mercoledì 24 gennaio 2018

Scrivere e leggere in fotografia




La Treccani definisce la scrittura come una “rappresentazione visiva, mediante segni grafici convenzionali, delle espressioni linguistiche” e cataloga i vari sistemi in relazione ai tempi ed alla tecnica utilizzata.
In ogni caso lo scrivere fissa sempre il frutto di nostre elaborazioni cerebrali, di pensieri e concettualizzazioni che rendiamo stabili redigendo frasi, appunti ed in genere scritti più o meno complessi.
Con il tempo la razza umana ha elaborato il proprio mondo tramandandosi esperienze e tecniche attraverso  linguaggi e forme d’arte convenzionali che hanno accomunato i diversi gruppi/comunità.
Civiltà si sono sempre più affinate e, attraverso evoluzioni ed involuzioni, i popoli hanno cristallizzato la cultura, tramandandola fra generazioni, attraverso metodologie comuni incentrate nella scrittura.
Anche la fotografia, come ogni altra forma d’arte, può tranquillamente annoverarsi fra le forme di scrittura: del resto noi tutti diciamo comunemente che una foto è il frutto di una lettura e fissazione di luce effettuata attraverso apparecchiature.
Quindi, in qualche modo, anche nel panorama fotografico abbiamo tante tecniche e forme espressive che, oltre a rispondere ai connotati classici riconosciuti e riconoscibili attraverso variabili logiche e sintassi specifiche, consentono di cogliere e comunicare realtà visive e sensazioni.
L’efficacia di una scrittura, sia essa vocale, letterale, artistica e quant’altro può essere più o meno comprensibile, durevole e riconosciuta opera d’arte in relazione ai tanti elementi che la compongono. La relatività, del resto, è l’essenza di ogni manifestazione umana.
Scuole di pensiero e tendenze aiutano a porre intanto delle pietre miliari che convenzioni riconoscono; valori accomunati consentono, quindi, interscambi fra gli esseri viventi, nel tempo e nello spazio.
Tutto si ricollega alle nostre conoscenze, alla capacità di comprensione ed elaborativa del nostro cervello e tutto quello che riguarda la tecnica costituisce un mezzo espressivo che, sapientemente usata, ne facilita gli scopi.
Questo prolisso panegirico, che tende a risultare noioso, in verità vorrebbe sostanzialmente accreditare le tante metafore che spesso usiamo anche in fotografia, per leggere e raccontare ciò che la nostra mente vede, secondo la nostra cultura e la capacità espressiva insita in ciascuno di noi, al dna personale che ci contraddistingue.
Nel ruolo che ricopriamo di direttivi, operatori o semplici utenti, ci muoviamo però tutti in contesti convenzionali, seguendo regole precostituite e riconosciute di norma da maggioranze in vario modo precostituite.
Da tutto questo deriverebbe che il bello assoluto non esiste, come la verità nella vita; perché riusciamo a vedere attraverso i nostri occhi che sono strutturati secondo madre natura e collegati ad un elaboratore corredato da una ram individualmente variabile ed un processore condizionato dalla cultura che deriva dallo studio di tante scuole di pensiero.
Giudici e giudizi ne sono pertanto una conseguenza e il frutto. Così come “prime donne” e “millantatori” costituiranno sempre i corollari che accompagnano i “fessi”.
Che dire ancora se non buona luce a tutti.

© Essec


1 commento:

  1. Parlare di linguistica associata alla fotografia, è un “invito a nozze”: mi permetto NON di commentare MA di aggiungere un po’ di “democratichese” (stile “Parolaro”) al Tuo post sperando di non annoiare il “fruitore”.
    La lingua è una forma, dice il De Saussure, non una sostanza. La FOTOGRAFIA è una parafrasi o la sintesi di un “momento visivo”, proprio perché ne coglie solo la sostanza. Alla visione del Fruitore è possibile la traduzione sostanziale, non quella formale. Il Sainte-Beuve, dopo vari tentativi, rinunziò a tradurre nella sua lingua “L’infinito“ di G. Leopardi. D’altra parte, com’è ovvio , anche la sola sostanza visiva non fa fotografia : ne è prova il fallimento del Lettrismo ( e qui si veda l’ingegnoso procedimento dell’isovocalismo del Queneau ). Occorre ben più “elevata conoscenza” – purtroppo rara- coglierne l’aspetto formale.
    E’ noto , inoltre , che il linguaggio è dotato di plurifunzionalità , che può essere ridotta alla funzione cognitiva ( “ denotativa “ ) e alla funzione emotiva ( “ connotativa “ ) : quest’ultima è propria dell’arte.
    Se concordiamo nel ritenere la lingua una struttura e, se per struttura intendiamo con E. Benveniste la disposizione di un tutto in parti e la solidarietà dimostrata tra le parti del tutto che si condizionano reciprocamente , allora perché non considerare strutturata anche la fotografia? E se è vero , come è vero, che nella lingua ogni unità è relativa e oppositiva , perché allora non ricevere nell’immagine relazioni e opposizioni ?
    E qui bisognerà distinguere la relazione di inclusione ( che può essere riflessiva o transitiva , ma , naturalmente , non simmetrica ) , di esclusione o non-inclusione , di complementarità , di implicazione e di doppia implicazione. E come in Linguistica ( Glossematica ) nell’ambito della funzione si distinguono l’interdipendenza , la determinazione e la costellazione , così questa distinzione è applicabile alla semantica testuale . Analogamente , la distinzione sul piano dei fonemi tra opposizioni omogenee o eterogenee , bilaterali o multilaterali , privative o graduali , proporzionali o isolate può essere sfruttata sul piano semantico.
    Essenziali , ai fini della formazione e dell’enucleazione dei significati , sono la transcodificazione esterna e la transcodificazione interna ( archetipi o archisemi endosistematici ), a cui collegato il problema dell’equivalenza degli elementi a diversi livelli, diversa, anch’essa, da quella delle strutture di tipo primario. Infatti, segni , che al livello linguistico comune hanno denotati diversi , si identificano denotativamente nel sistema secondario , promovendo l’equivalenza di elementi non equivalenti , proprio perché il sistema secondario crea autonomamente il proprio sistema denotativo.
    Forse la quistione è troppo complessa….

    RispondiElimina

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.