domenica 31 maggio 2020

I caffè di Nino



Finalmente, dopo un prolungato e angoscioso lockdown, il passaggio alla fase due veniva oggi ad allentare la morsa claustrofobica che ci aveva attanagliato tutti. Le nuove regole introducevano delle progressive libertà volte ad un lento risveglio dal letargo imprevisto. 
Nel periodo penitenziario restrittivo, il ricorso alle incombenze prima noiose - come quella dell’andare a buttare la spazzatura fuori casa - paradossalmente erano riuscite ad assurgere fra le poche opportunità premianti e che, ora, in famiglia erano pure contese, in assenza di cani da accompagnare per i compiti igienici collegati che per decreto legge venivano permessi.
Un felino presente in famiglia, infatti, nel caso non era contemplato dalla normativa e dai pcm governativi tutti, non creava le opportunità per una occasionale possibile fuoriuscita. I gatti amano stare in casa e sanno ben gestirsi, anche nelle loro necessità quotidiane. 
Certo era stato brutto questo tempo di Corona Virus per chi aveva raccolto in certi rituali delle abitudini, ancor di più se lo status di pensionato non forniva alcuna possibile scappatoia praticabile per  potenziali escursus giustificabili come compiti lavorativi. 
La fase due aveva ora portato fortunatamente, anche se vigilate, opportunamente bendati con la mascherina e forniti di guanti, una certa libertà di movimento e questa possibilità di uscite dai nocosomiali luoghi di coprifuoco, riconsegnò nuovamente a Nino la possibilità di riassaporare una delle usanze di un tempo, quella di riavvicinarsi ai bar. 
La normalizzazione ricomiciò con il baretto vicino a casa, seduto al tavolino posto all’aperto però, così come le norme di riapertura avevano previsto.  La degustazione del caffè avvenne in un secondo momento, nel bicchierino di carta: occorreva applicare ancora misure di prudenza. Per allargare il suo raggio di azione ci sarebbero state altre occasioni. 
Alcuni bar per Nino costituivano - e da qualche tempo - una specie di rifugio ove tendere ad appartarsi in solitario. 
Anche per potere fumare in santa pace, ove consentito dal luogo, il pezzo del suo amato sigaro, che nel rituale veniva acceso, spento e poi riacceso in tante riprese. Gustarne il sapore e il fumo e accompagnarlo con un bel caffè era una delle godurie rimaste. 
Ogni specifico locale da lui individuato rispondeva ai potenziali test per il suo esame, caffè compreso; avendo poi superato la prova di gradimento dell’aroma, con piena approvazione veniva annoverato fra i locali frequentabili e corrispondente ai suoi gusti. 
Riguardo alle abitudini e alle scelte, se per Nino l’intento era quello d’evadere, in un luogo che, seppur frequentato, costituisse la sua isola felice, dal suo caratteristico zainetto di color viola fuori uscivano ben presto un paio di numeri della “Settimana Enigmistica” (la rivista che lo appassiona sempre e che ritiene necessaria per continuare rendere efficienti e giovani le reattività delle sue sinapsi). L’esercizio dell’impegno intellettuale era collegato alla teoria riprovata da Rita Levi Montalcini e che rimane attuale. Diversamente dalla struttura fisica portante decadente che caratterizza l’individuo anziano, con un idoneo allenamento quotidiano, attraverso quell'esercizio, l’efficienza della mente umana può mantenersi infatti longeva. 
Nel nuovo locale che veniva accettato, avrebbero poi trovato posto sul tavolino il suo particolare e penamente funzionante telefonino “vintage”, l’immancabile penna e il suo mini taccuino, ricco di appunti di nomi e idee nonchè dei numeri di telefono dei tanti amici. 
I bar cittadini ai quali Nino fa di regola sempre riferimento sono variegati, ma non tanti e di ambiente estetico diverso. Talvolta s’avventura in locali occasionali, per testare magare dei nuovi ambienti o per cambiare e collaudare sue nuove tecniche di prova.
Nella maggior parte dei casi le scelte però restano condizionate dalla località in cui si ritrova, dai componenti della compagnia e dalle intenzioni/esigenze del momento. 
Il gruppo principale formato da soggetti con cui s’incontra più di frequente è “quello del cuore”, che vede coinvolti coloro che si sono anche auto-soprannominati i “parenti”.
L’insieme è costituito da amici-colleghi, quasi tutti degli ex della carta stampata. Questi incontri hanno una composizione variabile che risponde alla logica del “cu c’è c’è”, anche perché non tutti, essendo oggi dei pensionati, risiedono stabilmente a Palermo. 
Una seconda cerchia è più ristretta ed è formata da quattro o cinque elementi a secondo della disponibilità momentanea di ciasciuno. Questo gruppo è costituito da amici del mondo fotografico a lui sempre stati vicini e formato pressochè da soggetti coetanei. 
Un terzo convivio, che include anche il sottoscritto - e che sua moglie Enza ha ribattezzato dei “tuttologi” - viene convocato ogni volta senza alcun preavviso, per discutere di argomenti disparati. Nell’occasione si alimentano confronti e talvolta si focalizzano propositi realizzativi che lasciano ampio spazio alla fattibilità e a una possibile vera attuazione. 
Un quarto gruppo, forse fra tutti quello a lui preferito, è goliardico e castelvetranese, dove prevale una presenza di parenti, diretti, indiretti o acquisiti, che si riunisce quasi sempre accompagnando il tutto con dei “baccanali”. 
Un ultimo gruppetto potrebbe proprio definirsi come quello “occasionale e di studio” semiologico, semantico o antropologico (fate voi). E’ un gruppetto estivo, dalla composizione improbabile e sempre combinatoria, che lo vede seduto nei lunghi e sonnolenti pomeriggi agostani al solito tavolino, sito nel solito baretto della località balneare che ama frequentare. 
Nell’ombra che lo protegge dalla calura estiva prevale questa volta la predisposizione all’apparente passività, concentrata però all’ascolto attento. Lo affascinano - e da sempre - i discorsi degli avventori indigeni, che ancor oggi presentano aspetti pittoreschi. Spesso nelle discussioni emergono espressioni desuete ma sempre colorite, che riescono a portarlo indietro nel tempo e a recuperare molti dei tanti ricordi. 
In conclusione e per una sintesi, può dirsi che in ogni caso, a comune denominatore dei vari gruppi, permane in Nino sempre l’interesse per gli argomenti di conversazione che, con i differenti convitati, adatta alle specificità dei partecipanti. 
Le gerarchie fra i narratori nei vari incontri si disciplinano automaticamente, in relazione all’ascendente del conferenziere di turno, ma anche ai contenuti di quanto si viene a dire. 
La partecipazione assicura in ogni caso a Nino momenti di continuo “acculturamento” e “crescita”, che possono anche presentarsi nei bizzarri casi magari improntati in origine al puro cazzeggio. 
In quelle circostanze talvolta, però, riaffiora chiaro in lui il famelico dubbio sull’opportunità concessa a tutti: quello del suffragio universale. Molto spesso, infatti, tocca con mano quanto possa rivelarsi pericolosa la libertà di di voto accordata indistintamente e a prescindere erga omnes. 
Sono quei rari casi in cui traballano i suoi sacri ideali del socialismo e della democrazia ai quali si è sempre ispirato e in cui ancor oggi crede.

© Essec


1 commento:

  1. Un elogio al grande giornalista e amico che merita tutto quello che hai scritto, complimenti. Ciao e buona settimana, Angelo.

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