lunedì 25 novembre 2019

“Eppure, avevo pensato che”



Qualche tempo fa raccontavo a un amico che un mio vecchio capoufficio aveva la caratteristica di riciclare, in qualche modo, idee che aveva appena sentito proferire dai collaboratori.
Lui ascoltava in maniera apparentemente distaccata le eventuali ipotesi di soluzione per problematiche che necessitavano scelte. Gli erano sufficienti un paio d’ore per elaborare e sentirgli dire: “eppure ragazzi, avrei avuto un’idea” e andava a esplicitare come fosse sua l’idea che aveva distrattamente recepito e che, in assoluta buona fede, spacciava come una sua illuminata intuizione.
Se si fa mente locale si tratta di un fenomeno molto diffuso, ancor più di quanto si creda,  che, nel caso approdi a risultati positivi, costituisce comunque un passo importante per la soluzione di qualsiasi problematica.
Certo, magari alla lunga, può dare anche fastidio non tanto l’imputazione della paternità ma il fatto di non essere mai gratificati nell’estensione della idea proposta, spesso risolutiva.
In ogni modo, scoperto l’arcano e studiato il soggetto, noi collaboratori eravamo avvezzi a buttare giù quasi distrattamente l’idea risolutiva nell’attesa che il capo, lento ad assimilarla, la facesse diventare sua.
Era un modo certo per non scalfire l’orgoglio di capo ed era così che noi, con un innocente stratagemma, raggiungevamo puntualmente lo scopo.
Altra tendenza sempreverde è anche quella di mettere, come si usa dire, il capello su tutto quello che ormai si delinea come un sicuro successo. Di regola costituisce un vezzo della politica, ma anche in altri ambiti trova piena applicazione.
Chi si adopera nei settori organizzativi sa bene quanto sia complesso coordinare e combinare i tanti tasselli necessari per la buona riuscita degli eventi. In genere il lavoro oscuro che c’è dietro ogni organizzazione è quasi dato per scontato e chi si propone a presenziate a inaugurazioni o, come si usa dire, l’utilizzazione finale viene individuato e acclamato come fosse il creatore del tutto, l’ideatore della complessa macchina che ha generato e che conduce in scena.
Aneddoti al riguardo non mancano e ciascuno ne avrà vissuto di personali, ma questo pensiero scritto nasce dall’avere assistito all’ennesimo opportunismo dei politicanti che si buttano a pesce su qualunque cosa li possa porre in risalto, occupando ogni cono di luce.
Qualche giorno fa ero presente alla conferenza stampa dell’ennesima maratona cittadina che, grazie all’ampiezza organizzativa e alla rilevanza assunta nel panorama internazionale, quest’anno annoverava quasi duemila partecipanti rappresentanti di ben trentotto nazioni.
Premesso che negli ultimi tempi sono stato sempre presente nella presentazione dell’evento, notavo che per l’edizione che si andava a presentare c'erano, tra gli altri, il vicesindaco cittadino e l’assessore regionale al turismo e spettacolo.
Assodato che le presenze politiche in passato erano sempre state di ben più bassa caratura, mi ha impressionato in particolare la leggiadria del giovane esponente regionale nell’asserire che da sempre loro avevano supportato l’evento intervenendo anche alle conferenze stampa precedenti.
Non ricordo di aver mai visto un esponente regionale di tale caratura nell’ultimo decennio, ma il palcoscenico offerto evidentemente era assai allettante e costituiva un’occasione "politica" che non andava persa. Meglio metterci il cappello sopra, allora.

 © Essec


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