La fine del regime di maggior tutela
dei mercati energetici, condizione nella quale si trova
ancora la maggioranza delle famiglie italiane che non hanno scelto piani
tariffari sul mercato libero, slitta di
un anno, da luglio 2019 al luglio 2020. La commissione Affari istituzionali
del Senato ha approvato un emendamento del M5s al decreto Milleproroghe.
L’intero provvedimento andrà in Aula e l’approvazione è prevista per lunedì,
poi il testo passerà alla Camera. L’iter però è segnato e il più occasioni il governo
giallo-verde aveva espresso dubbi sulla fine del regime di maggior tutela.
Questo cosa vuol dire per i consumatori? Che c’è più tempo per scegliere. Alzi
la mano chi non ha mai ricevuto una telefonata da un call center che a nome di
un operatore elettrico o del gas vi ha fatto un’offerta per il passaggio al
mercato libero o al nuovo fornitore nel caso aveste già detto addio al mercato
di maggior tutela. Di recente sono diventati più aggressivi e talvolta un po’
sommari nelle informazioni per convincervi. Ecco alcune frasi che si sentono
ripetere ma che sono imprecise. «Tra pochissimi mesi finisce il mercato
tutelato e non può più perdere tempo»: in realtà si tratta di due anni, il
termine ora è luglio 2020. Poi: «Se non decide lei il nuovo operatore le verrà
imposto». In realtà non è stato ancora definito il destino dei 17,3 milioni di
famiglie (il 59%) ancora nel mercato tutelato né il meccanismo che sarà
applicato. O ancora: «Abbiamo saputo dall’Autorità dell’energia elettrica che
lei ha alti consumi». L’Autorità per l’energia elettrica e il gas non fornisce
questo tipo di informazioni. Dunque, come orientarsi? Ecco quali sono le cose
da sapere prima di decidere.
La
spesa per la fornitura elettrica e del gas di un utente in maggiore tutela
riunisce diverse voci, di cui alcune sono fisse e dunque non soggette a
eventuali sconti. Partiamo dal prezzo finale della luce: il 20,38% è
rappresentato da trasporto e gestione contatore, il 22,44% da oneri di sistema
(tra cui incentivi alle rinnovabili e dismissione del nucleare), 13,34%
imposte. La materia energia, su cui il gestore vi può applicare uno sconto, è
solo il 43,84% dell’intera spesa. Per il gas questa percentuale scende al
39,33% mentre le imposte salgono al 39,12%, gli oneri sono pari al 3,41%,
trasporto e contatore il 18,14%. Dunque, se vi promettono uno sconto ad esempio
del 10%, questo non è sull’intera bolletta ma solo sulla materia energia e
dunque l’impatto dipende da quanto consumate. Il prezzo della maggior tutela
viene stabilito ogni tre mesi dall’Authority sulla base delle quotazioni sul
mercato internazionale.
Entro
fine anno andrà a regime il portale web su cui dovranno essere pubblicate tutte
le offerte di elettricità e gas, e che consentirà alle famiglie e alle piccole
imprese di compararle. Dal primo luglio è online il portale
www.prezzoenergia.it — realizzato e gestito da Acquirente unico, sulla base
delle disposizioni dell’Autorità dell’energia — con le proposte Placet, le
offerte introdotte dall’Authority, che tutti gli operatori dovranno poter
proporre, con condizioni contrattuali prefissate e omogenee per tutti ma ai
prezzi stabiliti dal venditore (sono esclusi per ora da queste offerte servizi
aggiuntivi, bonus, abbinamenti con altre vendite). Nella seconda fase saranno
inserite le offerte già presenti nel TrovaOfferte, il vecchio strumento di
confronto online dell’Autorità. Dal primo dicembre il portale raccoglierà tutte
le offerte di luce e gas rivolte a ogni tipologia di cliente (energia ma anche
servizi) presenti sul mercato, pubblicizzate con una copertura territoriale
pari almeno alla regione. Per scegliere è sempre necessario sapere quanto si
consuma, in che fasce orarie e in che giorni della settimana. Informazioni che
si trovano in bolletta.
La
liberalizzazione del mercato dell’energia è cominciata 10 anni fa: dal primo
luglio 2007 tutti i consumatori, famiglie e imprese, hanno potuto scegliere se
restare nella Maggior tutela (prezzo stabilito ogni tre mesi dall’Authority) o
passare al mercato libero. Una migrazione lenta ma costante. Nel 2012 le
famiglie che avevano abbracciato la concorrenza erano il 21%, cinque anni dopo
sono raddoppiate passando al 41% (pari a 11,8 milioni di utenze domestiche). È
cresciuto anche il numero degli operatori: sono 542 le imprese che nel 2016
hanno dichiarato di svolgere l’attività di vendita nel mercato libero (48
inattive). Attualmente la quota di mercato domestico è per l’86,6% coperta dai
primi cinque operatori: Enel (35,3%), Edison (4,7%), Eni (4,3%), A2A e Iren.
Quanto ai clienti non domestici alimentati in bassa tensione, Enel è al primo
posto con il 40,4% mentre il secondo operatore è Hera con il 3,9%.
Francesca Basso
(Corriere della Sera)
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