Il Pride costituisce ogni anno una occasione per aderire a un evento collettivo aperto e coinvolgente, dove ciascuno partecipa come vuole, in
modo libero e civile in un contesto gioioso.
Quest'anno ricorreva il cinquantennale dei "moti di Stonewall" e la massa dei partecipanti è stata più nutrita. Per la coincidenza di questo appuntamento il corteo di Palermo si è quindi svolto di venerdì anziché nel tradizionale sabato.
“I moti di Stonewall hanno rappresentano la nascita del movimento Lgbt+ per come lo concepiamo oggi – sottolinea il Direttivo di Coordinamento Palermo Pride – a parer nostro è doveroso celebrare questa ricorrenza. Oggi è più importante che mai dare luce e merito alle coraggiose ribellioni di cittadini, persone che si sono scontrate contro la violenza, l’ottusa oppressione e la discriminazione. È vero che da quella notte sono migliorate molte cose ma è altrettanto vero che, come la storia ci insegna di continuo, i diritti acquisiti possono essere perduti: è bene non dare per scontato ciò che abbiamo. In Italia sono molte le battaglie ancora in corso e sono molti, purtroppo, gli episodi di violenza ai danni di persone Lgbt+ e non solo: deboli, outsider, migranti sono oggetto di forme contemporanee e istituzionalizzate di bullismo. Oggi è più importante che mai marciare per le strade”.
Il raduno di Palermo è cominciato due ore prima che avesse inizio la sfilata della variopinta fiumara, programmata per le diciotto.
Il corteo finalmente si metteva in moto, le forze dell'ordine accompagnavano il serpentone umano per agevolare essenzialmente lo scorrere della tanta gente lungo il percorso.
Come in tutte le feste e gli eventi che accadono a Palermo, tante bancarelle mobili erano già attrezzate per vendere gadgets colorati e smistare le varie tipologie di bibite rinfrescanti e poco alcoliche, indispensabili per attenuare l'estrema calura estiva.
Nel contesto promiscuo vi era ospitato di tutto, ogni genere trovava la sua allocazione amalgamandosi in modo naturale nella massa festosa.
Tanti operatori dei media erano presenti per riprendere i momenti, intervistare i soggetti che per loro erano più in vista. Uno, truccato in modo clownesco da SS nazista, rilasciava un'intervista alla Rai regionale, con l’onnipresente “Gigliorosso” a filmare.
Un prete di strada festeggiava con personaggi a lui prossimi, vicini alla sua chiesa, e intanto distribuiva volantini inerenti alla “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo”, aperta a tutti. Il suo volantino riportava scritto: “Dimmi chi discrimini e ti dirò chi sei!!!”
Nei diversi carri approntati per la sfilata, i tanti giovani si scatenavano in balli sulla scia di musiche da discoteca e di concerti rock, trascinando nella festa la platea del corteo sottostante.
Un trenino giallo con tanti palloncini rosa era lì a trasportare dei genitori che partecipavano alla festa accompagnandosi con i loro figli e nipoti. Erano tutti vestiti con magliette rosa di un’associazione “ApS” (Associazione di Promozione Sociale), che riportavano stampati tre cuori e con dietro la scritta “è l’amore che crea una famiglia”. Erano gli aderenti e i supporters delle Famiglie Arcobaleno, un’associazione fondata nel 2005 da genitori omosessuali, sulla scia del modello francese “Association des Parents Gays et Lesbiens” nata anch’essa per promuovere il dibattito pubblico sull'omogenitorialità e la tutela di tali formazioni sociali.
L'aria di festa intanto pervadeva tutti, la comunità era di certo rappresentata in tutte le sue componenti sociali e la goliardia legava in modo armonioso l'intero contesto. Il clima sereno e l’interazione che si respirava dimostrava, ancora una volta, come la società civile si evolve e vive sempre più velocemente rispetto ai tempi della politica.
I cittadini che s’incontravano erano tutti li a partecipare e con i loro telefonini andavano a documentare. Negozianti sull'uscio li vedevi pervasi d'allegria, dai balconi si affacciavano tanti soggetti di ceto diverso, che elargivano sorrisi.
Bimbi, giovani, maturi, anziani, tutti insieme in un’unica festa, per partecipare e godere di quel momento di sana e pacifica convivenza civile.
Difficile, in un ambiente così dispersivo e mutevole, era riuscire a scattare un insieme di foto che potessero raccontare la ricchezza del momento. In ogni modo, alcune mie immagini dell'evento sono pubblicate su Economia & Finanza Verde.
Nella sua pagina FB l'amico Tony ha scritto: "Girano post ed hastag sull'indecenza del Pride, sul censurabile eccesso della manifestazione. Tutto questo supportato da qualche foto di bacio, chiappe al vento e lecca-lecca fallici. Migliaia di like e condivisioni, molti probabilmente da gente che ad un Pride non hanno mai partecipato. Il Pride è una festa sull'amore senza distinzioni, dove si può esprimere l'orgoglio di essere sé stessi senza timore, guardare poche foto e demonizzare tutto è buttare il bimbo con l'acqua sporca. Al Pride di Palermo ci sono sempre tante famiglie (di tutti i tipi) e bambini ed è sempre una festa fantastica. A tutti i like dico di non credere a me, venite la prossima volta e rendetevene conto di persona."
Per concludere, cito una domanda e una risposta riportate in un articolo di Margherita Cavallaro che chiude il suo scritto dicendo: “A 50 anni da Stonewall, c’è davvero ancora bisogno del Pride? Sì, perché l’omofobia esiste e non è solo quella che ci uccide fisicamente. Il Pride serve perché le nostre vite sono ancora controllate dalla paura e questa si combatte e sconfigge solo con l’amore” e certamente con la cultura e la diretta conoscenza delle realtà, aggiungo io.
Quest'anno ricorreva il cinquantennale dei "moti di Stonewall" e la massa dei partecipanti è stata più nutrita. Per la coincidenza di questo appuntamento il corteo di Palermo si è quindi svolto di venerdì anziché nel tradizionale sabato.
“I moti di Stonewall hanno rappresentano la nascita del movimento Lgbt+ per come lo concepiamo oggi – sottolinea il Direttivo di Coordinamento Palermo Pride – a parer nostro è doveroso celebrare questa ricorrenza. Oggi è più importante che mai dare luce e merito alle coraggiose ribellioni di cittadini, persone che si sono scontrate contro la violenza, l’ottusa oppressione e la discriminazione. È vero che da quella notte sono migliorate molte cose ma è altrettanto vero che, come la storia ci insegna di continuo, i diritti acquisiti possono essere perduti: è bene non dare per scontato ciò che abbiamo. In Italia sono molte le battaglie ancora in corso e sono molti, purtroppo, gli episodi di violenza ai danni di persone Lgbt+ e non solo: deboli, outsider, migranti sono oggetto di forme contemporanee e istituzionalizzate di bullismo. Oggi è più importante che mai marciare per le strade”.
Il raduno di Palermo è cominciato due ore prima che avesse inizio la sfilata della variopinta fiumara, programmata per le diciotto.
Il corteo finalmente si metteva in moto, le forze dell'ordine accompagnavano il serpentone umano per agevolare essenzialmente lo scorrere della tanta gente lungo il percorso.
Come in tutte le feste e gli eventi che accadono a Palermo, tante bancarelle mobili erano già attrezzate per vendere gadgets colorati e smistare le varie tipologie di bibite rinfrescanti e poco alcoliche, indispensabili per attenuare l'estrema calura estiva.
Nel contesto promiscuo vi era ospitato di tutto, ogni genere trovava la sua allocazione amalgamandosi in modo naturale nella massa festosa.
Tanti operatori dei media erano presenti per riprendere i momenti, intervistare i soggetti che per loro erano più in vista. Uno, truccato in modo clownesco da SS nazista, rilasciava un'intervista alla Rai regionale, con l’onnipresente “Gigliorosso” a filmare.
Un prete di strada festeggiava con personaggi a lui prossimi, vicini alla sua chiesa, e intanto distribuiva volantini inerenti alla “Chiesa Cattolica Ecumenica di Cristo”, aperta a tutti. Il suo volantino riportava scritto: “Dimmi chi discrimini e ti dirò chi sei!!!”
Nei diversi carri approntati per la sfilata, i tanti giovani si scatenavano in balli sulla scia di musiche da discoteca e di concerti rock, trascinando nella festa la platea del corteo sottostante.
Un trenino giallo con tanti palloncini rosa era lì a trasportare dei genitori che partecipavano alla festa accompagnandosi con i loro figli e nipoti. Erano tutti vestiti con magliette rosa di un’associazione “ApS” (Associazione di Promozione Sociale), che riportavano stampati tre cuori e con dietro la scritta “è l’amore che crea una famiglia”. Erano gli aderenti e i supporters delle Famiglie Arcobaleno, un’associazione fondata nel 2005 da genitori omosessuali, sulla scia del modello francese “Association des Parents Gays et Lesbiens” nata anch’essa per promuovere il dibattito pubblico sull'omogenitorialità e la tutela di tali formazioni sociali.
L'aria di festa intanto pervadeva tutti, la comunità era di certo rappresentata in tutte le sue componenti sociali e la goliardia legava in modo armonioso l'intero contesto. Il clima sereno e l’interazione che si respirava dimostrava, ancora una volta, come la società civile si evolve e vive sempre più velocemente rispetto ai tempi della politica.
I cittadini che s’incontravano erano tutti li a partecipare e con i loro telefonini andavano a documentare. Negozianti sull'uscio li vedevi pervasi d'allegria, dai balconi si affacciavano tanti soggetti di ceto diverso, che elargivano sorrisi.
Bimbi, giovani, maturi, anziani, tutti insieme in un’unica festa, per partecipare e godere di quel momento di sana e pacifica convivenza civile.
Difficile, in un ambiente così dispersivo e mutevole, era riuscire a scattare un insieme di foto che potessero raccontare la ricchezza del momento. In ogni modo, alcune mie immagini dell'evento sono pubblicate su Economia & Finanza Verde.
Nella sua pagina FB l'amico Tony ha scritto: "Girano post ed hastag sull'indecenza del Pride, sul censurabile eccesso della manifestazione. Tutto questo supportato da qualche foto di bacio, chiappe al vento e lecca-lecca fallici. Migliaia di like e condivisioni, molti probabilmente da gente che ad un Pride non hanno mai partecipato. Il Pride è una festa sull'amore senza distinzioni, dove si può esprimere l'orgoglio di essere sé stessi senza timore, guardare poche foto e demonizzare tutto è buttare il bimbo con l'acqua sporca. Al Pride di Palermo ci sono sempre tante famiglie (di tutti i tipi) e bambini ed è sempre una festa fantastica. A tutti i like dico di non credere a me, venite la prossima volta e rendetevene conto di persona."
Per concludere, cito una domanda e una risposta riportate in un articolo di Margherita Cavallaro che chiude il suo scritto dicendo: “A 50 anni da Stonewall, c’è davvero ancora bisogno del Pride? Sì, perché l’omofobia esiste e non è solo quella che ci uccide fisicamente. Il Pride serve perché le nostre vite sono ancora controllate dalla paura e questa si combatte e sconfigge solo con l’amore” e certamente con la cultura e la diretta conoscenza delle realtà, aggiungo io.
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