"Erano le quattro del mattino nel buio di quel lunedì lungo la statale
119, da Santa Ninfa a Gibellina e poi, curvando a destra, sulla
Provinciale verso Poggioreale e Salaparuta, ancora più giù l'agrigentina
Montevago. In quella grande falce di paesi del Belice cìera stato
l'epicentro, sinonimo elegante e docile della distruzione.
Quando il giorno si fece largo fra le pesanti nuvole, apparve Gibellina rasa al suolo. Il bombardamento di Dresda, la bomba di Enola Gay su Hiroshima. Poi Poggioreale, Salaparuta e Montevago dove sulla piazza era rimasta in piedi solo l'insegna di un distributore della Total.
Notti all'addiaccio, vagoni ferroviari pieni di deportati, le tende nel fango, la paura delle malattie, le baracche - anni e anni di vita dentro rettangoli di faesite - una punizione da rappresaglia per circa centomila della Sicilia sconosciuta. Una vergogna piena di bugie, sotterfugi, violenza, patimenti e speranze perdute.
Queste fotografie sono tentativi di ricordare quei giorni mesi e anni nel Belice ferito, umiliato e ingannato ma, per fortuna, non vinto."
Quando il giorno si fece largo fra le pesanti nuvole, apparve Gibellina rasa al suolo. Il bombardamento di Dresda, la bomba di Enola Gay su Hiroshima. Poi Poggioreale, Salaparuta e Montevago dove sulla piazza era rimasta in piedi solo l'insegna di un distributore della Total.
Notti all'addiaccio, vagoni ferroviari pieni di deportati, le tende nel fango, la paura delle malattie, le baracche - anni e anni di vita dentro rettangoli di faesite - una punizione da rappresaglia per circa centomila della Sicilia sconosciuta. Una vergogna piena di bugie, sotterfugi, violenza, patimenti e speranze perdute.
Queste fotografie sono tentativi di ricordare quei giorni mesi e anni nel Belice ferito, umiliato e ingannato ma, per fortuna, non vinto."
(Nino
Giaramidaro)