Non
credo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, possa
ricevere nel giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo,
Silvio Berlusconi come rappresentante di Forza Italia. Sarebbe
quantomeno sconcertante, sul piano politico ed etico, che il supremo
garante delle Istituzioni ricevesse al Quirinale un soggetto che è stato
estromesso, per indegnità, dal Parlamento, che è stato condannato in
via definitiva dalla Cassazione per il reato di frode fiscale,
Cassazione che ha fatto implicitamente proprio il giudizio del Tribunale
di Milano che ha definito l’ex Cavaliere “un delinquente naturale” (che
è, giova ripeterlo, una figura più grave del “delinquente abituale”
perché è uno che delinque anche quando non ne ha bisogno), che ha nel
suo pedigree giudiziario nove assoluzioni per prescrizione, per le quali
in almeno tre casi la Cassazione ha accertato che dei reati di cui era
stato accusato il Berlusconi li aveva effettivamente commessi (per
esempio la corruzione, pagandogli tre milioni di euro, del senatore
Sergio De Gregorio perché passasse dall’Idv di Di Pietro a Forza Italia)
che ha sei processi in corso per reati altrettanto gravi.
E’
vero che nel giugno del 1992 il presidente della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro, in piena Tangentopoli, ricevette Bettino Craxi. Ma in quel
momento Craxi non era ancora indagato. E comunque Scalfaro gli negò
l’incarico di formare il nuovo governo.
Di queste cose discutevo venerdì scorso alla trasmissione pomeridiana di Sky Tg24
condotta dall’ottima Stefania Pinna. C’era uno sconosciuto dem di cui
non ho ritenuto il nome tanto inutile era la sua presenza perché sarebbe
stato disposto a rinnegare anche sua madre pur di non ammettere che il
suo boss, Matteo Renzi, sta facendo di tutto per mettersi di traverso
alla formazione di un nuovo governo, di qualsiasi governo, per fare
saltare il banco e dimostrare, in nome del bene del Paese naturalmente,
che l’Italia non può essere governata da altri che da lui, il Renzi
appunto.
Ma
c’era anche il ben più autorevole e strutturato senatore di Forza
Italia Lucio Malan. Ma per quanto strutturato, autorevole e colto il
senatore Malan sosteneva tesi assai bizzarre: che la condanna in
Cassazione di Silvio Berlusconi non è definitiva perché ci sono altre
sentenze della stessa Cassazione che la contraddicono. Oh bella! Io mi
sono laureato in Giurisprudenza con Gian Domenico Pisapia e a me risulta
che la Cassazione si chiama appunto Cassazione perché le sue sentenze,
sfavorevoli o favorevoli agli imputati, sono definitive. A meno che la
Suprema Corte non rinvii gli atti al Tribunale d’Appello per un qualche
vizio di forma. Ma non è questo il caso di Silvio Berlusconi.
In rarissimi casi il nostro ordinamento prevede la revisione
del processo in presenza di novità così clamorose da rendere dubbia la
sentenza definitiva. Ma nemmeno questo è il caso di Silvio Berlusconi.
Se
in Italia nemmeno le sentenze definitive, secondo l’interpretazione
dell’autorevole Malan, sono tali, bisognerebbe allora spiegare allo
stesso Malan che sarebbe d’obbligo aprire le carceri a tutti coloro che
ancora vi restano in quanto condannati dalla Cassazione, perché a una
presunzione d’innocenza che scavalca anche una sentenza definitiva
avrebbero diritto tutti, non solo Berlusconi. Per non parlare di quelli
che sono stati condannati solo in primo o secondo grado. O di coloro che
sono semplicemente indagati. Invece per questi ultimi, responsabili, o
presunti responsabili, di reati da strada “che procurano allarme
sociale” gli ‘ipergarantisti’ di Forza Italia vorrebbero applicare un
diritto del tutto diverso, quello espresso da madama Santanché: “In
galera subito. E buttare via le chiavi”.
A
corto di argomenti l’autorevole Malan ha affermato che anche i Cinque
Stelle hanno un leader delinquente, Beppe Grillo, condannato per
“omicidio colposo” in seguito a un incidente automobilistico. Avendo a
mia volta esaurito la pazienza ho dovuto spiegare all’autorevole Malan:
a) Che un reato doloso si distingue da uno colposo perché il primo è
intenzionale e il secondo no. b) Che Grillo non si candida come premier,
ma che il candidato dei Cinque Stelle è Luigi Di Maio, che non ha
precedenti penali, né dolosi né colposi.
Sempre
più in affanno l’autorevole Malan ne ha concluso che a me Silvio
Berlusconi è evidentemente antipatico. Ho risposto: “Non si tratta di
sentimenti come l’antipatia o la simpatia. Io sono un cittadino
italiano, come lei senatore Malan, e avrei il pio desiderio che il mio
premier, che mi rappresenta in Italia e all’estero, non fosse un
delinquente per soprammercato ‘naturale’. E’ un chiedere troppo?”. Ma
non sono queste bazzecole che possono imbarazzare un uomo autorevole
come il senatore Lucio Malan.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 4 aprile 2018)
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