venerdì 3 aprile 2020

Corona e fu... Sentenza! (I “Misteri” in dieci minuti)


Vi vengo a dire su quanto mi è capitato oggi. Un accadimento che dimostra plasticamente come l'abbattimento dello spazio e l'ottimizzazione del tempo, ormai nei tempi dell'informatica moderna, rendono  possibili fatti come quello che vado a raccontare.
Stamani, quindi, ho postato questo mio slide show riferito all'evento religioso dei"Misteri" di Trapani, un lavoro fotografico sostanzialmente incentrato, non tanto sull'evento estetico delle "vare" ma sul popolo dei fedeli.
Un caro amico del luogo, dopo aver visto lo slide, ha rilanciato segnalandomi a sua volta un recentissimo lavoro approntato da Giuseppe Vultaggio. Il lavoro proposto era stato messo a punto per colmare l’abolizione dell'evento - causa Covid  - per il 2020.
Il prodotto, che merita un'ampia diffusione, rappresenta un eccellente documento che nel riepilogare la storia delleprocessioni dei "Misteri" trapanesi racchiude anche una bellissima poesia composta per l'occorrenza dal Vultaggio, che costituisce un accompagnamento didascalico alle immagini che scorrono.
Dopo aver visto il video, invito a soffermarsi nella lettura della poesia, gentilmente messami a disposizione dall'autore e che riporto di seguito. 

Buona luce a tutti!

© Essec

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Corona e fu... Sentenza!   (I “Misteri” in dieci minuti)
Son 400 anni, era il Seicento,
quand’è che prese vita, come aurora,
la processione che, con fare lento,
ancora oggi, a Trapani, dimora.


Diciotto vare, la “Madonna” e il “Cristo”
realizzate con grande maestria,

con legno, tele e con sughero misto,
con l’arte del “carchet1” di casa mia.


Portate a spalla, sono venti vare2,
poggiate sulle spalle dei massari3,
concretizzate da maestranze rare,
scultori, intagliatori, artisti rari.


Artisti dal talento innato e vero
come Giuffrida, Li Muli e Pisciotta;
Lombardo, i Nolfo e, ancor, Beppe Cafiero
e poi Tartaglia, il Milanti e Ciotta.


Come a scontare un misterioso arcano,
al “Purgatorio” vennero allocati

la chiesa che, nel suo immenso piano,
li offre come quadri inargentati.


Sono affidati a arcaiche maestranze,
congregazioni d’arti e di mestieri,
che, rispettando religiose usanze,

li curano con sentimenti veri.


Venerdì Santo si esce in processione,
ad uno ad uno, lenti tra la gente,
raccontano, del Cristo, la Passione

in modo delicato...mestamente.


Son gli orafi ad aprir la processione,
e c’è Giovanni, insieme, con Maria,
si rappresenta la “Separazione”,

col Cristo sofferente che va via;


dei piedi, la “lavanda” si racconta,

nel gruppo ch’è affidato ai pescatori,

si vede un servo e Pietro che sormonta,
inginocchiato il Cristo, in mezzo ai fiori.


Pronti, a seguire, sono gli ortolani.
Un angelo, sul monte degli ulivi,
ha un Calice tenuto tra le mani,

gli apostoli riposano giulivi.


Il gruppo, ai metallurgici affidato,
racconta del momento dell’arresto;
Giuda ha tradito, Cristo è ammanettato,
sguaina la spada Pietro, con un gesto;


Nel mentre che al Sinedrio è accompagnato,
vicino al Cedron “cade” e non va avanti,
dalle due guardi viene trascinato.

La vara è affidata ai naviganti.


Il quadro, ai fruttivendoli concesso,
“Gesù dinanzi ad Hanna” rappresenta,
il Sacerdote altero, il Cristo oppresso,
la guardia con lo schiaffo lo tormenta...


La “Negazione”, gruppo dei barbieri,
parla di Pietro che, con cuore infranto,
con Cristo, nega di esser amici veri...
d’un gallo, ben tre volte, si ode il canto.


Portano, i pescivendoli, Re Erode,
dinanzi a lui Gesù viene umiliato;
un servo ride, un giudeo ne gode,
lo scriba guarda disinteressato.


Gesù a una colonna, ora, è legato
e insultato da offensivi cori

con rovi e cattiveria è flagellato.
È l’opera affidata ai muratori.


Il gruppo dei fornai avanza lento,
qui si evidenzia l’incoronazione,
viene beffato con fare irruento,
si legge in viso la rassegnazione.


La vara, che ai calzolai è affidata,

ci mette in evidenza il Cristo umano,
con lui Pilato sulla balconata

che lo presenta al popolo sovrano.


Ai macellai è affidata la “Sentenza”,
raccontano di insulti sovraumani
mentre Pilato, per pulir coscienza...
lava dinanzi al popolo le mani.


Col Cireneo procede verso il monte

ma a terra il Cristo cade, ormai, distrutto,
mentre una donna lava la sua fronte.
Questa è la vara del popolo tutto!


Segue la vara dell’abbigliamento

che ci racconta della spogliazione
siamo al Calvario, è l’ultimo momento
che gli precede la crocifissione.



Ora è un momento di gran sofferenza,
il gruppo è quello dei maestri d’ascia,
la croce si solleva con violenza,

il corpo del “Signore” che si accascia.


Finisce Gesù Cristo la Passione,
si spengono le luci e i riflettori,
un tuono segna la Crocifissione
che viene raccontata dai pittori.


Ai sarti e tappezzieri fu affidato
un quadro amaro: la Deposizione!
Si dice fu Giuseppe che ha pagato
per dare al Cristo dignitosa unzione.


Ora al sepolcro viene accompagnato,
con volti mesti e con gli sguardi amari,
si piange con dolore il Cristo amato.
La vara è dei mastri salinari.


La massima espressione del dolore

è il viso di Gesù dentro la bara.

Sono i pastai che, con grande amore,
lo portano con cura sulla vara.


La Vara dei baristi e pasticceri

vanta il trasporto dell’Addolorata

che immensa, e avvolta nei tristi pensieri,
piange su figlio, docile e accorata.


Con lei finisce questa processione
compita con dei sacrifici veri...
Nessuno sa capirne la ragione,

per questo qui, si chiamano “Misteri”.


Però quest’anno resta tutto fermo,
silenti come al tempo del conflitto,
un fermo destinato a essere eterno
per non scordare l’urlo di un delitto.


Pare che il male...voglia far più male,
opprimere e annientare il vero amore,
seppure abbia insegnato quanto vale
un grande abbraccio dato con il cuore.


È il Santo venerdì duemila venti
è tutto strano, sono un po’ confuso,
le vare sono rigide e silenti:
quest’anno quel portone starà chiuso.


Non so se, come e quando, ne usciremo
ma si conferma, qui, una storia immensa:
una corona rossa ha messo un freno,

una corona e fu...triste sentenza!


© Giuseppe Vultaggio



1 Carchet:
 tecnica tipicamente trapanese che permette di modellare gli abiti in statue lignee, grazie all’immersione delle stoffe in una mistura di colla e gesso, concedendo una maggiore naturalezza e maggiore plasticità espressiva.

2 Vara: è un termine utilizzato in Sicilia e in alcune regioni dell'Italia del sud per indicare il carro trionfale su cui vengono posti statue o dipinti di santi per essere portati in processione.

3 Massari:  Nella forma antica indica il massaio. Nell’Italia centro-meridionale, il termine è stato largamente usato per indicare il mezzadro o fattore. Nel contesto dei “Misteri”, a Trapani, il termine indica il gruppo di persone ai quali viene affidato l’incarico di trasportare la vara per tutta la durata della processione.



3 commenti:

  1. Ringrazio di cuore per il consenso manifestato e per aver fatto propria questa mia testimonianza in favore di una maestosa Processione che da quattrocento anni unisce laici, religiosi, atei e tutto il popolo di questa nostra città...Sembrerebbe impossibile ma è la verità...forse per questo si chiamano "Misteri". Grazie, in particolare, a Toti Clemente, per l'opportinità datami nel condividere un lavoro dove poesia e fotografia raccontano una storia infinita in un solo "click". Auspico di esserne stato davvero in grado. Grazie!

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    1. Grazie a te per aver voluto condividere il tuo lavoro, arricchito da una eccellente composizione letteraria che accompagna lo scorrere delle immagini. Il video evidenzia pienamente l'applicazione e l'amore per l'evento, nonchè il rammarico per la inevitabile sospensione sopraggiunta per l'anno in corso. Complimenti ancora!

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  2. La poesia è l'arte di far entrare il mare in un bicchiere diceva Italo Calvino,ebbene si, Giusepoe Vultaggio sei riuscito a farlo... CONGRATULAZIONI

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