Lo scontro sulla Sea Watch fra Matteo Salvini, ministro dell’Interno,
che rappresenta la legge italiana, e la ‘capitana’ Carola Rackete,
comandante della nave, riproduce l’antico dramma greco rappresentato da
Sofocle in Antigone. Il fratello di Antigone, Polinice,
dichiarato “nemico della patria”, non può essere sepolto, per le leggi
di Tebe, rappresentate dal re Creonte, e il suo cadavere lasciato ai
vermi e ai corvi. Antigone, che ho visto interpretata magistralmente da
Elisabetta Pozzi al Teatro Fraschini di Pavia, mossa da pietas
seppellisce ugualmente il fratello in segreto. Scoperta da Creonte, che
deve far rispettare la legge (“dura lex, sed lex” come dicevano i
latini), sarà di fatto costretta al suicidio.
Non c’è dubbio quindi che Salvini, come Creonte, dal punto di vista
della legge abbia ragione e Carola Rackete, come Antigone, torto. Ma nel
confronto e nel raffronto umano fra la ‘capitana’ e il ‘capitano’, come
viene chiamato enfaticamente e arbitrariamente Salvini, è quest’ultimo a
uscirne in pezzi. Gran bella ragazza, Carola Rackete si laurea
giovanissima in scienze nautiche, prende un master all’università
inglese di Edge Hill, diventa secondo ufficiale su alcune navi che si
occupano di temi ambientali per approdare nel 2016 al comando della Sea
Watch. Sia detta di passata: oltre a quella materna, il tedesco, parla
quattro lingue, inglese, francese, spagnolo e russo. Dubito molto che
una ragazza (oggi ha 31 anni) con queste credenziali percorra i mari per
fare “il trafficante di uomini”. Altro è il suo sentimento.
Matteo Salvini, che non può essere considerato un adone, anzi a
vederlo fa un poco ribrezzo, per usare una volta tanto un mantra
berlusconiano non ha mai fatto una sola ora di lavoro, serio, in vita
sua e non è nemmeno riuscito a laurearsi. Non ho contezza in quali
lingue sia in grado di parlare, certamente non l’italiano. E’ un
politico di professione più adatto alle parole, tonitruanti, che
all’azione. E’ forte con i deboli, i migranti, debole con i forti e va a
strisciare, umiliando la nazione italiana che in ogni momento afferma
di rappresentare, ai piedi di Donald Trump, che i coglioni ce li ha
davvero ed è il nemico numero uno dell’Europa e quindi anche
dell’Italia. Nonostante le sue pose scultoree ha l’aria d’esser un vile.
Carola Rackete di coraggio, morale e fisico (in fondo su quella nave di
dannati ci sta anche lei condividendone le sofferenze) ne ha da
vendere: violando le acque territoriali italiane rischia grosso,
l’arresto, la carcerazione e una condanna per “favoreggiamento di
immigrazione clandestina”. Ha anche provato, con una certa sfrontatezza,
a entrare nel porto di Lampedusa ma è stata fermata dalle navi della
Guardia di Finanza. Insomma Carola Rackete è Antigone, Matteo Salvini,
nobilitandolo parecchio, Creonte che nel proseguo della tragedia greca
finirà molto male, cosa che potrebbe capitare anche all’improvvisato
‘capitano’, come accadde ad un altro Matteo, Renzi, se continuerà a fare
il fenomeno anche in materie che, a differenza della difesa dei confini
nostrani, non lo riguardano affatto. Insomma, almeno ai nostri occhi, Matteo Salvini pur avendo ragione ha torto e Carola Rackete pur avendo torto ha ragione.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano 29 Giugno 2019)
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