martedì 27 marzo 2018

Dodici cose che (forse) non sai sulla stupidità



Antica e moderna, ma soprattutto, infinita «Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi». La frase, attribuita ad Albert Einstein, esprime un’idea antica. Già nel 250 a. C. il libro biblico dell’Ecclesiaste avvertiva: “Infinito è il numero degli stolti”, rivelando che il problema era già stato colto in tutta la sua gravità. Del resto, il primo stupido della storia fu già... Adamo: per gustare un frutto perse il Paradiso.
Ma che cosa si intende per stupidità? Il concetto, istintivamente noto a tutti, sembra però sfuggire a qualsiasi definizione teorica. Non è il contrario di intelligenza: ci sono infatti persone intelligenti che, a volte, si comportano da stupide.
Come definire la stupidità? L’economista Carlo Cipolla ha elaborato un sistema efficace per identificarla senza ambiguità: un grafico cartesiano. L’asse orizzontale misura il guadagno che si ottiene dalle proprie azioni, l’asse verticale indica il guadagno che ottiene un’altra persona o un gruppo di altre persone. Il guadagno può essere positivo, nullo o negativo (cioè una perdita). I due assi determinano 4 quadranti che identificano 4 “tipologie umane”:
gli sprovveduti, persone che con il loro agire danneggiano se stesse mentre producono un vantaggio per qualcun altro;
gli intelligenti, persone le cui azioni avvantaggiano loro e anche gli altri;
i banditi, persone che agiscono in modo da trarne vantaggio ma danneggiare gli altri;
e gli stupidi: persone che causano un danno agli altri senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno. Il peggior risultato possibile.
Le cause della stupidità Secondo un esperimento condotto dallo psicologo Balazs Aczel, dell’Eötvös Loránd University di Budapest, ci sono tre situazioni che ci spingono a comportamenti stupidi.
Il primo contesto, considerato dai ricercatori il più grave, è quello della “fiduciosa ignoranza”. Tutti ci sopravvalutiamo: un esempio classico è quando ci mettiamo al volante dopo un bicchiere di troppo, sicuri che gli incidenti capitino solo agli altri.
Il secondo è legato alla “mancanza di controllo”: caso classico, arriviamo in ritardo a un appuntamento importante per giocare all’ultimo videogame o per vedere la fine di un telefilm.
Il terzo tipo di stupidità viene definito “assenza mentale” (veniale, ma letale in certe circostanze) ed è quando non prestiamo attenzione a ciò che stiamo facendo. Per esempio, quando attraversiamo la strada leggendo un messaggio sul cellulare.
Lo stupido è come il diamante: è per sempre.
La stupidità è inconsapevole e recidiva. Il pericolo della stupidità deriva anche dal fatto che lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce a dare maggiore forza ed efficacia alla sua azione devastatrice. Lo stupido infatti non riconosce i propri limiti, resta fossilizzato nelle proprie convinzioni, non sa cambiare. Come Fantozzi che ripete all’infinito gli stessi errori. In ambito clinico la stupidità è la malattia peggiore, perché è inguaribile. Lo stupido è portato a ripetere sempre gli stessi comportamenti perché non è in grado di capire il danno che fa e quindi non può autocorreggersi.
Le cinque leggi della stupidità. La stupidità ha alcune costanti e secondo gli esperti risponde a 5 leggi:
1) Ognuno di noi sottovaluta sempre il numero di stupidi in circolazione.
2) La probabilità che una persona sia stupida è indipendente da qualsiasi sua altra caratteristica (educazione, ambiente ecc).
3) Stupido è chi causa un danno ad altri senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
4) Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano sempre che in qualsiasi momento e luogo, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
5) Lo stupido è la persona più pericolosa che esista.
Idiozia al comando. Uno dei fattori che spesso amplificano la stupidità, secondo gli studiosi, è il trovarsi in una posizione di comando. Le persone al potere tendono a pensare che, visto che si trovano lì, è perché sono migliori, più capaci, più intelligenti, più sagge del resto dell’umanità. Inoltre, di solito sono circondate da cortigiani, ovvero seguaci e profittatori che rinforzano continuamente questa convinzione del leader. Così, i personaggi al governo possono arrivare a commettere grosse sciocchezze in mezzo all’accondiscendenza generale. Spezzare questo circolo vizioso non è facile, occorre che qualche altra persona (meglio se autorevole) smascheri il potente vanesio di turno, denunciandone le azioni più stupide.
I maschi sono più stupidi? Osservazioni sporadiche dalla vita quotidiana fanno propendere per la teoria che gli uomini siano assai più inclini delle donne a fare cose davvero stupide. A sostegno di questa tesi c’è anche un’analisi (scientifica) condotta sui vincitori dei Darwin Awards: quasi il 90% dei premiati (88,7% per la precisione) risulta di sesso maschile, il che porta a concludere che c’è una evidente differenza di comportamento stupido tra i sessi. A onor del vero (e a difesa dei maschi) c’è da sottolineare che il campione utilizzato non è rappresentativo né del genere umano, né degli stupidi.
La stupidità è anche contagiosa. Le folle, cioè, sono molto più stupide delle singole persone che le compongono. Questo spiega anche come interi popoli (come avvenne per la Germania nazista o l’Italia mussoliniana) possono essere facilmente condizionati a perseguire obiettivi folli. Un fenomeno ben noto in psicologia. Il contagio emotivo proprio del gruppo diminuisce le capacità critiche. Si verifica la “polarizzazione della presa di decisione”: si sceglie la soluzione più semplice, che spesso è anche la meno intelligente. Come dicevano i Romani, Senatores boni viri, Senatus mala bestia: anche se i singoli senatori sono brave persone, il Senato è una brutta bestia.
Stupido è meglio? La chiave dell’efficienza di un’organizzazione può essere... la stupidità. O meglio la “stupidità funzionale”, come l’ha definita l’economista svedese Mats Alvesson. Lo studioso la descrive come basata «sull’assenza di riflessione critica. Uno stato di unità, che fa sì che gli impiegati non mettano in discussione decisioni e strutture». Insomma, una schiera di dipendenti che svolgono i compiti assegnati senza obiezioni è il segreto di un’azienda armoniosa e produttiva. Qui avevamo raccontato la tesi di Alvesson ed espresso le nostre perplessità.
Stiamo diventando tutti più stupidi? La stupidità? Sul piano evolutivo è il nostro inevitabile destino. A sostenerlo è un genetista della Stanford University, Gerald Crabtree, che in una recente ricerca ha ricostruito le possibili mutazioni del nostro corredo genetico attraverso varie epoche.
Dobbiamo preoccuparci? No, perché molti studiosi non sono d’accordo con le conclusioni di Crabtree.
Stupidi e innovazione Secondo alcuni però la stupidità ha perfino una funzione evolutiva: serve a farci compiere atti avventati, che in molti casi possono essere più utili che il non fare nulla. La stupidità, in quanto atteggiamento irrazionale, consente all’uomo di accettare sfide che normalmente non accetterebbe. E la deviazione dalla stupidità porta alla genialità e all’invenzione di soluzioni innovative. Grandi gesti eroici, per esempio, nascono spesso da un’idea irragionevole. Basta pensare a tutti quelli che affogano per salvare chi chiede aiuto in mare: la stupidità porta spesso con sé qualcosa di poetico ed epico.
La stupidità nel mito: Epimèteo Già il suo nome (che in greco significa “colui che riflette dopo”) non promette nulla di buono.
Epimèteo, infatti, era sciocco e imprudente, al contrario di suo fratello Promèteo, ingegnoso e saggio. Secondo il mito, Promèteo ebbe in dono da Vulcano la bellissima Pandora (nella foto), recante con sé un misterioso vaso: fiutando la fregatura, rifiutò il regalo. Epimèteo invece non ci pensò due volte: sposò Pandora e ne aprì il vaso, liberando così tutti i mali del mondo che vi erano rinchiusi. Un’altra sciocchezza la fece quando distribuì le qualità a tutti gli esseri viventi. Epimèteo li distribuì a caso e solo quando arrivò all’uomo si rese conto che non gli restava più nulla. Per riparare al danno, Promèteo rubò il fuoco agli dèi e lo regalò agli uomini insieme a sapere tecnico, intelligenza e cultura. La pagò cara: venne legato a una roccia e tormentato quotidianamente da un’aquila che gli divorava il fegato.



Nessun commento:

Posta un commento

Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.