In questi giorni la
maggior parte di noi siamo obbligati a un cambiamento radicale delle nostre
abitudini, la costrizione a rimanere chiusi in casa, ha indotto a trovare
soluzioni diverse per mantenere in ogni modo attivi i contatti preesistenti.
Nelle famiglie, skype
e whats app consentono di assolvere alle necessità affettive improrogabili di
poter vedere i volti oltre a sentire le voci dei propri affetti, soluzioni
similari permettono alle scolaresche di continuare i programmi, sotto la guida degli
spesso bistrattati docenti. Lo stesso si dica per le tantissime altre attività
del mondo lavorativo delocalizzabili (smart working).
Nel complesso, quindi,
anche tenuto conto delle ovvie eccezioni, la risposta del mondo reale rispetto
all'emergenza Covid 19 si sta dimostrando abbastanza positiva e, ancora una
volta, la società civile si sta palesando più evoluta e plasmabile a confronto
del corpo amministrativo e politico che l'amministra.
Ma qui non si vuole
perdere tempo a innescare polemiche inopportune, che sarebbero al momento
assolutamente inutili (Cfr. "Non
è questo il tempo delle polemiche, ma …..").
Rispetto ai tanti
scettici che hanno sempre eretto muri contro l'informatica, la parte utile di
queste innovazioni tecnologiche e in particolare il mondo dei social - con le
tante positività offerte dai Google di turno - stanno dimostrando la valenza
delle utilità disponibili. Non era tutto da buttare, quindi.
Un’altra cosa è anche
oggi certa: la necessità e i cambiamenti obbligati innescano solidarietà
impensabili e cameratismi inusuali.
Mi piace richiamare un
passo di una mia riflessione che riguardava, in quel caso, un altro argomento:
"L’altro,
chi è fuori dal nostro clan, in realtà ci interessa poco e men che meno ci
interessa capire realtà differenti dal nostro costume. Il quale, anche se
colto, resta comunque fondamentalmente 'tribale'."
© Essec
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