lunedì 12 febbraio 2018

4 marzo 2018: "Decidere"






Capita sempre più spesso che tra i principali oppositori del sistema, anche tra quelli che muovono critiche argomentate sulla base di informazioni e cognizioni verificate, si annidino i delusi che "decidono di non decidere". Fra questi ci sono sempre più soggetti liberi, che in passato hanno manifestato un voto d'opinione autonomo, non condizionato da appartenenze: "i disillusi".
La percentuale degli astenuti in Italia ormai ripercorre il solco americano. Negli USA il voto è esercitato da una minoranza. Una percentuale inferiore al 50% degli aventi diritto elegge infatti governatori, parlamentari e lo stesso Capo della nazione. 
Eppure in Italia l'offerta è molto variegata e, seppur l'etica dei partiti contendenti tende sempre più al ribasso, le differenze fra taluni di loro rimane marcata, nonostante inciuci e compromessi.
Queste differenze dovrebbero quindi indurre ad esprimere preferenze, al fine di indicare ai prossimi "eletti" le linee guida eventualmente espresse coi “desiderata” dall’elettore nell'esercizio del voto.
Non recarsi al seggio o votare scheda bianca per assolvere agli obblighi civici previsti dalla Legge ai fini politici ha lo stesso valore. Non partecipare o partecipare senza esprimersi, peraltro, non da alcun titolo per lamentarsi dopo. A limite, anche un votare contro può avere, in qualche modo e in certi momenti, un senso.
In un precedente scritto evidenziavo come l'astensionismo è diventato palesemente il nuovo obiettivo dei partiti; specie per i più screditati che si mantengono esclusivamente grazie al sostegno di lobbies e di supporters, legali, spesso faziosi o più o meno corrotti. Nel 2014 avevo pure espresso sull’argomento "Un mese fa oltre il quaranta per cento degli italiani ci ha chiesto di cambiare l’Italia" .... ovvero .... quando la matematica diventa un'opinione .... 
Se però almeno la metà di coloro che si astengono da tempo e intendono ancora astenersi si dovessero decidere ed andare a votare, probabilmente potrebbero registrarsi risultati imprevedibili, assai differenti rispetto all'attuale ingessato scenario tripolare che le continue proiezioni di voto, di non sempre accertabile valenza scientifica, indicherebbero sostanzialmente costanti.
E dire che anche i topi in una barca che affonda sanno scegliere se restare a bordo o rifugiarsi in scialuppe o orpelli che possano garantirne il galleggiamento per salvare la propria vita e assicurare loro un futuro.
L’homo sapiens italiota, che si ritiene molto intelligente, invece no: spesso arzigogola, pontifica e fa scommesse diverse e nelle differenti sponde, ascolta e magari sovvenziona tutto: il bianco ed il nero e precauzionalmente non trascura neanche le diverse sfumature dei grigi, anzi, visto che c’è, cerca di essere attento alla direzione del vento per tenersi sempre pronto ad abbracciare qualsiasi bandiera, senza distinzione di colore.
Mettere la testa sotto la sabbia o chiudere gli occhi senza procedere a una scelta non elimina però il pericolo né pone in salvo dallo stesso.
Aspettare che altri italiani "cammellati" possano scegliere anche per il tuo bene è una pia illusione valida solo per i credenti di vecchia religione. Nel caso l'ottenimento di quanto aneli potrebbe solo risultare una pura coincidenza.
Ad ogni modo l'astensionismo palesa oggi la confusione che attanaglia i molti che decidono di "scegliere di non scegliere", che si escludono convinti di non rispondere dei risultati finali e di ritenersi in ogni caso fuori; così facendo invece creano quello che le classi governanti, supportate da precostituite tifoserie rappresentative di minoranze numeriche, vogliono.
Perchè gli "onorevoli eletti" domani decideranno, comunque per il futuro di tutti, anche di quelli che oggi si assentano e che non esercitando a monte il voto, credono di non poter poi essere chiamati a rispondere.
In ogni caso, non decidersi in democrazia è una scelta triste e rimane senza alcun dubbio una gran brutta cosa!

Essec


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