistratura requirente e quella giudicante svolgono
due funzioni diverse. Il Pm agisce nella fase delicata e inevitabilmente
incerta delle indagini preliminari e poi porta le sue ipotesi di reato,
con relativi indizi, davanti a un giudice ‘terzo’ che ne valuta, con
criteri diversi, che sono quelli propri della magistratura giudicante,
l’attendibilità e la validità. Può accadere benissimo che il Pm nella
sostanza abbia colto nel segno, che colui che ha ritenuto colpevole sia
realmente tale, ma che il Gip o Gup che dir si voglia non giudichi gli
elementi raccolti sufficienti per rinviare a giudizio l’indagato. Per
anni abbiamo sentito, e ancora continuiamo a sentire, questo refrain:
se il Gip o Gup accetta le ipotesi di reato del Pm, allora vuol dire
che si è ‘appiattito’ sulla Procura, se non le accoglie è il Pubblico
ministero a essere un mascalzone.
Ritorniamo
a Woodcock. Se si va poi a ben guardare si vede che le sue inchieste
“finite nel nulla” lo sono perché i reati di cui si occupava sono stati
nel frattempo depenalizzati o innocuizzati con leggi ‘ad personam’ o ‘ad
personas’, o sono caduti in prescrizione, o le sue indagini sono state
trasferite.
Il
problema dell’Italia non è John Henry Woodcock. Sta nel fatto che
nell’ex Bel Paese chiunque, in qualsiasi settore, si metta di traverso
agli affari di ‘lorsignori’ deve essere, in un modo o nell’altro,
eliminato.
Così
mentre Woodcock è sotto inchiesta del Csm, il ‘delinquente naturale’
Silvio Berlusconi condannato in via definitiva per un reato fiscale,
scontato con una pena ridicola, e ricondannato, sia pur in primo grado,
per aver corrotto con tre milioni di euro il senatore De Gregorio
(processo poi finito in prescrizione in appello, ma da cui molto
difficilmente avrebbe potuto tirarlo fuori anche il più abile degli
avvocati, come fece Franco Coppi che riuscì a convincere la Corte che il
funzionario della Questura di Milano, Pietro Ostuni, che ricevette sei
telefonate da Parigi dal Cavaliere, allora Presidente del Consiglio,
perché affidasse la minorenne Ruby a Nicole Minetti che a sua volta la
affidò a una prostituta ufficiale, contro il parere del Pm minorile
Annamaria Fiorillo che era l’unico soggetto legittimato a decidere sulla
questione, non era stato intimidito ma si era intimidito da solo) e
dopo aver ridicolizzato l’immagine dell’Italia, con le sue corna, con le
sue gaffe a ripetizione, con la sua inguaribile trivialità, potrebbe
ridiventare, con i soliti inciuci, ma legalmente, Presidente del
Consiglio della Repubblica Italiana. E le recenti elezioni
amministrative vanno in questo senso.
E
ce lo saremo meritato. Perché siamo diventati, oltre che dei furfanti,
un popolo di vigliacchi, di asini al basto, di pecore belanti da tosare,
incapaci di reagire e di ribellarsi.
L’altra
sera sono stato all’Hangar Pirelli di Milano a sentire un concerto di
Goran Bregovic, il musicista che ha composto molte delle colonne sonore
dei film di Kusturica. E’ un serbo-croato, tosto come lo è tutta la
gente dei Balcani. In passato ha composto anche una canzone che è una
sorta di inno al kalashnikov. Adesso, invecchiando, si è un po’
acquietato. Ma la sua musica, soprattutto quando entrano le trombe, è
sempre trascinante. Tanto che molti dei giovani che erano nella
vastissima sala hanno lasciato le sedie per mettersi a ballare. Verso la
fine, prima di iniziare una canzone, si è rivolto al pubblico e ci ha
chiesto di accompagnarlo. “Noi, prima di entrare in combattimento
urliamo un motto –e ce ne ha dette le parole in slavo- Mi pare che da
voi si dica ‘All’attacco!’. Bene, quando sentite queste mie parole
gridate anche voi ‘All’attacco!’”. Lo abbiamo fatto. Ma il nostro
“All’attacco!” era così misero, così flebile, così smorto che bastava,
di per sé, a far e a farci capire che non siamo più adatti al
combattimento. Possiamo solo ballare.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2017)
martedì 27 giugno 2017
Il gufo di se stesso
Perché il PdR,
dopo le comunali del 2016, il referendum costituzionale e il governo, ha perso
pure le comunali del 2017? La risposta è nel tweet di Renzi: il Pd ha vinto in
67 città, contro le 59 del centrodestra e le 8 dei 5Stelle, e le elezioni
politiche saranno un’altra storia, cioè vincerà lui perché lo dice lui.
Analisi lucida come quelle di Hitler nel bunker, circondato da Eva Braun e da pochi servi
rimasti, che davano retta ai suoi delirii sull’“arma segreta” e sull’imminente vittoria in una
guerra già persa. O quelle di Alì il Chimico, il ministro di Saddam Hussein che diramava bollettini vittoriosi mentre il dittatore era in fuga e le truppe
angloamericane nel palazzo presidenziale. Ieri, appena uscito il tweet, i pochi
che ancora vogliono bene a Matteo avrebbero dovuto chiamare l’ambulanza per farlo
visitare d’urgenza da uno bravo (possibilmente non Recalcàzzola). Ma non l’han fatto né lo faranno: il
Giglio Magico non contempla esseri pensanti, solo pecore belanti e leccanti. Altrimenti un partito che colleziona più fiaschi di una cantina sociale si sarebbe già riunito per analizzare le cause e invertire la rotta (ammesso e non concesso che ne abbia una), possibilmente prima di estinguersi
definitivamente come i dinosauri. Invece, a ogni rovescio, si sente dire che la
prossima volta andrà meglio e non è l’ora di discutere. Pensando di fare cosa gradita, riassumiamo ciò che ci pare
di aver capito.
1. Già Re Mida della politica che trasformava in oro tutto ciò che toccava, Renzi è oggi un imbolsito Re Merda. Il gufo di se stesso. Nel giro di tre anni è riuscito nell’impresa che B.
impiegò più di 20 anni a centrare: stare sulle palle a tutti gli italiani, di destra, di
centro e soprattutto di sinistra, salvo a quelli che gli devono il posto
(qualche centinaio di parlamentari, cacicchi locali e giornalisti, della Rai e
non solo). Questione di arroganza,
antipatia e soprattutto disastri di governo che è inutile
riepilogare. Così, al referendum e ai ballottaggi, è “tutti contro Renzi”.
2. Non bastando lui, Renzi ha mandato
in giro – soprattutto in tv e sul web, essendo le piazze luoghi plebei e
populisti, roba da volgari grillini e leghisti – una classe dirigente inguardabile: facce patibolari, ma senza la grandezza criminale di B.&C.; o
mediocri replicanti e marionette del Capo, che ne ripetono a pappagallo il
verbuccio e fanno le faccine se parlano gli altri.
3. A furia di copiare il programma di B., e persino della Lega, molti
elettori di sinistra sono rimasti a casa (come un tempo quelli di destra), mentre quelli di destra, umiliati per 20
anni dalla sinistra, si son detti: “Vuoi vedere che avevamo ragione noi?”. E si
sono precipitati a votare financo i sindaci (come un tempo quelli di sinistra).
Intanto l’elettorato flottante e non ideologico, fra l’originale B. e la brutta
copia R., è tornato a preferire il primo. Non per convinzione: per sfinimento.
4. Alle cause strutturali della crisi, si sono aggiunti alcuni autogol freschi freschi, astutamente messi a segno da Renzi & C. fra primo turno e ballottaggi. Tipo la gestione del caso Consip, con la cacciata del testimone Marroni per salvare le poltrone degli indagati e il culetto del babbo. L’idea che a pagare sia l’unico non inquisito, nel partito che un tempo faceva della questione morale una bandiera, fa ancora un certo ribrezzo.
5. Geniale la trovata di consacrare il fiasco della Rai renziana nominando nuovo capo supremo tal Mario Orfeo al posto del pericoloso gufo Campo Dall’Orto (scelto sempre da Renzi). Il quale Orfeo, come prima mossa, ha l’ideona di fregarsene della legge (votata dal Pd di Renzi) sul tetto alle star. E non solo conferma il mega-stipendio a Fabio Fazio, ma gliel’aumenta un altro po’ (da 1,8 a 2,8 milioni l’anno). Delirio nelle periferie metropolitane e alle catene di montaggio.
6. Casomai qualcuno non si fosse ancora incazzato abbastanza, ecco il decreto banche: una spesuccia di 17 miliardi pubblici per salvare due istituti veneti, regalando la parte sana a Banca Intesa (al prezzo di 1 euro) e quella marcia allo Stato, con un salasso che si sarebbe evitato intervenendo uno o due anni fa. I 17 miliardi per il reddito di cittadinanza a chi non ha nulla non ci sono mai: per le banche, si trovano sempre.
7. Siccome un sondaggio Ipr Marketing-il Fatto rivela che una sinistra unita guidata da Stefano Rodotà raggiungerebbe il 16% dei voti, quando muore Rodotà lo piangono milioni di italiani, ma Renzi no: neppure un tweet (e meno male: c’era pure il caso che lo chiamasse “solone, professorone e gufo” un’altra volta).
8. Il boss Giuseppe Graviano, intercettato in carcere, si sfoga contro B. che ai tempi delle stragi gli chiese “cortesie” e poi si è scordato di pagare il conto. Ma Renzi & C. non dicono una parola, sennò quello s’incazza e niente governo Renzusconi. In compenso si scatenano contro la Raggi, per accuse molto più lievi di quelle di Sala, difeso a spada tratta contro la “giustizia a orologeria”. Così, tra i due litiganti, la destra gode.
9. A un passo dal varo di una legge elettorale decente sul modello tedesco, finalmente condivisa con le opposizioni, prima Pd&B. la imbottiscono di nominati (niente voto disgiunto), poi Renzi la fa saltare per un emendamento sul Trentino-Alto Adige.
10. Nell’eventualità che gli incerti non siano ancora fuggiti tutti, il Pd riesuma dopo due anni di letargo la legge sullo Ius soli, la più generosa d’Europa. Principio giusto, applicazione discutibile, spiegazioni balbettate e tempismo demenziale, in pieno panico da attentati. Salvini non poteva sperare di meglio. Anzi, se ora gliel’approvano così com’è, dal 1° settembre riempie le piazze di gazebo per raccogliere firme sul referendum abrogativo e ha le elezioni politiche in tasca. Gratis.
Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano - 27 luglio 2017)