lunedì 13 aprile 2020

Vivo nel quartiere dello Sperone da 37 anni, ovvero da quando sono nata


Per il grande scalpore suscitato a livello mediatico internazionale, ritengo sia opportuno pubblicare e dare giusta evidenza anche alla legittima esternazione formalizzata da una normale abitante di quello stesso quartiere Sperone di Palermo, oggi assurto agli onori della cronaca e messo all'indice. Riporto di seguito il testo integrale assunto da FB e che non necessita di alcun altro commento.
 © Essec

"Vivo nel quartiere dello Sperone da 37 anni, ovvero da quando sono nata.
Vivo di fronte i palazzi incriminati da 12.
Non è un quartiere facile, anzi, è molto difficile.
Abbiamo provato a portare, nel nostro piccolo, un po' di legalità e ne abbiamo anche pagato le conseguenze.
È un quartiere che detesto, in cui vive molta gente per bene, ma anche moltissimi criminali.
Eppure non riesco a non guardare con enorme pena tutta questa situazione.
Non indignazione, non rabbia, ma pena.
Mai avevo assistito ad un simile impiego di forze dell'ordine.
Mai.
I bambini su quei tetti, ve lo posso garantire, ci salgono pure da soli.
I bambini vanno in giro sulle bici elettriche -avete presente quelle che sembrano motorini? Quelle - da soli portando dietro bambini anche più piccoli di loro.
Lo spaccio è noto a tutti.
Parrebbe anche la prostituzione.
Abbiamo avuto anche le lotte clandestine tra cani.
Dio solo sa cosa vedono i bambini che vivono in quei palazzi.
Nel mio quartiere ci vive gente abbandonata a se stessa.
Se, in altri tempi qualcuno avesse segnalato le stesse cose (casino, fumo che invade le case, minorenni in pericolo e varie ed eventuali) la risposta sarebbe stata: "Eh. Lo sappiamo. Non possiamo farci nulla".
Ma non sono cose che conosco perché me le hanno raccontate, lo so perché quelle risposte sono state date a me.
Se chiami per segnalare una lite - e credetemi che qui le liti sono di un certo peso, perché scendono in campo intere fazioni- la risposta è quella.
Se tu sei in auto con i tuoi tre bambini piccoli che (per fortuna) dormono, ed è sera tardi e non puoi rientrare a casa tua perché c'è una "lite" in corso, puoi solo aspettare in auto che le acque si calmino perché la risposta che ricevi, chiamando la polizia, è sempre quella "Eh. Lo sappiamo. Avete ragione. Ma non possiamo fare nulla".
E allora un po' di rabbia ti viene.
E un po' di rabbia mi è venuta pure ieri, perché sinceramente la prima cosa che ho pensato è stata "ma allora ci potete fare qualcosa!".
Sì, lo so c'è una pandemia, un casino, etc etc.
Lo so.
Ma prima cosa c'era?
Solo una fetta della popolazione che evidentemente non merita impegno.
E poi mi chiedo: che cosa gli hanno fatto? Tamponi? Sono stati trattenuti? Che è stato?
Dopo la dispersione, le generalità prese ai pochi trovati che, riportando testuali parole di un gruppo di ragazzi del mio residence, se ne saranno bellamente fottuti perché "tanto sono già segnalati", che accadrà?
Sono stati tutta la giornata a gozzovigliare e qualora avessero qualunque tipo di virus se li saranno belli e scambiati ben prima che arrivasse la polizia.
Cui prodest tutto il casino di ieri?
Gli toglieranno i figli perché si sono improvvisamente accorti che sti ragazzini vivono in un contesto non sano?
È da sempre così!
Sempre.
Cosa è cambiato adesso?
Sono la prima ad aver invocato l'arrivo dell'esercito, lo sterminio di massa, la peste bubbonica concentrata in quei palazzi che mi hanno fatto arrabbiare, indignare, spaventare più e più volte.
Ma lo sapete che c'è?
Che da quando viviamo in questa situazione fuori dal reale io provo pena per loro.
Perché non ne hanno colpa.
Tutto questo è solo la dimostrazione che se non c'è uno stato che si occupa anche degli ultimi, non si va da nessuna parte.
Perché non è l'esercito che serve ma la cura.
In uno stato di disagio socioculturale ed economico come quello di questo quartiere, ci vuole cultura.
È necessario educare, perché solo educando crei coscienza.
È necessaria la scuola, è necessario un impegno del servizio sociale inteso come aiuto alle famiglie, è necessario affiancare le famiglie nella crescita dei figli.
È necessario insegnare la legalità.
È necessario un programma di recupero.
È necessario lavoro.
Se cali dall'alto una regola hai più probabilità che quella regola venga infranta, che si trovi il modo per aggirarla, anche solo per il fatto che sia tu Stato ad impormela.
Se rendi la regola condivisa, accettata, se hai creato un substrato in cui quella regola possa mettere radici, non hai bisogno dell'esercito.
Ieri non è stata un' impresa eroica delle forze dell'ordine, è stata la dimostrazione del fallimento dello Stato.
E non me ne frega niente se mi dite che sono la solita fricchettona di sinistra che sogna un mondo utopico, scendete qui in basso e poi ne riparliamo."
  F.to Monica Li Vigni

2 commenti:

  1. Verissimo, lo avevo letto su WHATSAPP condivido.

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  2. Commento di Tatiana Bozzotta, pubblicato nella sua pagina FB:
    "Forse mai, quanto in questo ultimo mese, ne ho lette e sentite di cose che mi fanno venir voglia di ampliarlo questo “distanziamento sociale”, spegnere il telefono, la tv, disattivare la connessione internet e a qualcuno togliere magari il saluto...
    Libertà di pensiero e parola mi direte... ovvio, sacre sopra ogni cosa! E allora dai, mi libero pure io!
    Sarò concisa sui milioni di esperti in campo economico, scientifico e governativo che non sapevo vivessero nel nostro paese. Ogni giorno pronti a criticare qualsiasi manovra, decreto, iniziativa... criticare sì, ma i vostri suggerimenti per le alternative? Non è che mi siano arrivati altrettanto chiari... A voi “esperti tuttologi” auguro di avere la responsabilità, prima o poi, di dover decidere il da farsi per fronteggiare una crisi che sia paragonabile per entità anche solo all’1% di quella in corso.
    Sorvolo sui complottisti, anche perché in realtà solo due parole mi echeggiano in testa quando vi sento... fatevi aiutare!
    E adesso il “fattaccio” clou di questa Pasqua... le grigliate sui tetti dello Sperone! Ho letto più minchiate in 48 ore che in 41 anni!
    Gente che ci tiene a dissociarsi, perché “Palermo non è questa”, e giù a condividere che anche a Lodi non sono virtuosi, che a Cortina fanno peggio, che tutto il mondo è paese... per non parlare degli aggettivi scelti: ignoranti, buzzurri, vergognosi, animali, trogloditi, e tante altre carinerie!
    È ovvio che quanto successo sui tetti dello Sperone sia da condannare, ne sono convinta e mi auguro che venga sanzionato ogni singolo elemento. Ma quelli che la fortuna la vanno a fare “al Nord” e appena hanno paura corrono al meridione da mammà vi sembrano più responsabili? Meno trogloditi? No perché a me sembrano criminali egoisti e basta! Eppure non ho letto lo stesso ribrezzo, non ho visto video virali sull’esodo al sud...
    Palermo non è questa?!? Palermo, anzi la vostra Palermo, è quella che gli abitanti dello Sperone, dello Zen, e più in generale di qualsiasi realtà disagiata, se li dimentica ogni giorno! Non li vede neanche! Non sa come vivono 364 giorni l’anno, salvo quell’unico in cui salgono sul tetto! Questa Palermo non sa neanche se mangiano o meno, tranne quando tentano di rubare la spesa a qualcuno... allora tutti pronti alla crocifissione!
    La vostra Palermo per bene lascia indietro, nel silenzio generale, migliaia di cittadini ogni giorno, ed ha il coraggio di indignarsi se questo poi si ritorce contro tutti.
    La mia Palermo è anche questa, anche quella sui tetti dello Sperone, che mi fa rabbia sì, ma che non ho il diritto di demonizzare, perché ogni giorno mi volto dall’altra parte, nel mio comodo cantuccio.
    Per concludere, non c’è bisogno che stiate a condividere come “anche altrove” succedano queste cose, che sottolineate che non è solo “il solito sud” da rimproverare... il virus, molto più democratico e molto meno razzista di noi, ce lo sta dimostrando benissimo, e da nord a sud, da est a ovest, ci sta uccidendo con elegante equità."

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