martedì 23 ottobre 2018

Fantasticando osservando il quadro della “Città ideale” custodito in quel di Urbino



Quanti per una volta nella vita avranno fantasticato …… ah se fossi io al potere ……. farei …….
Eppure le occasioni talvolta si presentano con realtà che consentirebbero di scardinare stereotipi che non ci soddisfano, rassegnati all’impossibilità di poter incidere direttamente. Quasi sempre, però, deleghiamo solo ad altri e vorremmo che quel qualcuno che abbiamo individuato, ad esempio in una elezione politica, cambiasse le cose per noi: pura illusione.
Finisce sempre che, chiamati a votare, almeno nelle società più democratiche, ci soffermiamo a valutare i pacchetti preconfezionati presentati in offerta e come in un supermercato finiamo con riempire il carrello senza fare attenzione agli ingredienti che compongono la cibaria scelta, alla marca e, ancor meno, alla fatua scadenza.
Continuando nel gioco “se io avessi il potere”, ad esempio, come prima cosa si potrebbero costruire tante nuove carceri (obbligando i detenuti a un lavoro volto a ripagare i costi di vitto e alloggio connessi alla detenzione e per facilitare una formazione finalizzata al reinserimento e un realistico possibile recupero sociale) e riformare, inevitabilmente e totalmente, l’impianto giudiziario complessivo, eliminando le prescrizioni per rinviati a giudizio.
Per peculato, corruzione, mafie e usura, ovviamente, privilegiare la pratica delle confische nei casi accertati con sentenze definitive (inclusi i patteggiamenti).
Si potrebbero cambiare pure i programmi scolastici, cercando di riavvicinare le materie d’insegnamento alla società di oggi, per appassionare i giovani e coinvolgerli con un’istruzione partecipativa e, perché no, propositiva che riesca ad agganciare anche il mondo reale.
Collegamenti e interscambi tra realtà di scuole secondarie potrebbero favorire realizzazioni di progetti comuni d’interesse generale.
Si potrebbero rivisitare i modelli del mondo del lavoro e, tenendo conto delle innovazioni tecnologiche intervenute e in continuo mutamento, ridurre la durata delle ore di prestazione settimanale, secondo l’impatto innovativo.
Parallelamente si potrebbero concentrare le società civili verso un maggiore sviluppo dei servizi, per migliorare la qualità della vita, ottimizzando altresì il tempo libero con opportunità variegate e consone alle tante esigenze e inclinazioni.
Si potrebbe, una buona volta, potenziare la scuola pubblica, uniformandone i modelli con l’utilizzo in tutti i settori del tempo pieno per ridare parità di opportunità alle potenzialità di ciascun allievo. Insegnare obbligatoriamente educazione civica e storia dell'arte in tutti gli indirizzi di disciplina scolastica. Offrire in quest'ultimo insegnamento l'opportunità di poter vedere l'arte attraverso la fotografia e, ancor meglio, con l'uso di macchine fotografiche fornite di mirino ....... e prive di schermo come nei telefonini.
Si potrebbe agevolare un sistema meritocratico trasparente e tangibile, adottando anche una politica fiscale e patrimoniale che non preveda più trasferimenti a eredi.
Tutti gli atti economici e ogni transazione patrimoniale andrebbero sottoposti a registrazioni pubbliche, accessibili in rete per una libera consultazione dei cittadini.
Le cariche politiche dovrebbero presupporre frequentazioni di corsi pubblici di formazione gratuiti e su base volontaria, secondo specificità e specializzazioni scelte dagli aspiranti. Ciascuna carica eletta potrebbe modellare il suo staff attingendo agli albi settoriali e i compensi da riconoscere (adeguatamente maggiorati secondo la funzione che si è chiamati a svolgere) assorbirebbero i livelli stipendiali percepiti nell’attività lavorativa ordinaria.
Si potrebbe immaginare di scollegare ogni organizzazione religiosa da qual si voglia contributo e facilitazione statale, trasformando le rispettive organizzazioni in fondazioni trasparenti alimentate finanziariamente dai soli contribuenti che andrebbero censiti. Per quanto ovvio, la loro proprietà privata entrerebbe nei criteri di convivenza civile più generale.
Si potrebbe potenziare un’implementazione di costruzione di case popolari a gestione pubblica che consentano a tutti di poter disporre di un alloggio di dimensioni minime ma sufficiente.
Si potrebbe studiare un piano che riesca ad assicurare assistenza sanitaria a tutti e in maniera egualitaria; abolendo ogni forma discriminante che, attraverso polizze assicurative o altro, consenta privilegi inopportuni in questi stati.
Al contempo, per il mantenimento delle minoranze e la preservazione delle razze, come si fa per gli animali a rischio di estinzione nel programma occorrerebbe aggiungerei iniziative volte a frenare il declino economico e demografico, due aspetti della stessa medaglia, fortemente connessi.
Per ragioni igieniche, così come furono aboliti i cimiteri adiacenti alle chiese e le inumazioni correlate, si potrebbe istituire l’obbligatorietà delle cremazioni dei defunti e libertà nella dispersione delle relative ceneri.
Mentre proviamo a immaginare questa “città ideale” ci accorgiamo che ci è finita l’acqua imbottigliata, quella frizzante con le bollicine, e che quindi occorre andare con urgenza al supermercato vicino.
Prendiamo il carrello e assieme all’acqua cominciamo ad acquistare prodotti che vedi, magari non indispensabili, che attraggono e inducono all’acquisto ……… “senza fare attenzione agli ingredienti che compongono la cibaria scelta, alla marca e, ancor meno, alla fatua scadenza”.
Domani, chiamati al voto, indosseremo le nostre vecchie ideologie per proteggerci da venti sconosciuti che comunque soffiano, in ogni caso e a prescindere, secondo le bizze del tempo.
Per fantasticare ci resta la visione della Cittàideale esposta alla Galleria Nazionale delle Marche a Urbino.



Buona luce a tutti!

© Essec

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